lunedì 19 ottobre 2015

30 milioni di ricchi, 7 miliardi di “poveri”


Come ogni anno il Credit Suisse Research pubblica il suo Global Wealth Report 2015. Provo a farne una sintesi per quanto riguarda alcuni dati di particolare rilievo partendo dall’immagine della piramide qui sotto, quella della ricchezza procapite.
Vediamo subito che la componente più ricca della popolazione adulta, cioè il 10 per cento, detiene l’87,7 per cento della ricchezza del mondo, per mentre il 90 per cento della popolazione possiede solo il 12,3 per cento.

La piramide della ricchezza globale (Global Wealth Pyramid) divide l’umanità in quattro categorie di ricchezza: 
3,4 miliardi di adulti con un patrimonio netto di meno di 10mila $; 
1 miliardo con un patrimonio netto da 10mila a 100mila $; 
349 milioni con un patrimonio netto da 100mila a 1 milione di $; e 
34 milioni con un patrimonio netto di più di 1 milione di dollari.

 

La categoria più bassa comprende il 71 per cento di tutti gli adulti e possiede solo il 3 per cento della ricchezza totale; il 21 per cento degli adulti  possiede il 12,5 per cento della ricchezza; il 7,4 percento degli adulti possiede il 39,4 della ricchezza; infine lo strato superiore, lo 0,7 percento degli adulti possiede 45,2 per cento della ricchezza.

Questo strato superiore, definito dal rapporto come “high-net-worth individuals”, è esso stesso molto diseguale, come mostra una seconda piramide: 
29,8 milioni con un patrimonio da 1 milione a 5 milioni di $; 
2,5 milioni con un patrimonio da 5 milioni a 10 milioni di $; 1,34 milioni con un patrimonio da 10 milioni a 50 milioni di $ e, infine, 
123.800 adulti con asset superiori a 50 milioni di dollari.
 

Questi 123.800 “individui ultra-high-net-worth”, come li chiama il rapporto, sono la vera aristocrazia finanziaria globale, quella che esercita un’influenza decisiva non solo sulle banche e le imprese, ma sui governi e le istituzioni internazionali. 
Di questi, quasi 59.000, ossia circa la metà del totale, vivono negli Stati Uniti. Un altro quarto risiede in Europa, soprattutto Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Francia e Italia, quindi in Cina e poi in Giappone. Gli Stati Uniti hanno meno del 5 per cento della popolazione mondiale, ma uno sbalorditivo 46 per cento dei milionari di tutto il mondo.

Questi dati dimostrano che:

1) nell’epoca del massimo sviluppo capitalistico finora raggiunto, la popolazione adulta “benestante” (con patrimonio da poco meno di cento mila euro fino a circa un milione) rappresenta un’infima minoranza sul totale, ossia meno del 10 per cento, laddove per “benestante” si può intendere semplicemente chi possiede un reddito da lavoro dipendente e un’abitazione e un’auto di proprietà, e laddove si consideri che il welfare è stato di fatto smantellato;

2) l’aumento di produttività e l’accumulo di ricchezza va sempre più, come del resto sostiene esplicitamente il rapporto del Credit Suisse, a vantaggio di poche decine di migliaia di individui che diventano sempre più ricchi;

3) le forti disparità di ricchezza tra paesi, così come le crescenti disparità sociali all’interno dei paesi stessi, hanno un immenso impatto sul piano delle relazioni internazionali, e assumono un carattere sempre più esplosivo nei conflitti tra le grandi potenze;

4) l’imperialismo degli Stati Uniti utilizza la sua posizione militare preponderante e il ruolo del dollaro, valuta di riserva principale del mondo, come armi nel tentativo di compensare il suo declino economico rispetto ai suoi principali rivali. Sul piano interno, per quanto i media occidentali non ne parlino, l’America soffre di tensioni sociali sempre più marcate, e sul piano internazionale si mostra come la potenza più destabilizzante, nel tentativo di mantenere la sua posizione di dominio globale con metodi sempre più sconsiderati e militaristi, come quando rifornisce di armi i terroristi in Siria.

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