Stanno avvenendo, come proiezione dello
“stato di eccezione” autoritario dell’UE, profonde e gravi modifiche
dell’assetto politico/istituzionale. La controriforma della Costituzione
e la nuova legge elettorale non costituiscono solo una lesione grave
dello “stato di diritto” ma incideranno sulla qualità della democrazia,
sui diritti delle cittadine e dei cittadini, sul diritto al lavoro e al
reddito.
Si realizza una anomala concentrazione
di poteri nelle mani dell’esecutivo, espresso da un unico partito, con
il ruolo dominante del presidente del consiglio.
Con una maggioranza di “ascari” venduti, raccogliticcia, la Costituzione nata dalla Resistenza viene riscritta da Squinzi, Renzi, Boschi,Verdini. Sono nostri compiti primari controinformazione, opposizione radicale, progettualità alternativa.
Anche di fronte ad un preoccupante sfibramento della coscienza democratica, confusa, bloccata, estraniata dai poteri industriali, finanziari, mediatici.
I quali sono i burattinai di Renzi, veri artefici della transizione
dalla democrazia costituzionale all’assolutismo liberista. Un aspetto
della “rivoluzione passiva”gramsciana.
Per questo, come comuniste e comunisti, lavoriamo dentro il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
(composto da personalità ed associazioni democratiche, da esponenti
politici e sindacali al quale il PRC ha aderito come partito). Il
Coordinamento ha già presentato, il 16 ottobre in Cassazione i due
quesiti referendari per l’abrogazione della nuova legge elettorale.
La grande sfida, probabilmente
nell’ottobre del 2016, sarà quella sul referendum”confermativo” della
riforma costituzionale della Boschi. E’ un referendum che non prevede il
quorum della maggioranza degli elettori per la validità (il che rende
decisivo il ruolo anche di una minoranza motivata e coesa).
Renzi imporrà il plebiscito su se
stesso, per avere il mandato di completare l’opera assolutista ed
autoritaria.E’ vitale sbarrargli il passo.
Se lo sconfiggeremo si apriranno squarci politicamente e socialmente significativi. Costruiamo, allora,
da subito comitati territoriali per il “no”, il più possibile unitari e
plurali, su una ispirazione forte: lotte per la difesa della
Costituzione e lotte sociali sono più che mai connesse. Le controriforme
di Renzi sono, infatti, una corazza contro le lotte, i conflitti,
l’alternativa.
La posta in gioco è troppo alta per
arroccarsi su sterili tatticismi (sono quelli che hanno condotto la
“sinistra dem” alla bancarotta al Senato). Seguiamo un’altra strada.
Recuperiamo noi lo “spirito costituente” contro il renziano
presidenzialismo autarchico che si accompagna ad un forte centralismo
che abbatte la decisionalità delle stesse istituzioni locali. Non
possiamo essere sulla difensiva. Siamo noi i veri “innovatori”.
Rilanciamo la “questione democratica” paradigma fondativo del PRC:
a) Mettendo al centro, in una campagna
di massa che sarà lunga, diffusa ed aspra, il fallimento del
maggioritario che ha ridotto gravemente spazi di democrazia e diritti di
libertà. I veri “conservatori” sono quelli del governo che cambiano la
Costituzione per alimentare i processi di valorizzazione del capitale e
l’accumulazione mafiosa e dell’economia “nera”.
b) Collegando questione istituzionale e
sociale. Lavoriamo, già in questi giorni, a legare lo scontro sulla
Costituzione alla raccolta di firme per referendum abrogativi (che
movimenti e sindacati dovranno decidere nella loro autonomia) delle
pessime leggi sul lavoro, sulla scuola, sulle trivellazioni, sulle opere
pubbliche (cosiddetta legge “sblocca Italia”). Non tantissimi quesiti
(faticosi e dispersivi). 4 grandi temi, non di più. Pensiamo, insomma,ad
una strategia referendaria “selezionata”. Per rafforzare la strategia
referendaria con discriminanti politiche credo dovremo discutere di
accompagnare i referendum (che sono solo abrogativi , come sappiamo) con
leggi di iniziativa popolare come “reddito di dignità” e contro il
“pareggio di bilancio “in Costituzione.
c) Credo, infine, che, insieme ai temi
sociali, dovremo rilanciare la centralità del Parlamento, rilanciare la
rappresentanza; il che comporta, ovviamente, una profonda rivoluzione
democratica degli stessi partiti. Riapriamo, insomma, insieme all’impegno politico immediato, una grande discussione contro il maggioritario per il sistema proporzionale.
di Giovanni Russo Spena responsabile nazionale democrazia PRC-SE
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