La fine di una storia senza fine- di Robert Kurz -
Il
capitalismo, com'è noto, ha le sue grandi crisi. Ma doveva succedere
proprio adesso? Così, colti del tutto di sorpresa, possiamo solo
aspettare che l'autobus successivo continui ad arrivare, così come il
gas dalla Russia, l'acqua nelle tubature e, soprattutto, i programmi
televisivi del sabato sul primo canale. Ma non c'è niente di sicuro. In
quanto in questo mondo possono esistere solamente le cose che sono
finanziabili; che sia il servizio di pedicure o la carne di maiale,
l'appartamento residenziale o l'operazione all'appendice, il cibo per
cani o la serie tv. Ed è finanziabile esattamente solo quello che serve
alla valorizzazione del capitale, o che da essa deriva. Se questo smette
di funzionare, si ferma tutto, nonostante che tutto continui ad essere
lì dove si trova. Persino l'ultimo comunista di Wedding [N.d.T.: quartiere di Berlino]
riesce a concepire che la Siemens o la Commerzbank chiudano. Ma, e se
fosse tutto il modo di produzione a dichiarare fallimento, in quanto ha
sviluppato forze produttive e distruttive che vanno oltre la sua
capacità della sua "folle forma"? Allora questo è inconcepibile.
A
quanto pare, la sinistra radicale ha dei problemi con il suo
capitalismo. Secondo il marxismo volgare, non si comporta nella maniera
in cui dovrebbe. Ad orchestrare questa crisi non è stata né la
moltitudine, né una qualche borghesia. E neppure lo Stato, inclusi tutti
i suoi corifei politici, appare essere così tanto sovrano. Quello che
ci cade addosso, come fiocchi di neve, non ha alcun soggetto, tanto meno
politico. Ecco dove sta lo scandalo. Apparentemente, anche gli stessi
capitalisti hanno dei problemi con il loro capitalismo. Che brutta cosa,
se il "soggetto automatico non può fare tutto quello che pretendono i
dominanti. Forse ora Monsieur e Madame capitale devono essere fatti
prigionieri? Non possiamo pensare ad un simile paradosso. La borghesia
deve inventarsi qualcosa. La guerra, per esempio, come ben sa l'ultimo
comunista di Wedding. Purtroppo, la guerra oggi sarebbe troppo piccola o
troppo grande per poter innescare l'accumulazione. Inoltre ci troviamo
già in una situazione di deficit. Quindi, accontentiamoci dell'economia
di guerra senza guerra, ossia, iperinflazione.
Possiamo anche
chiamarla svalorizzazione del valore, vale a dire, la svalorizzazione
della forza lavoro, dei mezzi di produzione, delle merci e del denaro,
tutto in una volta. Tutto questo non riesce ad entrare in testa
all'ultimo comunista di Wedding. Lui conosce solo la borghesia ed il
proletariato che, in una storia quasi infinita del ciclo di prosperità e
di crisi, hanno sempre interpretato, in maniera differente, il valore e
la sua valorizzazione. Tuttavia, qualcosa è successo. Nella fase
iniziale, quella idealista, della loro rivoluzione, i bolscevichi
avevano provocato deliberatamente un'inflazione, al fine di screditare
il denaro. Ma tornarono rapidamente indietro, in quanto le masse
chiedevano soltanto lavoro e denaro, e non l'emancipazione dal feticcio
del capitale. Purtroppo, di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
Ora, però, è proprio il "soggetto automatico" a promuovere la
svalorizzazione; automatico, in quanto le masse, seppur di nuovo
impoverite, continuano a desiderare nient'altro che lavoro e denaro. La
fine della storia senza fine si comincia ad intravvedere. E ci troveremo
tutti là, anche se nessuno ci vorrebbe andare. E' lo Zimbabwe il paese
del futuro!
- Robert Kurz - Pubblicato su Konkret n°2 del 2009 -
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