di Anna Maria Merlo - Il Manifesto
Ondata di panico tra i risparmiatori e i correntisti ciprioti, dopo
l’accordo raggiunto nella notte a Bruxelles: per evitare la bancarotta
ci sarà un’assistenza finanziaria di 10 miliardi da Ue, Bce e Fmi, e
quello che manca per raggiungere i 17 miliardi richiesti da Nicosia sarà
trovato attraverso una tassa sui conti correnti (intorno ai 7 miliardi)
più un aumento delle imposte sulle società e una corsa alle
privatizzazioni. È la prima volta che vengono coinvolti i conti correnti
dei privati da quando è iniziata la crisi dei debiti sovrani. Ieri,
appena arrivata la notizia da Bruxelles, si sono formate delle code agli
sportelli automatici, per ritirare il denaro. Ma il governo ha
informato di aver già provveduto a bloccare i conti, per evitare la fuga
di capitali. Pagheranno tutti, cittadini ciprioti e non residenti
(quindi anche i russi) che hanno un conto a Cipro. Sotto i 100mila euro i
conti saranno tassati del 6,75%, al di sopra di questa cifra invece la
tassa sarà del 9%. Come consolazione, i correntisti riceveranno delle
obbligazioni delle rispettive banche. Ma le banche di Cipro dovranno
venire ristrutturate e quindi sarà difficile recuperare i soldi. La
crisi di Cipro è un effetto collaterale della crisi greca, le banche
cipriote ne sono state travolte. Per il governo di Cipro è meglio l’
hair cut sui conti bancari che tagli drastici ai salari e alle pensioni,
come è successo in Grecia. Ma altri paesi sovra-indebitati cominciano a
tremare. Le minacce di ieri del presidente della Bundesbank Jens
Weidmann all’Italia – o continuano le riforme oppure niente più aiuti
dalla Bce – hanno contribuito a rendere elettrico il clima. È stata
l’alleanza tra la Germania e il Fondo monetario a portare alla scelta di
penalizzare i risparmiatori a Cipro. Bruxelles e la Bce, sostenute da
molti stati membri, si sono opposti, per evitare di inquietare i
mercati. Ma la Germania ha imposto il suo punto di vista, anche se poi
l’accordo rischia di essere bocciato al Bundestag, a pochi mesi dalle
legislative. Berlino chiede che ci sia un nuovo audit sul riciclaggio di
denaro sporco, di cui sono sospettate le banche cipriote. Nel mirino
soldi dalla Russia. Lunedì, il ministro delle finanze cipriota Michalis
Sarris andrà a Mosca, non tanto per fare chiarezza sui soldi sporchi, ma
piuttosto per ottenere dalla Russia un po’ più di tempo per il rimborso
del prestito bilaterale. Mosca sarebbe disposta a dare più tempo e
forse anche a ridurre i tassi di interesse, ma «non ad andare più
lontano», sostiene il commissario Ue agli affari monetari, Olli Rehn.
Con questa manovra il debito pubblico di Cipro sarà ridotto al 100%, dal
140% attuale. Nel giugno scorso, Cipro aveva chiesto un aiuto di 17,5
miliardi, pari al pil del paese. Ma dopo le centinaia di miliardi di
aiuti alla Grecia e le decine al Portogallo, la “troika” sta chiudendo i
cordoni della borsa. Cipro è il quinto paese della zona euro ad essere
messo sotto tutela da quando è scoppiata la crisi. Intanto, la “troika”
ha bloccato il versamento della nuova tranche di 2,8 miliardi alla
Grecia, in attesa di nuovi licenziamenti di pubblici funzionari
(25mila), in un paese che ha già il 26% di disoccupazioni (60% tra i
giovani).
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