giovedì 2 febbraio 2012

Celentano social card! di Stefano Galieni, www.controlacrisi.org



Lo Stato si rinnova. C’è crisi? Ci sono tagli al welfare? Aumenta la disoccupazione in maniera esponenziale, niente paura, per i fortunati – la vita si sa è una lotteria – ci sarà quest’anno la “Celentano social card”. Più corposa rispetto alle elemosine berlusconiane ma destinata ad un numero limitato di famiglie veramente povere segnalate al “Molleggiato” dai sindaci di 7 città italiane, sia con sindaci di centro destra che di centro sinistra, per non scontentare nessuno. Ricapitoliamo, da mesi in Rai non si parla d’altro che del Festival di S. Remo, importante non soltanto come evento in se ma perché con lo share che garantisce e con gli indici di ascolto che prospetta, farà risalire l’appetibilità messa a dura prova dai Minzolini, dai reality, dalle infinite repliche e dalla tanta immondizia mandata in onda. Un evento di 5 giornate il cui costo è già stimato in circa 15 milioni di euro, più o meno quanto costerebbe, ad esempio, mantenere in vita per un anno 5 testate giornalistiche indipendenti, ma questo si sa conta poco. Le spese in questione, denaro pubblico di chi ha pagato il canone, dovrebbero essere recuperate con gli introiti pubblicitari, ma a guardare le voci di spesa ci si scandalizza non poco. Il conduttore Gianni Morandi si incamera 600 mila euro per 5 giorni di lavoro, più alcune telepromozioni. 600 mila euro, un operaio li guadagna in 30 anni di lavoro, uno con la pensione sociale dovrebbe raggiungere l’età di Matusalemme per aspirare a tanto. Moralismi? Mah, in tempi di crisi, spese del genere fanno un po’incazzare e i compensi per le comparsate televisive hanno un che di osceno. Ha creato scandalo il fatto che uno dei personaggi dello star system italiano più conteso, possa incassare una cifra ancora da concordare in base alle prestazioni, 350 mila euro al minimo, 750 mila se darà al pubblico perle della sua infinita capacità attrattiva. C’è chi ha reagito con vigore e il povero Adriano che evidentemente non ha problemi per arrivare a fine mese, ha tagliato con le polemiche affermando che il suo compenso sarà devoluto, in parte ad Emergency e in parte ad un numero limitato di famiglie bisognose. Che bravo Celentano! Che segnale di stile! Ma ne siamo certi? Magari non c’è malizia nel suo gesto e certo a controlacrisi, come fra molte e molti di coloro che ci leggono fa piacere la scelta di Emergency per il suo impegno non solo sanitario nei luoghi in cui l’occidente va a portare mediante caccia e truppe la democrazia. Ma lasciano sgomenti due aspetti. Il primo: soldi pubblici, solo grazie alla sensibilità di Celentano finiranno all’organizzazione di Cecilia e Gino Strada, se a scegliere fosse stato un personaggio con diverse sensibilità, potevano finire che so a San Patrignano o al S. Raffaele per fare esempi non proprio limpidi. Ma, in seconda istanza, la logica della beneficenza elargita, della carità ai bisognosi, è quella più infida. Non c’è retro pensiero, richiama ad una concezione dello Stato che assiste solo alcuni bisognosi perché sa essere buono e non perché l’assistenza e la vita dignitosa deve essere un diritto garantito a tutti. È la logica della social card, quella che ti marchia in quanto povero, che ti fa pensare di poter una volta nella vita essere salvato dal ricco di turno e ti fanno perciò rassegnare alla povertà e al disagio. È la logica della lotteria che divide fra i tanti sommersi e i pochi salvati, la logica della “speranza” che tanto faceva giustamente indignare il maestro Mario Monicelli. 

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