Lo
Stato si rinnova. C’è crisi? Ci sono tagli al welfare? Aumenta la
disoccupazione in maniera esponenziale, niente paura, per i fortunati –
la vita si sa è una lotteria – ci sarà quest’anno la “Celentano social
card”. Più corposa rispetto alle elemosine berlusconiane ma destinata ad
un numero limitato di famiglie veramente povere segnalate al
“Molleggiato” dai sindaci di 7 città italiane, sia con sindaci di centro
destra che di centro sinistra, per non scontentare nessuno.
Ricapitoliamo, da mesi in Rai non si parla d’altro che del Festival di
S. Remo, importante non soltanto come evento in se ma perché con lo
share che garantisce e con gli indici di ascolto che prospetta, farà
risalire l’appetibilità messa a dura prova dai Minzolini, dai reality,
dalle infinite repliche e dalla tanta immondizia mandata in onda. Un
evento di 5 giornate il cui costo è già stimato in circa 15 milioni di
euro, più o meno quanto costerebbe, ad esempio, mantenere in vita per un
anno 5 testate giornalistiche indipendenti, ma questo si sa conta poco.
Le spese in questione, denaro pubblico di chi ha pagato il canone,
dovrebbero essere recuperate con gli introiti pubblicitari, ma a
guardare le voci di spesa ci si scandalizza non poco. Il conduttore
Gianni Morandi si incamera 600 mila euro per 5 giorni di lavoro, più
alcune telepromozioni. 600 mila euro, un operaio li guadagna in 30 anni
di lavoro, uno con la pensione sociale dovrebbe raggiungere l’età di
Matusalemme per aspirare a tanto. Moralismi? Mah, in tempi di crisi,
spese del genere fanno un po’incazzare e i compensi per le comparsate
televisive hanno un che di osceno. Ha creato scandalo il fatto che uno
dei personaggi dello star system italiano più conteso, possa incassare
una cifra ancora da concordare in base alle prestazioni, 350 mila euro
al minimo, 750 mila se darà al pubblico perle della sua infinita
capacità attrattiva. C’è chi ha reagito con vigore e il povero Adriano
che evidentemente non ha problemi per arrivare a fine mese, ha tagliato
con le polemiche affermando che il suo compenso sarà devoluto, in parte
ad Emergency e in parte ad un numero limitato di famiglie bisognose. Che
bravo Celentano! Che segnale di stile! Ma ne siamo certi? Magari non
c’è malizia nel suo gesto e certo a controlacrisi, come fra molte e
molti di coloro che ci leggono fa piacere la scelta di Emergency per il
suo impegno non solo sanitario nei luoghi in cui l’occidente va a
portare mediante caccia e truppe la democrazia. Ma lasciano sgomenti due
aspetti. Il primo: soldi pubblici, solo grazie alla sensibilità di
Celentano finiranno all’organizzazione di Cecilia e Gino Strada, se a
scegliere fosse stato un personaggio con diverse sensibilità, potevano
finire che so a San Patrignano o al S. Raffaele per fare esempi non
proprio limpidi. Ma, in seconda istanza, la logica della beneficenza
elargita, della carità ai bisognosi, è quella più infida. Non c’è retro
pensiero, richiama ad una concezione dello Stato che assiste solo alcuni
bisognosi perché sa essere buono e non perché l’assistenza e la vita
dignitosa deve essere un diritto garantito a tutti. È la logica della
social card, quella che ti marchia in quanto povero, che ti fa pensare
di poter una volta nella vita essere salvato dal ricco di turno e ti
fanno perciò rassegnare alla povertà e al disagio. È la logica della
lotteria che divide fra i tanti sommersi e i pochi salvati, la logica
della “speranza” che tanto faceva giustamente indignare il maestro Mario
Monicelli.
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