mercoledì 15 febbraio 2012

ITALIA: IL PAESE DEL POSTO FISSO E DEI "BAMBOCCIONI"? di Luisa Grion, La Repubblica

In sei mesi 690 mila contratti di un giorno. Ecco la nuova frontiera della precarietà
E´ un Paese che invecchia, dove i ragazzi tendono a lasciare gli studi prima del tempo e dove le donne, in media, fanno ancora i conti con una paga inferiore di quasi il 20% rispetto ai colleghi uomini (a parità di qualifica) e si sobbarcano oltre il 70% del carico di lavoro famigliare. E´ un Paese dove il precariato avanza: i contratti si firmano anche per un solo giorno di lavoro (687 mila solo nel primo semestre 2011). Otto nuove assunzioni su dieci sono a tempo determinato, e non è detto che la questione riguardi solo i più giovani (l´età media dei parasubordinati è di 42 anni). 
E´ un Paese che cerca il posto fisso, non lo trova e non fa figli: il precariato va a braccetto con la bassa natalità: il 91% delle neo-mamme ha alle spalle ha un contratto a tempo indeterminato. Ecco l´Italia vista attraverso il Rapporto sulla coesione sociale elaborato da Inps, Istat e ministero del Lavoro.
Non hanno un posto e non studiano 2,1 milioni di ragazzi a spasso. I giovani
Non lavorano, non studiano, non si formano: sono i Neet, 2,1 milioni di ragazzi a spasso. Più femmine che maschi: 1,7 milioni contro 938 mila. Il 38% ha un età compresa tra i 20 e il 24 anni (800mila) e il 14% è di nazionalità straniera. Il 46% ha al più la licenza media, il 34% sono disoccupati e il 30% inattivi scoraggiati. Un fenomeno che va di pari passo con l´abbandono scolastico: in Italia, nel 2010, circa 800mila giovani tra i 18 e i 24 anni, pari al 18% del totale, hanno lasciato prematuramente gli studi. Nel Mezzogiorno quasi la metà dei ragazzi che abbandonano, lo fa senza aver trovato una occupazione. Forte il legame con il grado d´istruzione dei genitori: il 44,4 % di chi lascia ha mamma e papà con la sola licenza elementare.
Il 13% degli italiani è povero le famiglie del Sud soffrono di più. Il reddito
Il 13,8 % degli italiani è povero (nel significato di povertà relativa, ovvero della difficoltà di accesso a beni e servizi considerati nella «media»). Si tratta di 8 milioni 272 mila individui, poco meno di 3 milioni di famiglie che vivono a stento e non sono in grado di fronteggiare spese impreviste. Nel Mezzogiorno la quota sale al 26 per cento. Il fenomeno è in espansione nelle famiglie numerose: sono poveri il 28% dei minorenni che vivono con i genitori e almeno due fratelli (e anche la povertà assoluta, quella che non ti permette di accedere allo standard minimo di sopravvivenza, raggiunge in questa fascia il 10,7 per cento). Se invece i minorenni vivono in famiglie con membri aggregati il tasso arriva al 33% (11,8% nel caso della povertà assoluta).
Donne, stipendi ridotti del 20% e su di loro il peso della famiglia. L´occupazione
Lavorano di più e guadagnano di meno. Per le donne italiane il tempo sembra non passare mai: ancor oggi, a parità di qualifica, il loro stipendio è in media il 19,6 % inferiore a quello dei colleghi maschi. Se è una dipendente, potrà contare su una busta paga netta di 1.131 euro al mese contro i 1.407 del suo vicino pari grado. A lei spetta la stragrande maggioranza del lavoro famigliare: le donne lavorano ogni giorno un ora e 3 minuti in più rispetto al partner, anche se hanno un´occupazione extracasalinga il 71,3 % delle carico familiare è sulle loro spalle. Stanno raggiungendo la parità nell´età pensionabile, ma non hanno ancora quella del lavoro. Il posto fisso è la molla a fare un figlio: nel 2010 il 91 % delle neo-mamme aveva un contratto a tempo indeterminato.
Gli atipici Oltre il 76% delle nuove assunzioni con accordi a termine o collaborazioni
Contratti brevi, anzi brevissimi. E´ la nuova frontiera della precarietà: nel primo semestre del 2011 sono stati firmati in Italia 687 mila accordi che prevedono un solo giorno di lavoro (si tratta di supplenze scolastiche, ma anche di pubblici esercizi e servizi). Fra le nuove assunzioni, il 76,3% è avvenuto con contratti a termine o per collaborazioni. Questa tipologia è più utilizzata per lavoratori di età compresa tra i 15 e i 34 anni, ancor più tra le donne (14,5% contro l´11,4% degli uomini). Ma i meno giovani non sono esclusi: fra i parasubordinati con almeno un versamento contributivo all´anno, per esempio, (1, 7 milioni di persone, di cui 1,4 collaboratori e 250 mila professionisti) l´età media è di 42 anni. In Calabria e Puglia l´incidenza più alta.

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