domenica 26 febbraio 2012

La logica di Porta Nuova di Dante Barontini, www.contropiano.org

Le cariche della polizia, sabato sera, alla stazione di Torino, sono una prova. Non un semplice indizio.
Partiamo dai fatti. La versione di polizia e media mainstream non sta in piedi né dal punto di vista fattuale né da quello logico. Vediamo cosa scrive il Corriere della sera (che come gli altri riporta i lanci di agenzia, con il più banale dei copia-e-incolla, ma con tanta “professionalità”).
Un gruppo di manifestanti ha occupato la stazione di Porta nuova a Torino. Tutto è iniziato quando un gruppo di 300 persone arrivate alla stazione di Torino dalla val di Susa dopo il corteo è stato fermato da alcuni addetti del personale ferroviario. A quel punto, siccome molti erano sprovvisti del biglietto, è intervenuta la polizia ed è iniziato una lancio di pietre e petardi contro gli agenti. Gli agenti hanno respinto il gruppo con delle cariche di alleggerimento. Un poliziotto è rimasto ferito ad un occhio e, secondo fonti della questura, sarebbe partita una sassaiola contro l'autombulanza.
'Mmazza che criminali nati, 'sti No Tav venuti da fuori: tirano pietre pure sulla Croce Rossa. Repubblica ci aggiunge una connotazione praticamente vaga, ma mediaticamente arcinota: “antagonisti”. Così tutti “capiscono”, anche se non sanno nulla.
Non è andata così e ci sono decine di testimonianze di viaggiatori casuali o manifestanti, a partire da quella di Giorgio Cremaschi, che dicono l'esatto opposto: cariche a freddo contro chi stava ripartendo da Torino, dopo esser venuto via dalla Val Susa.
Ma anche dal punto di vista logico, si diceva, questo raccontino di questura fa acqua da tutte le parti. Com'è noto, in Italia il controllo dei biglietti viene fatto dal personale ferroviario a treno in marcia. Chiunque di noi, nella vita, ha accompagnato una vecchia zia o una nonna fin dentro lo scompartimento, ha sistemato le valige, salutato la vecchietta e poi è sceso dal treno prima della partenza. E nessuno, giustamente, gli ha mai chiesto se avesse o no il biglietto. Succede solo sui vagoni letto, per ovvie ragioni; ma questi sono stati quasi aboliti fa Fs, per cui...
Invece, secondo la questura, sabato a Torino i ferrovieri si sarebbero trasformati in “controllori preventivi” nei confronti di tutti quelli che entravano in stazione. Magari puntando su quelli che ancora si portavano dietro una bandiera No Tav. Ferrovieri davvero strani, non trovate? Somigliano più ai finanzieri spediti nei bar di Cortina a caccia di scontrini. A quel punto i buoni agenti di polizia avrebbero “supportato” i fedeli dipendenti di Mauro Moretti, ricevendo però sassate e – si suppone – insulti. Le pietro contro l'ambulanza sono la ciliegina sulla torta, l'esagerazione dello scribacchino che smonta anche la già quasi nulla credibilità della velina passata alle agenzie. E forse il fatto che a capo della PolFer di Torino ci sia l'ineffabile dr. Spartaco Mortola, protagonista di Genova 2001, scuola Diaz compresa, spiega più di qualcosa.
La verità è che si veniva da una settimana di “allarmi” pompati a bella posta. Col capo della polizia, Manganelli, chiamato a spiegare alle Camere che ci sono orde di “anarcoinsurrezionalisti”, che sono anche “pronti ad uccidere” e che - “naturalmente” - si stanno “addestrando nella Val Susa”. I media non si sono fatti domande neppure a se stessi (il mestiere consisterebbe nel farle anche ad altri, persino o in primo luogo alle autorità) e hanno gonfiato la tesi, condendola con altri elementi di colore. Fino a rivelare quel che ognuno potrebbe sapere già da solo: che in ogni movimento vengono infiltrati dalle varie polizie spie e provocatori, gente che deve schedare dall'interno i partecipanti al movimento (definendo meglio i ruoli, permettendo di distinguere organizzatori, partecipanti, simpatizzanti e via database-ando) e che magari deve provocare incidenti fuori luogo, non condivisi e non necessari, dove e quando serve al potere. È la normale distinzione tra legittima resistenza” e “provocazione poliziesca”. Indimenticabili, in questo senso, i “black bloc” che a Genova 2001 – ma anche in Valle, ci sono le foto – si prendono una birra con glia genti in divisa.
Hanno anche spiegato che ci sono “protagonisti” che in realtà fanno gli informatori per i servizi. Neanche questo è un segreto. Gli esseri umani hanno tante debolezze e prima o poi c'è qualcuno che pensa di poterle sfruttare. A volte ci riesce. In ogni movimento, se c'è memoria storica, si diffida un po' di chi vive sopra le righe, di chi ha vizi costosi e un reddito ufficiale scarso. “Pippare” coca a fiumi, per fare giusto un esempio, mal si concilia con i lavoretti precari, se non c'è una famiglia molto benestante alle spalle. Spesso, perciò, si finisce per fare gli spacciatori oppure gli informatori. Perché ogni merce ha un costo e richiede un certo reddito, non si scappa.
Ma questo si sa. Magari non si conoscono tutti i nomi, ma si sa. Sbattere queste cose, in certi modi, sui media principali serve a costruire una gabbia “culturale” utile a scoraggiare la partecipazione ai movimenti, alle manifestazioni, alla “resistenza”. Serve a infondere diffidenza, paura, scoraggiamento. E a preparare il grande assalto affidato alle “forze dell'ordine”.
L'intelligenza del popolo della Val Susa, sabato, ha mandato a vuoto tutto il marchingegno montato in vista della manifestazione. La frustrazione degli “strateghi” del Palazzo deve esser stata grande. E le cariche a Porta Nuova un debole surrogato. Avevano deciso che ci sarebbero stati scontri, si sono dovuti accontentare degli scontrini...

A Porta Nuova un film già visto. Regia di Spartaco Mortola

di  Redazione Contropiano


Prima Caselli, poi Manganelli, poi Spartaco Mortola. Cariche a freddo e versioni di comodo. Una trappola a fine giornata per poter di nuovo associare la lotta dei No Tav alla violenza e al pericolo. Un film già visto...
Come abbiamo già scritto ieri quella alla stazione di Torino Porta Nuova contro i No Tav che tornavano verso Milano, Roma e Genova dopo la grande manifestazione in Valsusa è stata una provocazione bella e buona. Una provocazione studiata, concertata, preparata a dovere. Non si tratta di complottiamo. Basta leggere i ‘segnali’ lanciati a reti e quotidiani unificati nei giorni scorsi. Prima il procuratore di Torini Caselli – mandante della retata contro i No Tav in tutta Italia del 26 gennaio - che afferma di sentirsi minacciato, dà degli antidemocratici e addirittura dei camorristi a chi lo contesta. Poi la sfilza di dichiarazioni e prese di posizione a difesa del Procuratore, che ne adottano la stessa chiave di lettura: essendo un magistrato Caselli non può essere contestato, chi lo fa è un intollerante, un fascista, un antidemocratico. Anzi è un violento, un criminale. Brillano nella solerzia di tali dichiarazioni i dirigenti locali e nazionali del PD e le organizzazioni collaterali a questo partito: Legambiente, Anpi ecc. 
Ma ancora non basta. Occorre mandare un segnale ancora più forte, più esplicito a quel popolo No Tav e a tutti quei movimenti sociali e popolari che in Italia resistono e si oppongono al regime bancariol-bocconiano di Monti e agli interessi trasversali dei poteri forti. E così il capo della Polizia Manganelli rispolvera il sempre utile spauracchio degli ‘anarchici’. Afferma, senza che giornalisti e politici gli chiedano di mostrare pezze d’appoggio di nessun tipo al suo allarme – che “gli anarchici hanno fatto il salto e sono pronti ad uccidere”. Dove? Ma naturalmente in Valsusa!
Ma non basta ancora. Perché ieri da Bussoleno a Susa hanno sfilato decine e decine di migliaia di persone provenienti da tutta Italia, e non solo dall’odiata e appetitosa valle piemontese. Uno dei cortei più affollati che in Italia si ricordi contro l’alta velocità e l’alta voracità delle coop bianche e ‘rosse’. L’intelligenza degli organizzatori e dei partecipanti smonta i progetti di chi voleva trasformare la giornata in una battaglia campale. Il corteo sfila determinato ma tranquillo, e tutto fila liscio. I telegiornali e i lettissimi siti web dei grandi quotidiani nazionali e locali non possono far altro che titolare sul carattere pacifico della manifestazione in Valsusa, e di raccontarne i contenuti in mancanza di botte, cariche, petardi. E quindi qualcuno, dentro gli apparati di sicurezza di questo paese, pensa di far scattarte un ‘piano B’ che evidentemente era stato già pensato e approntato.
Stanchi ma entusiasti per la riuscita della manifestazione, centinaia di manifestanti prendono i treni della Valsusa per raggiungere Torino, e da lì ripartire verso Milano, Roma, Genova, Firenze. Ma quando arrivano a Porta Nuova trovano la stazione letteralmente occupata da uno schieramento incredibile di poliziotti e carabinieri in versione ‘robocop’. Qualcuno comincia a chiedersi il perché di tanta militarizzazione a giornata di fatto conclusa. Tra i manifestanti ci sono sì gli ‘antagonisti’, gli ‘anarchici’, ‘gli squatter’ (ma i giornalisti che usano queste etichette ne conosceranno almeno il significato?). Ma ci sono anche famiglie, manifestanti non più giovincelli e non necessariamente vicini – politicamente e anagraficamente – ai centri sociali o ai collettivi universitari. E’ una delle caratteristiche fondamentali del popolo No Tav, che dopo 20 anni di lotta non ha gettato la spugna e anzi cresce e si rafforza.
Ma il clima a Porta Nuova si fa subito pesante: quando stretti sulle banchine dei binari i manifestanti si incolonnano per salire sui treni per Milano o per Genova a sbarrargli la strada trovano i celerini in assetto antisommossa. Diretti, raccontano i testimoni, dai funzionari della Polizia Ferroviaria. E chi è a dirigerela PoliziaFerroviariadi Torino? Un certo Spartaco Mortola. Vi ricordate chi è Spartaco Mortola?
Lo stesso che capitanò le Forze dell'Ordine nel febbraio2010 inValsusa, con i manifestanti presi a bastonate e rincorsi fin nei boschi. Ma soprattutto Mortola è l’ex capo della Digos di Genova ai tempi della macelleria messicana contro i manifestanti inermi nel 2001.  Assolto a novembre in Cassazione per i fatti di Genova «perché il fatto non sussiste» (le prove false, le molotov, erano nel frattempo sparite) e assolto anche dall’accusa di aver istigato alla falsa testimonianza l´ex questore di Genova Francesco Colucci durante il processo per l´irruzione della polizia nella scuola Diaz al G8 del luglio 2001.
Un regista niente male per un film già visto. I manifestanti si avviano a salire sul loro treno ma scoprono che il biglietto cumulativo che avevano concordato con le ferrovie valeva solo per l’andata, ma non per il ritorno. Raccontano i testimoni sul sito NoTav.info: “Mentre era appena iniziata la trattativa per stabilire il costo del biglietto collettivo,la Poliziaha caricato violentemente i No Tav fermi al binario20 inattesa del loro treno. Non contenti, a trattativa finita e a prezzo concordato, hanno effettuato un’altra carica a freddo, prendendo alle spalle i NoTav che erano stati appena fatti passare a seguito della trattativa. Sono stati lanciati lacrimogeni addirittura dentro i vagoni dei treni: una vera e propria azione punitiva!”
Ancora: “Hanno cercato lo scontro in ogni modo, ad esempio spostando il treno sul binario 20, che è l'ultimo e di fianco ha l'edificio della Stazione, in modo che nessuno potesse scappare lateralmente e poterci schiacciare anche verso il muro. Sappi che ad un agente è scoppiato un lacrimogeno in mano ed è stato portato via, sicuramente intossicato. Sappi inoltre che il CS intanto si infilava pericolosamente nelle carrozze e che i poliziotti sono entrati a manganellare anche dentro alcuni corridoi. Hanno anche pestato due ragazze (all'apparenza minorenni) sedute accanto a noi. Lungo il muro dell'edificio, dove si trovano gli uffici del personale Trenitalia si trovavano anche transenne ammucchiate che hanno reso pericolosissima la fuga dei manifestanti rincorsi dai poliziotti”.
Quando tutto finisce le forze dell’ordine si affrettano a pulire la stazione e a far sparire le bende e i fazzoletti intrisi del sangue dei manifestanti sparsi sul pavimento. Intanto le agenzie di stampa cominciano a battere la notizia, naturalmente ripresa dai quotidiani, che tutto è cominciato quando contro i poliziotti che ‘affiancavano’ il personale di stazione nel controllo dei biglietti degli ‘anarchici’ sono stati lanciati sassi e petardi. In effetti qualche sasso è stato lanciato contro i celerini bardati con caschi, scudi e tute spesse cinque centimetri… Il brecciolino raccolto sui binari della stazione da qualche manifestante pestato durante la prima carica. Nei lanci di agenzia i lacrimogeni non ci sono, anzi viene riportata la smentita della Questura: “mai usati lacrimogeni a Porta Nuova”.
E comunque il risultato scientificamente ricercato è stato raggiunto: i titoli parlano di scontri, di ‘anarcoinsurrezionalisti’ e ‘autonomi’. Come da copione il popolo No Tav è di nuovo associato alla violenza, al pericolo.

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