di Sara Farolfi
Alla Fiat di Termoli gli operai iscritti
alla Fiom prenderanno 250 euro in meno in busta paga rispetto ai
colleghi iscritti ad altri sindacati. «L'ennesimo atto discriminatorio -
tuona Enzo Masini, responsabile fiom del settore auto - Siamo al
prenovecentesco».
A Termoli la Fiat era stata condannata, lo scorso aprile, per comportamento antisindacale.
Il giudice del tribunale di Larino aveva
accolto il ricorso della Fiom, alla quale non era stato permesso di
partecipare alle elezioni delle rappresentanze sindacali in azienda il
19 e 20 aprile, e aveva disposto che agli iscritti Fiom non andasse
applicato il contratto separato siglato dall'azienda con le sole Fim e
Uilm, essendo ancora valido (come sosteneva la Fiom) quello unitario
firmato nel 2008.
Con un'interpretazione che Masini definisce «al di fuori di leggi e contratti» la Fiat ne ha approfittato per esautorarsi dall'applicazione delle maggiorazioni derivanti dal contratto stesso nei confronti degli iscritti alla Fiom. Non solo: ha annullato anche le integrazioni previste dai vecchi contratti aziendali. Totale: 250 euro circa al mese, tra maggiorazioni e integrazioni. Agli operai iscritti alla Cgil, che sono circa 280 su 2100 dipendenti, verranno quindi corrisposti solamente i minimi previsti dal contratto nazionale. «Quanto accaduto è frutto di un'interpretazione unilaterale, strumentale e pretestuosa del decreto del giudice», dice Giuseppe Tarantino, segretario regionale dei metalmeccanici Cgil: «È un ricatto economico nei confronti dei lavoratori che con dignità e coraggio hanno scelto di restare iscritti alla Fiom».
«Fiat Powertrain di Termoli ha puntualmente eseguito quanto disposto dal tribunale di Larino», si giustifica il Lingotto in una nota: «Eseguendo l'ordine del giudice, che stabilisce che ai lavoratori iscritti alla Fiom debba essere applicato il contratto collettivo del 2008 e non il contratto per il gruppo Fiat del 2011, l'azienda ha provveduto a calcolare le retribuzioni del mese di maggio». Una mossa furba, giocata sul filo della legge. Una mossa contro la quale la Fiom annuncia battaglia, sia con un nuovo ricorso per comportamento antisindacale sia, molto probabilmente, con cause individuali contro la Fiat. Il sindacato chiede «l'intervento delle istituzioni e della politica» contro quello che considera «l'ennesimo atto intimidatorio e discriminatorio», e ha convocato un'assemblea di tutti gli iscritti il 9 giugno alla presenza degli avvocati.
La sentenza del tribunale di Larino è il sesto pronunciamento favorevole alla Fiom che in tutta Italia ha promosso oltre sessanta cause per lo stesso motivo. Alla Fiom, che non aveva firmato l'accordo «capestro» imposto dall'azienda sul modello di quello sottoscritto a Pomigliano, era stato impedito di partecipare alle elezioni delle rsa. Nei giorni delle elezioni, le tute blu Cgil hanno comunque allestito dei banchetti ai cancelli dello stabilimento invitando i lavoratori a votare. La lista Fiom ha così raccolto 713 voti, un terzo del totale dei dipendenti. Che però dentro i cancelli non hanno diritto ad alcuna rappresentanza.
Con un'interpretazione che Masini definisce «al di fuori di leggi e contratti» la Fiat ne ha approfittato per esautorarsi dall'applicazione delle maggiorazioni derivanti dal contratto stesso nei confronti degli iscritti alla Fiom. Non solo: ha annullato anche le integrazioni previste dai vecchi contratti aziendali. Totale: 250 euro circa al mese, tra maggiorazioni e integrazioni. Agli operai iscritti alla Cgil, che sono circa 280 su 2100 dipendenti, verranno quindi corrisposti solamente i minimi previsti dal contratto nazionale. «Quanto accaduto è frutto di un'interpretazione unilaterale, strumentale e pretestuosa del decreto del giudice», dice Giuseppe Tarantino, segretario regionale dei metalmeccanici Cgil: «È un ricatto economico nei confronti dei lavoratori che con dignità e coraggio hanno scelto di restare iscritti alla Fiom».
«Fiat Powertrain di Termoli ha puntualmente eseguito quanto disposto dal tribunale di Larino», si giustifica il Lingotto in una nota: «Eseguendo l'ordine del giudice, che stabilisce che ai lavoratori iscritti alla Fiom debba essere applicato il contratto collettivo del 2008 e non il contratto per il gruppo Fiat del 2011, l'azienda ha provveduto a calcolare le retribuzioni del mese di maggio». Una mossa furba, giocata sul filo della legge. Una mossa contro la quale la Fiom annuncia battaglia, sia con un nuovo ricorso per comportamento antisindacale sia, molto probabilmente, con cause individuali contro la Fiat. Il sindacato chiede «l'intervento delle istituzioni e della politica» contro quello che considera «l'ennesimo atto intimidatorio e discriminatorio», e ha convocato un'assemblea di tutti gli iscritti il 9 giugno alla presenza degli avvocati.
La sentenza del tribunale di Larino è il sesto pronunciamento favorevole alla Fiom che in tutta Italia ha promosso oltre sessanta cause per lo stesso motivo. Alla Fiom, che non aveva firmato l'accordo «capestro» imposto dall'azienda sul modello di quello sottoscritto a Pomigliano, era stato impedito di partecipare alle elezioni delle rsa. Nei giorni delle elezioni, le tute blu Cgil hanno comunque allestito dei banchetti ai cancelli dello stabilimento invitando i lavoratori a votare. La lista Fiom ha così raccolto 713 voti, un terzo del totale dei dipendenti. Che però dentro i cancelli non hanno diritto ad alcuna rappresentanza.
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