E' praticamente ufficiale, anche se sindacati
complici e governo ne parlano solo tra loro: si vogliono licenziare il
10% dei dipendenti pubblici. Quelli civili, naturalmente; i militari
semmai potrebbero essere aumentati... Dal punto di vista legale, infatti, non ci sarebbe neppure
bisogno di una trattativa formale. Un codicillo nascosto dei "decreti
Brunetta" consente di procedere anche senza negoziato. Una prova
definitiva sulla "continuità" nella ferocia di questo governo con il
precedente.
Allarme dei sindacati per gli statali. L’ipotesi di 276 mila esuberi
da Il Corriere della Sera
Dopo i primi tagli al personale voci su un dossier del Tesoro
Ieri mattina, sul palco dove, in una
assolatissima piazza del Popolo, i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil si
alternavano nei comizi, un altro spettro si aggirava, oltre quello degli
«esodati». Lo spettro della cassa integrazione nel pubblico impiego.
Bastava parlare con i dirigenti delle tre confederazioni per avvertire
tutta la loro preoccupazione, segnalata poi anche in un passaggio del
comizio del leader della Cgil, Susanna Camusso: «Gli annunci sulla
spending review ci stanno preoccupando. Non vorremmo che nel governo ci
fosse la tentazione di fare cassa subito tagliando le retribuzioni e i
di-
pendenti pubblici».
Di che si tratta? Il sindacato teme che,
dopo la decisione del consiglio dei ministri di venerdì di tagliare gli
organici della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Economia
(del 20% i dirigenti e del 10% il resto del personale), si passi agli
altri ministeri e comparti della pubblica amministrazione, col metodo
della riforma Brunetta. Che prevede un percorso inesorabile. Le singole
amministrazioni dichiarano i lavoratori in esubero, questi finiscono in
mobilità obbligatoria per 24 mesi, prendendo l’80% dello stipendio. Al
termine dei due anni, se il dipendente non è stato nel frattempo
collocato presso un ufficio diverso (che ha bisogno di personale), viene
licenziato. Una brutta partita da giocare perché, dicono i sindacalisti
più vicini al dossier, al Tesoro sarebbe pronto un monitoraggio che
quantifica in 276 mila gli esuberi.
Dalla cui gestione, secondo la stessa
legge Brunetta, il sindacato sarebbe tagliato fuori: niente trattativa,
ma una semplice informativa. Cgil, Cisl e Uil avevano sventato questa
eventualità con
l’accordo firmato con il ministro della
Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, il 3 maggio, che
reintroduceva il negoziato con i sindacati. Quell’accordo, che doveva
essere tradotto in una legge delega di armonizzazione del pubblico
impiego alla riforma del mercato del lavoro, è stato però bloccato dal
Tesoro. Che ha necessità di tagliare di almeno 5 miliardi la spesa
pubblica nel 2012 attingendo anche dal pubblico impiego. Proprio il
Tesoro, e Palazzo Chigi , entrambi guidati da Monti, hanno quindi deciso
di dare l’esempio. «Ma ci aspettiamo — ha detto venerdì stesso il vice-
ministro Vincenzo Grilli al Corriere — che entro la fine del mese le
altre amministrazioni seguano l’esempio». Secondo i sindacati c’è il
rischio che decine se non centinaia di migliaia di lavoratori pubblici
finiscano in esubero, con lo stipendio all’80%. In pratica in cassa
integrazione. Solo una parte potrebbe essere ricollocata. E gli altri? I
più anziani, trascorsi i 24 mesi, raggiungerebbero i requisiti per la
pensione. Ma non tutti. Ipotesi alternative prevedono il blocco della
tredicesima per tre anni o un contributo di solidarietà come quello già
imposto ai dirigenti.
In ogni caso il sindacato è deciso a
opporsi duramente a questa manovra e chiede al governo l’immediata
apertura di un tavolo. Tanto più che il comunicato che ieri pomeriggio
Patroni Griffi ha sentito la necessità di diffondere non è apparso per
nulla rassicurante a Cgil, Cisl e Uil. «Riorganizzare anche in modo
strutturale gli apparati per ottenere economie, ma anche efficienza —
dice il ministro —. È questo il principale obiettivo a cui stiamo
lavorando. È importante che il personale pubblico si senta parte attiva
di questo grande progetto che comporterà sacrifici». Solo che i
sindacati dei dipendenti pubblici di altri sacrifici non vogliono sentir
parlare, dopo che le retribuzioni pubbliche sono state bloccate per 4
anni. Ma i segnali che arrivano dal governo sono tutti negativi. Non
solo il taglio dell’organico di Palazzo Chigi e del Mef, ma anche la
soppressione
dell’Agenzia del Territorio, dell’Agenzia
dei Monopoli e dell’Assi (ex Unire) anch’essa decisa venerdì. Così come
la chiusura delle sedi periferiche dell’Economia e delle stesse Agenzie
con meno di 30 dipendenti o presenti in province con meno di 300 mila
abitanti. Lunedì ci sarà una riunione tecnica tra i ministeri
interessati alla preparazione del decreto sulla spending review che
dovrebbe assicurare 5 miliardi di risparmi, toccando anche il pubblico
impiego. Cgil, Cisl e Uil avvertono: sarebbe lo scontro finale.
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