di Renato Casaioli, www.umbrialeft.it
Il ministro dell'Interno interviene sulla tassa per la casa. "Ci
sono vincoli di bilancio, ognuno deve fare la sua parte". E invoca la
"solidarietà per la costruzione sociale dell'innovazione".
La Cancellieri fa appello agli italiani, ai quali il suo governo a
somministrato da mesi, porzioni di sacrifici davvero indicibili.
Soprattutto Lei e il governo tutto al quale appartiene, non sono
credibili, non sono sopportabili quando affermano che ognuno “deve fare
la sua parte”. Se tutti devono partecipare al risanamento del Bel Paese,
allora spieghi perché le Fondazioni Bancarie sono esentate dal pagare
l’IMU. Così come lo sono gli agriturismi, i palazzi storici e molte
altre categorie di proprietari di immobili. Ma su questa scia
dell’equità, l’elenco delle nefandezze messe in atto dal governo Monti,
sarebbe davvero lungo. Basti pensare ai tanti privilegi medioevali non
più tollerabili delle tante Caste. Mi permetta signor ministro un
esempio calzante. Mia madre novantenne e pensionata al minimo,
usufruttuaria di un appartamento di 80mq, dovrà pagare intorno agli 800
euro di IMU.
Perché, udite, udite, risulta proprietaria attraverso l’istituto
dell’usufrutto, di una seconda casa. L’IMU così concepita signor
ministro, non è una tassa, ma una rapina! Tanto più odiosa, perché messa
in atto nei confronti di una persona (ma come lei sono milioni di
anziani cittadini), che ha sempre fatto sacrifici, senza alzare mai la
voce. Ora Lei dice che questa tassa va rivista, nel senso di dare
maggiori margini ai comuni. Ma l’entità della tassa rimarrà sempre
uguale? Vede signor ministro, negli anni passati c’è stata in giro per
il mondo e quindi anche in Europa, Italia compresa, una gran festa: un
gozzovigliare a suon di speculazioni finanziarie e tante altre truffe
economiche di ogni genere. Le banche, tutte, avevano smesso di fare il
loro mestiere: quello di raccoglitori di risparmio, per reinvestire
questo in investimenti produttivi. In altre parole si erano trasformate
in biscazzieri.
Gli ideologi di questa grande truffa, ci dicevano che era la
modernità, che era il capitalismo maturo e altre amenità del genere. Che
i soldi si facevano con i soldi e non con il lavoro. Si cantavano in
tutte le TV, le lodi della società post industriale, del fatto che era
giusto andare a produrre nei Paesi asiatici. Lì in quei continenti, dove
non si avevano vincoli di nessun genere, da quello di pagare chi
lavorava in condizioni spesso disumane. Idem per i vincoli ambientali e
di sicurezza in generale. Certi economisti, come quelli della scuola di
Chicago o della city londinese, chiamavano “vincoli” quello che in
Occidente dopo lunghe lotte durate tutto l’arco di un secolo e mezzo,
erano considerati Diritti. E che questi, i Diritti appunto, erano un
orpello inutile del passato ottocentesco. Ricordo bene il sarcasmo con
il quale erano apostrofati, tutti quelli che denunciavano il pericolo
cui si andava incontro. Insomma un trentennio di menzogne, di conti
truccati.
Non solo. A quella festa è bene chiarire in odo definitivo, molti a
partire proprio dai pensionati e dagli operai, o non hanno partecipato, o
se lo hanno fatto, in forma assai marginale. Presentare oggi,
soprattutto a questi, come ad altre categorie sociali, il conto
salatissimo di quella Festa, è vergognoso, arrogante. Per giunta,
nell’agire del governo di cui Lei fa parte, non riesco a intravvedere
una strategia che arrivi a tracciare una via e un orizzonte cui
guardare. D’accordo è un compito che attiene alla politica e voi siete
solo dei tecnici. Devo purtroppo prendere atto con amarezza, che oggi i
partiti cui la Costituzione aveva assegnato un compito assai importante
per il buon funzionamento della Democrazia, sono ridotti a postriboli, a
confraternite in difesa dei loro privilegi e spesso del malaffare.
Valori, progetti da cui far scaturire programmi, anche di lungo respiro
coerenti con essi, in grado di far scaldare i cuori di un intero popolo,
nessuno riesce più a scriverli.
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