Un anno fa erano 20 Comuni. Ora sono 75 con 2,5 milioni di cittadini. Tutto è partito da Capannori.
L’onda «no waste» si oppone all’incenerimento per lo smaltimento dei rifiuti urbani.
Rifiuti Zero. Un anno fa erano venti i Comuni che in Italia avevano iniziato a costruire il percorso verso quest’obiettivo. Oggi sono 75. Significa che 2 milioni e mezzo di cittadini sono amministrati da giunte che credono alla strategia no waste, partita da Canberra nel 1995 e da noi avviata nel 2007 a Capannori, 46 mila abitanti in provincia di Lucca.
MOVIMENTO – Prima di sbarcare in Toscana, l’onda no waste sostenuta dallo scienziato statunitense Paul Connet, che si oppone all’incenerimento come metodo di smaltimento dei rifiuti urbani, ha contagiato due terzi delle municipalità neozelandesi, San Francisco, la Svezia, parte della Germania, Buenos Aires, India, Giappone, Filippine, Sudafrica, Norvegia, Taiwan, Irlanda. Insomma, il movimento Rifiuti Zero, è attivo in tutto il mondo grazie a ricercatori e amministratori che credono non solo nel riciclo, ma nella riduzione dei rifiuti.
UTOPIA – «Ci davano dei pazzi. Ci dicevano che la “Strategia Rifiuti Zero al 2020” era un’utopia. Invece è un traguardo raggiungibile: i risultati intermedi sono superiori alle aspettative», racconta Alessio Ciacci, assessore all’Ambiente di Capannori, che fa parte dell’Associazione Comuni virtuosi. «Abbiamo ridotto del 25% la produzione complessiva di rifiuti e non abbiamo fatto niente di più di quello che suggerisce l’Unione Europea», continua Ciacci, che a raffica elenca i risultati: la raccolta differenziata è passata in quattro anni dal 37% all’82% grazie a un “porta a porta spinto”, che raccoglie tutto, comprese potature, oli esausti e pannolini. Per l’organico il modello scelto è svedese: una compostiera collettiva che trincia i rifiuti umidi e nel giro di due settimane li trasferisce nella “camera di maturazione” si è aggiunta al compostaggio domestico (il composter, come ogni secchio per la raccolta, viene dato in omaggio ai cittadini). Solo questa strategia ha abbattuto del 10% la tassa sui rifiuti, già a “tariffazione puntuale” nel 93% del Comune grazie a sacchetti Rfid (con microchip filigranato) che riconoscono il conferimento.
TANTO SI BUTTA, TANTO SI PAGA – Nessun cassonetto stradale, acqua in brocca nelle mense, le “vie dell’acqua” per il ritiro alla spina da quindici fonti sorgive, latte e detersivi pure alla spina, mercatini di scambi e riusi. Con la raccolta differenziata e un’attenzione mirata alla riduzione dei rifiuti, in cinque anni Capannori ha avviato al riciclaggio oltre 100 mila tonnellate di scarti, ottenendo una riduzione dei rifiuti indifferenziati a smaltimento di circa 40 mila tonnellate. Le municipalità che hanno aderito al progetto di Capannori sono sparse in ogni regione.
POCHI ACCORGIMENTI – «Con pochi accorgimenti lo scorso anno abbiamo prodotto 6 tonnelate di plastica in meno, e siamo solo 1.430 abitanti», commenta Luca Gioanola, sindaco di Mirabello Monferrato (Al). «Ma se passiamo dal micro al macro, la proporzione si fa in fretta». Anche a Mirabello, Zero Rifiuti ha attecchito alla grande. Le “case dell’acqua” erogano sino a 22 mila litri al mese. Il Comune ha rifornito gratuitamente di bottiglie in vetro e cestelli i cittadini. “Alla spina” qui viene venduto persino il profumo, oltre ai detersivi e ai cosmetici: i negozi “leggeri” hanno sgravi sulla Tarsu. Dice il sindaco: «È un fenomeno contagioso. Si è formata una piccola massa critica, e quindici Comuni vicini ci hanno imitati, aprendo le loro “case dell’acqua”. Ma non solo, i nostri tre “negozi leggeri”, sono frequentatissimi dai vicini». I dati di fine 2011 vedevano Mirabello con il 61% di differenziata contro la media del territorio di 53%, con una produzione di rifiuti in costante diminuzione. «Eravamo a 163 chili di indifferenziato pro-capite nel 2009, siamo scesi a 147 chili nel 2010 e siamo arrivati a 136 nel 2011», elenca Gioanola. «La media piemontese è sopra i 300 chili». Ma ancora non basta. Il compostaggio domestico e la “raccolta puntuale” grazie bidoni dotati di tecnologia Rfid è già attivo, e ora sta per partire il progetto di un Centro riuso e stoccaggio dove oggetti in legno, mobili, vestiti, scarpe, elettrodomestici, biciclette (selezionati) verranno riportati in vita da ragazzi 18-25enni disoccupati che nel centro verranno impiegati e andranno a bottega come fabbri, falegnami, idraulici, ciclisti, sarti.
DAL NORD AL SUD – Dal Nord al Sud, le storie sulle strategie Rifiuti Zero sono varie ed elaborate. «Il mese prossimo lanciamo la campagna Ecopassi. Il pezzo forte? Saranno gli accorgimenti per non utilizzare più l’acqua potabile nei WC», nnuncia Attilio Renzulli, energy manager per il Comune di Benevento, 62 mila abitanti, nel progetto Rifiuti Zero da fine del 2011. «Al momento siamo al 65% di raccolta nella differenziata, con picchi del 70%. La raccolta dell’organico sta dando eccellenti risultati, specie se pensiamo che grandi città come Milano e Roma, nemmeno la fanno. Ma il problema è che, non avendo un impianto anaerobico di trattamento e nemmeno un’autorizzazione regionale», conclude, «siamo costretti a inviare in Puglia e in Lombardia una fonte energetica di ottima qualità che non possiamo sfruttare».
Anna Tagliacarne – Corriere della Sera
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