sabato 16 giugno 2012

LA PATACCA DELLA "CRESCITA": 80 miliardi di fumo... negli occhi di Piemme, http://sollevazione.blogspot.com

Non conosciamo ancora il testo integrale del "Decreto sviluppo" (61 articoli per 60 pagine) approvato dal Consiglio dei ministri, ma azzardiamo un giudizio: il governo Napolitano-Monti, oramai inviso alla maggioranza degli italiani e alle prese con le fibrillazioni della sua zoppicante maggioranza, si è fatto uno spot pubblicitario, cercando di abbellire la sua immagine funerea.

Passera ha affermato, in conferenza stampa, che
«Il provvedimento mobiliterà risorse fino a 80 miliardi». Frase pelosissima che dice tutto e non dice niente. Anzitutto si tratta di una stima, poiché non siamo in presenza di risorse che lo Stato devolve alla cosiddetta "crescita", denaro, cioè che il governo getta nell'agonizzante circuito economico. Il Decreto consiste infatti essenzialmente di agevolazioni fiscali e di vari incentivi, ovviamente alle imprese, nella speranza che questi palliativi possano invertire il ciclo recessivo e di disinvestimenti. Alcuni punti dell'articolato si riferiscono al rilancio delle grandi infrastrutture e danno un po' d'ossigeno al settori immobiliare.

Le minori entrare fiscali dice che saranno compensate dalla dismissione del patrimonio pubblico e dal taglio delle spese della pubblica amministrazione (spending review). E' evidente che la cifra degli 80 miliardi è un desiderata, una speranza, quanto mai ottimistica. E comunque occorrerà tempo affinché gli eventuali effetti del Decreto si facciano sentire —quanti anni occorreranno per mettere in vendita (meglio: svendita) e portare all'incasso i beni pubblici? Nel frattempo tutto potrebbe essere accaduto, tra cui  il doppio crack, dei debito pubblico e del sistema bancario.

E' evidente poi che non siamo in presenza (come il Pd cercherà di far credere) di un'inversione di tendenza della politica rigorista e monetarista per cui il "Governo dei tecnici" è stato messo in sella. Che poi questi provvedimenti invertano la tendenza recessiva e rilancino il ciclo economico, ne siamo sicuri, non ci credono nemmeno i giornalisti che in queste ore strombazzano alla "svolta" nella politica economica del governo. Ma questi, si sa, non possono sputare sul piatto dove mangiano. Siamo pronti a scommettere che una volta analizzato l'articolato del Decreto verranno fuori le magagne e il gioco di prestigio del governo sarà smascherato. Questione di giorni, non di settimane.

Parlando di cose serie la situazione economica continua a peggiorare, con il crollo del 9% della produzione industriale, l'aumento della disoccupazione, il calo inarrestabile dei consumi. Del resto lo spread aumenta inesorabile, portandosi ai livelli dell'ultimo Berlusconi; il Tesoro fa fatica a vendere i titoli di Stato e quando li vende  lo fa a prezzi stracciati e interessi crescenti. Il debito pubblico cresce e sta per raggiungere la cifra dei 2mila miliardi. Il declassamento del rating subito dalle banche italiane peggiora la loro crisi già grave (in barba alla chiacchiere) e rafforza la tendenza a non fare credito, né alle aziende né ai cittadini comuni. I capitali fuggono verso lidi più sicuri mentre i grandi gruppi finanziari stranieri, sentendo puzza di default fuggono dall'Italia. 

E' il crepuscolo dell'euro, vittima sia dei suoi guasti congeniti che della schizofrenia dei mercati finanziari, nei quali è ripreso in grande stile il gioco d'azzardo coi derivati per fare quattrini speculando su valute, obbligazioni, titoli e materie prime (protagonisti assoluti i biscazzieri anglosassoni).

In questa situazione solo degli stolti possono pensare che mettere delle toppe (ammesso e non concesso che si riesca effettivamente a metterle) possa, non diciamo essere risolutivo, ma anche solo alleviare gli effetti della crisi sistemica. La madre degli stolti è sempre gravida, dice il proverbio, ma non potrà esserlo all'infinito.

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