Non
conosciamo ancora il testo integrale del "Decreto sviluppo" (61
articoli per 60 pagine) approvato dal Consiglio dei ministri, ma
azzardiamo un giudizio: il governo Napolitano-Monti, oramai inviso alla
maggioranza degli italiani e alle prese con le fibrillazioni della sua
zoppicante maggioranza, si è fatto uno spot pubblicitario, cercando di
abbellire la sua immagine funerea.
Passera ha affermato, in conferenza stampa, che «Il provvedimento mobiliterà risorse fino a 80 miliardi». Frase pelosissima che dice tutto e non dice niente. Anzitutto si tratta di una stima, poiché non siamo in presenza di risorse che lo Stato devolve alla cosiddetta "crescita", denaro, cioè che il governo getta nell'agonizzante circuito economico. Il Decreto consiste infatti essenzialmente di agevolazioni fiscali e di vari incentivi, ovviamente alle imprese, nella speranza che questi palliativi possano invertire il ciclo recessivo e di disinvestimenti. Alcuni punti dell'articolato si riferiscono al rilancio delle grandi infrastrutture e danno un po' d'ossigeno al settori immobiliare.
Passera ha affermato, in conferenza stampa, che «Il provvedimento mobiliterà risorse fino a 80 miliardi». Frase pelosissima che dice tutto e non dice niente. Anzitutto si tratta di una stima, poiché non siamo in presenza di risorse che lo Stato devolve alla cosiddetta "crescita", denaro, cioè che il governo getta nell'agonizzante circuito economico. Il Decreto consiste infatti essenzialmente di agevolazioni fiscali e di vari incentivi, ovviamente alle imprese, nella speranza che questi palliativi possano invertire il ciclo recessivo e di disinvestimenti. Alcuni punti dell'articolato si riferiscono al rilancio delle grandi infrastrutture e danno un po' d'ossigeno al settori immobiliare.
Le
minori entrare fiscali dice che saranno compensate dalla dismissione
del patrimonio pubblico e dal taglio delle spese della pubblica
amministrazione (spending review).
E' evidente che la cifra degli 80 miliardi è un desiderata, una
speranza, quanto mai ottimistica. E comunque occorrerà tempo affinché
gli eventuali effetti del Decreto si facciano sentire —quanti anni
occorreranno per mettere in vendita (meglio: svendita) e portare
all'incasso i beni pubblici? Nel frattempo tutto potrebbe essere
accaduto, tra cui il doppio crack, dei debito pubblico e del sistema
bancario.
E'
evidente poi che non siamo in presenza (come il Pd cercherà di far
credere) di un'inversione di tendenza della politica rigorista e
monetarista per cui il "Governo dei tecnici" è stato messo in sella. Che
poi questi provvedimenti invertano la tendenza recessiva e rilancino il
ciclo economico, ne siamo sicuri, non ci credono nemmeno i giornalisti
che in queste ore strombazzano alla "svolta" nella politica economica
del governo. Ma questi, si sa, non possono sputare sul piatto dove
mangiano. Siamo pronti a scommettere che una volta analizzato
l'articolato del Decreto verranno fuori le magagne e il gioco di
prestigio del governo sarà smascherato. Questione di giorni, non di
settimane.
Parlando
di cose serie la situazione economica continua a peggiorare, con il
crollo del 9% della produzione industriale, l'aumento della
disoccupazione, il calo inarrestabile dei consumi. Del resto lo spread
aumenta inesorabile, portandosi ai livelli dell'ultimo Berlusconi; il
Tesoro fa fatica a vendere i titoli di Stato e quando li vende lo fa a
prezzi stracciati e interessi crescenti. Il debito pubblico cresce e sta
per raggiungere la cifra dei 2mila miliardi. Il declassamento del
rating subito dalle banche italiane peggiora la loro crisi già grave (in
barba alla chiacchiere) e rafforza la tendenza a non fare credito, né
alle aziende né ai cittadini comuni. I capitali fuggono verso lidi più sicuri mentre i grandi gruppi finanziari stranieri, sentendo puzza di default fuggono dall'Italia.
E'
il crepuscolo dell'euro, vittima sia dei suoi guasti congeniti che
della schizofrenia dei mercati finanziari, nei quali è ripreso in grande
stile il gioco d'azzardo coi derivati per fare quattrini speculando su
valute, obbligazioni, titoli e materie prime (protagonisti assoluti i
biscazzieri anglosassoni).
In
questa situazione solo degli stolti possono pensare che mettere delle
toppe (ammesso e non concesso che si riesca effettivamente a metterle)
possa, non diciamo essere risolutivo, ma anche solo alleviare gli
effetti della crisi sistemica. La madre degli stolti è sempre gravida,
dice il proverbio, ma non potrà esserlo all'infinito.
Nessun commento:
Posta un commento