Secondo l'iIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale: nel 2010 gli urbani hanno raggiunto quota 32,5 milioni di tonnellate, 1,1% in più rispetto all'anno precedente. In controtendenza, quindi, rispetto alla leggera contrazione registrata negli anni passati. E a Roma... di ANTONIO CIANCIULLO
CI SONO voluti un presidente (Daniele Fortini di Fedarambiente) e un ministro (Corrado Clini, dell'Ambiente) per mettere un po' d'ordine nel caos romano dei rifiuti. "Arriviamo nel 2020 al 50% di effettivo recupero di materia", ha proposto Fortini. E Clini, mettendo 30 milioni di euro sul piatto, ha piazzato i paletti per impostare una via europea che permetta di recuperare lo spaventoso ritardo accumulato dal Campidoglio.
Mentre i commissari, da tempo impegnati nell'indicare siti che riescono a suscitare il massimo delle proteste, se la cavano ipotizzando fughe di rifiuti all'estero, ministero e Conai hanno disegnato un piano di rilancio della raccolta differenziata che riporta il lungo cammino da fare nella direzione giusta. Anche se l'obiettivo dichiarato ieri da Alemanno correggendo il tiro (65% di raccolta differenziata al 2016) resta ben lontano dal target europeo (65% al 2012).
Ora, finalmente, Roma dispone della base di partenza per avviare la soluzione del problema. Moltissimo resta da fare, a cominciare dalla qualità del servizio e dalla qualità dei materiali che verranno raccolti. Ed è prevedibile che l'impostazione da roulette russa data alla ricerca di una discarica produrrà ancora una lunga serie di proteste. Ma almeno si è partiti.
Era assolutamente necessario anche perché i dati resi noti oggi dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con il "Rapporto Rifiuti Urbani 2012" dimostrano che è bastata la piccola ripresa del 2010 per
far tornare verso l'alto gli indici di produzione di rifiuti. Nel 2010 gli urbani hanno raggiunto quota 32,5 milioni di tonnellate, 1,1% in più rispetto all'anno precedente. In controtendenza, quindi, rispetto alla leggera contrazione registrata negli anni passati.
Tra l'altro sono le regioni del Centro a registrare l'aumento più significativo (+1,9%). Mentre le performance di alcune regioni dimostrano che gli obiettivi europei sono praticabili: in Veneto la raccolta differenziata è arrivata al 58,7%, in Trentino Alto Adige al 57,9%, in Piemonte al 50,7%. Il Lazio (quinto in classifica per la produzione di rifiuti urbani con 599 chili pro capite) si ferma al 16,5%.
Mentre i commissari, da tempo impegnati nell'indicare siti che riescono a suscitare il massimo delle proteste, se la cavano ipotizzando fughe di rifiuti all'estero, ministero e Conai hanno disegnato un piano di rilancio della raccolta differenziata che riporta il lungo cammino da fare nella direzione giusta. Anche se l'obiettivo dichiarato ieri da Alemanno correggendo il tiro (65% di raccolta differenziata al 2016) resta ben lontano dal target europeo (65% al 2012).
Ora, finalmente, Roma dispone della base di partenza per avviare la soluzione del problema. Moltissimo resta da fare, a cominciare dalla qualità del servizio e dalla qualità dei materiali che verranno raccolti. Ed è prevedibile che l'impostazione da roulette russa data alla ricerca di una discarica produrrà ancora una lunga serie di proteste. Ma almeno si è partiti.
Era assolutamente necessario anche perché i dati resi noti oggi dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con il "Rapporto Rifiuti Urbani 2012" dimostrano che è bastata la piccola ripresa del 2010 per
Tra l'altro sono le regioni del Centro a registrare l'aumento più significativo (+1,9%). Mentre le performance di alcune regioni dimostrano che gli obiettivi europei sono praticabili: in Veneto la raccolta differenziata è arrivata al 58,7%, in Trentino Alto Adige al 57,9%, in Piemonte al 50,7%. Il Lazio (quinto in classifica per la produzione di rifiuti urbani con 599 chili pro capite) si ferma al 16,5%.
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