Comunicare è l’imperativo categorico
dei politici. I tecnici non comunicano, per definizione. Ma
quando cominciano non sanno come smettere. Diventa una droga. Tu spari la prima
cosa che ti viene in mente, magari non intelligentissima, e il giorno dopo te
la trovi squadernata sulle prime pagine. Il gioco ha conquistato i colonnelli di
Mario Monti, che ogni giorno mettono alla frusta i
propri neuroni per secernere una frase a effetto. Proprio come tossici in cerca
della dose per svoltare la giornata.
C’è una versione nobile di questa forma di
dipendenza, impersonata dal premier e dal ministro del Lavoro Elsa
Fornero. Non sono apparentemente interessati alla popolarità,
ma ritenendosi investiti di un dovere pedagogico, conquistano i titoli dei
giornali con massime universali, tendenti a convincere gli italiani
dell’obbligo morale di riscattare una vita dissipata (best
hits: “il posto fisso è noioso”, “non siamo qui per distribuire
caramelle” , “voglio cambiare il modo di vivere degli italiani”, “se diamo il
reddito minimo di cittadinanza ai giovani disoccupati si siedono a mangiare
pasta e pomodoro”, “gli esodati sono un costo della riforma delle pensioni”).
Monti e Fornero comunicano con dolore, anche quando non piangono.
Il sottosegretario Gianfranco
Polillo, invece, quando si spara in vena la dose di
esternazione squinternata, gode. Nessuno sa che cosa faccia esattamente al
governo, perché parla di tutto, e sempre in modo allegro. Quando ha parlato di
una nuova tassa su cani e gatti ha rintuzzato le proteste nel modo più
disarmante: “Scherzavo”. Una risata vi salverà. Agli esodati, che si erano
appena dimessi in vista dell’imminente pensione, ha consigliato, dopo che la
riforma Fornero aveva allontanato di anni l’agognato assegno dell’Inps, di
tornare al lavoro come se niente fosse, dicendo “scherzavamo”.
L’idea che gli italiani rinuncino a una
settimana di ferie per far salire il Pil, che il “Corriere della
Sera”, difensore dei tecnici, ha attribuito benevolmente al caldo opprimente di
questi giorni, è stata in realtà il risultato evidente di una acuta crisi di
astinenza.
L’ebbrezza di poter costringere milioni di
persone a porgere orecchio alle tue pensate si è impadronita di un bel
drappello di ministri tecnici. Se fosse ancora vivo Massimo
Troisi il governo potrebbe ingaggiarlo per accompagnare le
burle di giornata con il suo indimenticabile “Annunciazio’… annunciazio’…!!”.
Il ministro della Salute, Renato
Balduzzi, pochi giorni fa ha detto (annunciazio’!
annunciazio’!) che il governo ha allo studio l’estensione del divieto di fumo a
parchi, stadi, giardini pubblici e cortili degli ospedali, e anche la
proibizione dei pacchetti da dieci.
Il ministro della Pubblica istruzione, Francesco
Profumo, non pago di aver lanciato la meritocrazia per decreto,
con tanto di premio al più bravo della classe, si è voluto superare con una
proposta veramente incredibile (annuncia-zio’! annunciazio’!): “In una visione
futura credo che si debba andare oltre gli attuali ministeri del Lavoro e
dell’Istruzione. Servirebbe un ministero per la Vita della persona”. Così ha
detto, solo che ha esagerato, i giornalisti hanno pensato di nuovo che sta
facendo caldo e l’hanno ignorato.
Si è invece oscurato da solo il vice ministro
del Lavoro, Michel Martone. Dopo aver detto che chi si laurea
dopo i 28 anni è “uno sfigato” si è preso tanti di quegl’insulti che non ha più
avuto il coraggio di parlare. Ma è giovane, l’ha fregato l’inesperienza. Il
sessantottenne Polillo ha imparato dalla vita a trasformare ogni pernacchia
ricevuta in nuova energia comunicativa.
Ma il vero inarrestabile è Corrado
Passera. A differenza degli altri tossici, lui sta progettando
una carriera politica. E perciò non asseconda i pensieri estemporanei, che
purtroppo ci nasconde, ma studia ogni giorno la mossa. Ieri ha sfoderato un no
al ponte sullo Stretto di Messina, passibile di denuncia per vilipendio di
cadavere. Il ponte è morto da tempo, ma è un argomento sempre verde, che “fa
discutere”, come l’aborto o l’assassinio di Pasolini. Passera esterna tutti i
giorni, e dice tutto e il contrario di tutto. Al Festival della Felicità di
Pesaro ha detto che il pil nella vita non è tutto, perché “se c’è crescita ma
non c’è creazione di posti di lavoro non ci interessa”. Due giorni dopo al Festival
dell’Economia di Trento, parlando alla setta degli adoratori
del prodotto interno lordo ha detto: “Ogni giorno con ansia mi chiedo cos’altro
aggiungere all’agenda per la crescita”.
La specialità di Passera è l’illusionismo
monetario. Maneggiando abilmente verbi come “trovare”, “cercare”, “sbloccare”,
“attivare”, “mobilitare”, il fantasioso ministro fa apparire e scomparire
decine di miliardi di euro. In pochi giorni ha fatto apparire 100 miliardi di
euro per le infrastrutture e 30 miliardi di euro per i crediti dei fornitori
dello Stato. Ma il capolavoro è il decreto sviluppo. Passera è
riuscito a far approvare un decreto che spende per la crescita meno di 100
milioni, e a far scrivere ai principali giornali, nei titoli di apertura, 80
miliardi (che sarebbero il 5 per cento del pil, cioè se fosse vero l’economia
italiana straccerebbe anche quella cinese). La promessa di Berlusconi
di trovare la cura del cancro in tre anni era più seria. Ma Passera è
bravissimo a sembrare serio. E Polillo, che per andare in prima pagina deve
fare ogni volta gigantesche figure di palta, schiatta d’invidia.
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