Attorno
alla candidatura di Alexis Tsipras a Presidente della
Commissione Europea, avanzata dal Partito della Sinistra Europea,
si è riscontrata una forte attenzione che riguarda il complesso dei
mondi della sinistra italiana. Con ogni evidenza il prestigio di
Alexis, di Syriza e l’identificazione con le battaglie fatte dal
popolo greco contro i dictat della troika e le politiche decise
a livello europeo da popolari liberali e socialisti, sono elementi
di conferiscono a questa proposta una autorevolezza tale da
favorire percorsi unitari.
A questa attenzione ha risposto ieri
Tsipras con una lettera inviata ai firmatari dell’appello Camilleri
— Spinelli ed a Rifondazione Comunista in quanto membro italiano
del Partito della Sinistra Europea, in cui si rende disponibile
a partecipare ad una lista unitaria. Si tratta di un fatto assai
importante: La positiva risposta di Tsipras ci permette di fare un
deciso passo in avanti sulla strada della costruzione della lista
italiana contro le politiche di austerità e per un Europa di pace
e giustizia.
A questo riguardo mi pare opportuno
avanzare due riflessioni. In primo luogo per quanto riguarda il
profilo politico della lista, su cui molto si è discusso in questi
giorni. A me pare evidente che la candidatura di Tsipras per certi
versi parla da sola. Alexis non è solo il vicepresidente del
Partito della Sinistra Europea — che fa parte del gruppo del Gue nel
Parlamento europeo — ma è Presidente di Syriza, che della
battaglia contro l’austerità è un emblema. L’appoggio a Tsipras
è quindi di per se una scelta di contrasto alle politiche di
austerità gestite da popolari, liberali e socialisti e nel
contempo la proposta di una Europa che rompa con memorandum
e trattati capestro, a partire da Maastricht per arrivare al
Fiscal Compact. Le stesse polemiche giornalistiche apparse in
questi giorni sulla stampa tedesca tra Schulz — che difende la Merkel
— e Tsipras — che giustamente l’attacca — la dicono lunga.
La scelta di Tsipras non è solo
formalmente ma sostanzialmente alternativa a quella di Schulz
e del partito socialista che lo candida, in Italia come in tutta
Europa. A partire da questa dato di fatto io credo che — come
giustamente sottolinea Alexis nella sua lettera — dobbiamo
operare per il massimo di unità tra tutte le forze e i soggetti
sociali che lottano contro le politiche di austerità. Altro punto
di discussione riguarda il modo di costruire la lista. Gli esempi
negativi, dall’arcobaleno alla lista Ingroia, hanno seminato scorie
e veleni. Non si può essere ambigui, occorre fare una scelta di fondo:
la lista non può riprodurre la strada degli accordi di vertice da cui
poi discendono simboli, candidature e quant’altro, ma deve
scegliere la strada della partecipazione e della democrazia.
Se vogliamo costruire una lista
inclusiva, espressione del complesso delle forze sociali, politiche
e culturali che vogliono uscire dal neoliberismo, il percorso
deve essere democratico. Dobbiamo dar vita ad uno spazio pubblico
della sinistra in cui le decisioni vengano assunte in modi coerenti
con i valori che professiamo. Oltre alla democrazia, dobbiamo
scegliere con chiarezza l’innovazione: tutti e tutte, individui,
collettivi, associazioni e partiti devono collaborare per la
piena riuscita dell’impresa, come abbiamo fatto nel referendum per
l’acqua bene comune, ma la lista non deve essere la lista degli ex
parlamentari della Seconda repubblica. Chi è stato nel governo o nel
Parlamento italiano in questi anni, a mio parere, deve dare una
mano ma non essere candidato. Fare Syriza anche in Italia può
diventare realtà.
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