Siamo
la Repubblica degli alibi che sono ancor peggio delle banane. Un Paese
delle chiacchiere nel quale i potentati non berlusconiani che hanno
puntato sul cavallo Renzi per i loro interessi generali e specifici,
tentano di far passare una strana tesi: essere contro il sindaco di
Firenze, significa rischiare di far perdere ancora una volta la
sinistra. Ma dai, non siamo ancora a carnevale: è del tutto evidente che
vincere passando dalla parte del nemico è solo una presa in giro, un
giochetto nominalistico nel migliore dei casi e può avere un qualche ha
interesse solo per quelli che di politica direttamente o indirettamente
ci campano. Dacci oggi il pane quotidiano e così sia. La stessa parola
sinistra è ormai pronunciata come un intercalare di comodo che non
significa più nulla, solo un pretesto per potersi guardare in faccia
mentre si compiono i massacri sociali dettati dal liberismo.
Renzi, l’uomo del cambiamento, si è trasformato in un guappo di
periferia, nell’odioso padroncino che non voleva riconoscere alcun
diritto ai precari che lavoravano nella sua azienda (è vero, c’è una
condanna in Cassazione) e comincia con una legge elettorale assai
peggiore del porcellum, tesa a non cambiare nulla o meglio ancora a far
regredire l’esistente e a salvare l’establishment dalla tempesta che si
sta addensando. Non solo, ma quest’arca per i Noè e le bestiole della
politica oltre che degli affari, è stata costruita appassionatamente
insieme all’ex avversario, all’evasore fiscale condannato ed espulso che
così risorge e può tornare a dettare legge e a massacrare la
Costituzione. Eccola lì la sinistra che rischia di perdere se solo si
obietta all’evangelio per hashtag di Matteo: una sinistra che sa di
Ungheria di Orban il cui sistema elettorale è tragicomicamente assai
vicino all’Italicum.
Per non parlare della riforma del lavoro di cui adesso si vorrebbe
occupare anche la signorina Nessuno, serracchiani per gli amici e che –
rozza e priva di qualsiasi senso economico – potrebbe essere
sintetizzata dalle frasi dei nostri valorosi imprenditori che compaiono
su #coglioneno: ‘Vabbe’ non ti posso pagare, ma piuttosto che stare a
casa che poi ti abbrutisci sul divano… Invece vieni qui, ti dai un po’
da fare…”; “Tutto il tuo lavoro sarà apprezzato da Dio e dalla Madonna”;
“Mi dispiace non ti pago, sono rimasto solo con 400 mila euro sul
conto”. Qualcosa che manda in brodo di giuggiole Berlusconi come Ichino,
Renzi come Sacconi.
Ma è evidente che è questo che vogliono gli elettori del Pd i quali
si sentono fieri di aver democraticamente votato per ridurre la
democrazia nel Paese e umiliare il lavoro. Dunque non si può sperare che
finalmente finisca la farsa del Pd e si separi il grano dal loglio
berlusconiano e vaticano: tutti si attaccheranno alle loro poltrone pur
sapendo che una separazione ridurrebbe Renzi a un Casini più fantasioso,
ma persino meno intelligente. Tutti vogliono trovare un posto garantito
nell’arca e non hanno alcuna intenzione di prendere le armi contro un
mare di affanni. Essere o non essere? La seconda che hai detto,
compagno.
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