Il piano Electrolux per l'Italia:
"Salari dimezzati agli operai"
Il gruppo svedese degli elettrodomestici minaccia di tagliare gli investimenti e chiudere gli stabilimenti nella Penisola. Per non farlo i salari dovrebbero scendere da 1400 a 700-800 euro, avvicinandosi agli stipendi dei dipendenti polacchi dell'azienda. I sindacati: "Proposta irricevibile". Zanonato: "In Italia il costo del lavoro è troppo alto"
di GIULIANO BALESTRERI, La Repubblica
MILANO - Gli stipendi
italiani sono troppo alti. O si adeguano a quelli dei paesi dell'Est
Europa o si tagliano i posti di lavoro. E' la minaccia non tanto velata
che pende sulle sorti degli stabilimenti della Electrolux, l'azienda
svedese di elettrodomestici che, nell'incontro di oggi a Mestre, avrebbe
proposto un drastico taglio degli stipendi degli operai: devono
scendere da 1.400 euro al mese a circa 700-800 euro. Non basta:
servirebbe anche una riduzione dell'80% dei 2.700 euro di premi
aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti
delle festività, la riduzione di pause e permessi sindacali (-50%) e lo
stop agli scatti di anzianità.
Il documento presentato dall'azienda ai sindacati
A fine ottobre dello scorso anno, Electrolux aveva annunciato duemila tagli a livello globale (di cui 1.500 in Europa). Per far sopravvivere le sedi produttive di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì, il gruppo prevede ora di ridurre di 3-5 euro gli attuali 24 euro dell'attuale costo medio orario del lavoro, in modo da ridurre il divario con i salari in Polonia, dove gli operai di Electrolux percepiscono 7 euro l'ora. Sempre secondo fonti sindacali, il gruppo ha lasciato intendere che se il piano non dovesse essere accettato verrebbero bloccati gli investimenti che il gruppo avrebbe intenzione di fare in Italia.
La situazione più
Il documento presentato dall'azienda ai sindacati
A fine ottobre dello scorso anno, Electrolux aveva annunciato duemila tagli a livello globale (di cui 1.500 in Europa). Per far sopravvivere le sedi produttive di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì, il gruppo prevede ora di ridurre di 3-5 euro gli attuali 24 euro dell'attuale costo medio orario del lavoro, in modo da ridurre il divario con i salari in Polonia, dove gli operai di Electrolux percepiscono 7 euro l'ora. Sempre secondo fonti sindacali, il gruppo ha lasciato intendere che se il piano non dovesse essere accettato verrebbero bloccati gli investimenti che il gruppo avrebbe intenzione di fare in Italia.
La situazione più
a rischio riguarda lo stabilimento di Porcia per il quale non ci
sarebbe alcun piano industriale. Secondo fonti sindacali, nei conti
dell'azienda la somma tra il costo di produzione delle lavatrici e il
costo orario del lavoro complessivo sarebbe tale da non permettere per
Porcia una progettazione.
Electrolux, nel piano presentato oggi, prevede, sempre secondo fonti sindacali, a fronte degli attuali 24 euro l'ora per lavoratore, di tagliare 3,20 euro a Solaro, 3 euro a Forlì e 5,20 euro a Susegana. Per Porcia il taglio sarebbe stimato in 7,50 euro l'ora, ma il costo del prodotto finito, la lavatrice, graverebbe di 30 euro a pezzo, mandando fuori mercato la produzione.
Le stesse fonti, parlando a margine dell'incontro con i rappresentanti del gruppo, hanno rivelato che Electrolux sarebbe costretta a tagliare, oltre Porcia, anche lo stabilimento in Polonia in quanto vittime entrambi della concorrenza asiatica di Samsung e Lg. Per gli altri siti produttivi italiani, qualora il piano fosse comunque approvato dai sindacati, si prevedono investimenti per 28 milioni di euro a Forlì, 40 milioni a Solaro e 22 a Susegana.
Per i sindacati il piano presentato è "irricevibile" e "impedisce alla parte sindacale di proseguire il confronto con l'azienda". Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, secondo cui "è inutile rivolgere al gruppo dirigente della multinazionale svedese dell'elettrodomestico altre valutazioni. Da tempo denunciavamo il rischio di desertificazioni industriali e le proposte di riorganizzazione ascoltate oggi a Mestre inducono il paese a rischiare tale disastro se il governo non riesce ad avanzare un piano organico di azioni mirate per tutelare il settore manifatturiero". "Per quanto ci riguarda - ha aggiunto Palombella - questo è il tempo della lotta dura e ad oltranza. Il governo, se c'è, almeno si faccia sentire".
"Abbiamo atteso invano un confronto con il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato che non c'è mai stato - hanno detto i delegati e le Rsu - ora andiamo direttamente da Letta perché Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri".
"Per noi non è concepibile considerare ineluttabile, come fa Electrolux, la chiusura della fabbrica di Porcia - ha aggiunto il segretario nazionale della Fim Cisl, Anna Trovò - . Rifiutiamo questa ipotesi alla quale ci opponiamo fermamente, Electrolux deve modificare assolutamente i suoi progetti".
E il ministro Zanonato, finito sotto accusa nei giorni scorsi (la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ne aveva chiesto le dimissioni) perché accusato di "disinteresse" sulla vertenza del gruppo, ha commentato le indiscrezioni 'comprendendo' le ragioni dell'azienda: "I prodotti italiani nel campo dell'elettrodomestico sono di buona qualità - ha detto Zanonato - ma risentono dei costi produttivi, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, che sono al di sopra di quelli che offrono i nostri concorrenti. E' necessario dunque ridurre i costi di produzione, in Italia c'è un problema legato all'esigenza di ridurre il costo del lavoro".
Durissima invece la reazione del sindaco di Porcia, ex manager Electrolux: "Nelle decisioni odierne di Electrolux emerge un'odiosa pregiudiziale nei confronti dello stabilimento di Porcia e del suo territorio - dice Claudio Pedrotti - , una pregiudiziale che fa arrabbiare e che non riusciamo a spiegarci. Da questo momento è impossibile non parlare di un coinvolgimento nazionale, che deve essere immediato e deciso, per dare un segnale forte di compattezza nei confronti dell'azienda".
Anche Unindustria Pordenone ha chiesto un intervento urgente del governo: "L'Unione Industriali - afferma il presidente Michelangelo Agrusti - ribadisce che la strada per salvare lo stabilimento di Porcia è quella individuata nel piano straordinario, con un imprescindibile e sostanziale taglio del costo del lavoro. Da parte della Regione c'è stata una risposta immediata, con l'annuncio di stanziamenti molto significativi, ma per il salvataggio non solo di Electrolux, ma anche delle tante aziende dell'indotto è fondamentale un intervento immediato del governo, con risorse adeguate alla portata dell'emergenza che si sta configurando".
Electrolux, nel piano presentato oggi, prevede, sempre secondo fonti sindacali, a fronte degli attuali 24 euro l'ora per lavoratore, di tagliare 3,20 euro a Solaro, 3 euro a Forlì e 5,20 euro a Susegana. Per Porcia il taglio sarebbe stimato in 7,50 euro l'ora, ma il costo del prodotto finito, la lavatrice, graverebbe di 30 euro a pezzo, mandando fuori mercato la produzione.
Le stesse fonti, parlando a margine dell'incontro con i rappresentanti del gruppo, hanno rivelato che Electrolux sarebbe costretta a tagliare, oltre Porcia, anche lo stabilimento in Polonia in quanto vittime entrambi della concorrenza asiatica di Samsung e Lg. Per gli altri siti produttivi italiani, qualora il piano fosse comunque approvato dai sindacati, si prevedono investimenti per 28 milioni di euro a Forlì, 40 milioni a Solaro e 22 a Susegana.
Per i sindacati il piano presentato è "irricevibile" e "impedisce alla parte sindacale di proseguire il confronto con l'azienda". Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, secondo cui "è inutile rivolgere al gruppo dirigente della multinazionale svedese dell'elettrodomestico altre valutazioni. Da tempo denunciavamo il rischio di desertificazioni industriali e le proposte di riorganizzazione ascoltate oggi a Mestre inducono il paese a rischiare tale disastro se il governo non riesce ad avanzare un piano organico di azioni mirate per tutelare il settore manifatturiero". "Per quanto ci riguarda - ha aggiunto Palombella - questo è il tempo della lotta dura e ad oltranza. Il governo, se c'è, almeno si faccia sentire".
"Abbiamo atteso invano un confronto con il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato che non c'è mai stato - hanno detto i delegati e le Rsu - ora andiamo direttamente da Letta perché Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri".
"Per noi non è concepibile considerare ineluttabile, come fa Electrolux, la chiusura della fabbrica di Porcia - ha aggiunto il segretario nazionale della Fim Cisl, Anna Trovò - . Rifiutiamo questa ipotesi alla quale ci opponiamo fermamente, Electrolux deve modificare assolutamente i suoi progetti".
E il ministro Zanonato, finito sotto accusa nei giorni scorsi (la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ne aveva chiesto le dimissioni) perché accusato di "disinteresse" sulla vertenza del gruppo, ha commentato le indiscrezioni 'comprendendo' le ragioni dell'azienda: "I prodotti italiani nel campo dell'elettrodomestico sono di buona qualità - ha detto Zanonato - ma risentono dei costi produttivi, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, che sono al di sopra di quelli che offrono i nostri concorrenti. E' necessario dunque ridurre i costi di produzione, in Italia c'è un problema legato all'esigenza di ridurre il costo del lavoro".
Durissima invece la reazione del sindaco di Porcia, ex manager Electrolux: "Nelle decisioni odierne di Electrolux emerge un'odiosa pregiudiziale nei confronti dello stabilimento di Porcia e del suo territorio - dice Claudio Pedrotti - , una pregiudiziale che fa arrabbiare e che non riusciamo a spiegarci. Da questo momento è impossibile non parlare di un coinvolgimento nazionale, che deve essere immediato e deciso, per dare un segnale forte di compattezza nei confronti dell'azienda".
Anche Unindustria Pordenone ha chiesto un intervento urgente del governo: "L'Unione Industriali - afferma il presidente Michelangelo Agrusti - ribadisce che la strada per salvare lo stabilimento di Porcia è quella individuata nel piano straordinario, con un imprescindibile e sostanziale taglio del costo del lavoro. Da parte della Regione c'è stata una risposta immediata, con l'annuncio di stanziamenti molto significativi, ma per il salvataggio non solo di Electrolux, ma anche delle tante aziende dell'indotto è fondamentale un intervento immediato del governo, con risorse adeguate alla portata dell'emergenza che si sta configurando".
Nessun commento:
Posta un commento