domenica 19 gennaio 2014

Matteo vero erede di Silvio di Angelo D'Orsi


Il re è nudo. Renzi si svela, anche agli occhi annebbiati di quanti avevano voluto dargli fiducia: l'incontro con il pregiudicato e condannato e pluri-inquisito Berlusconi, era già un dato inquietante di per sè. La conferenza di chiusura tenuta poco fa da Renzi aggrava l'inquietudine e la fa diventare disperazione: la "profonda" e "importante" sintonia tra le proposte politico-istituzionali del PD renziano e quelle di Forza Italia, dichiarata da un Renzi compostamente entusiasta del suo "face tu face" con il Cav., il contenuto di tale sintonia, fanno rifulgere nella sua luce più intensa quanti danni abbia fatto al Paese una classe politica che da Occhetto a Mario Segni, da Craxi a Berlusconi, ha fatto della "governabilità" la sua chiave di volta per dare un futuro all'Italia. La governabilità, figlia del "decisionismo", a scapito della democrazia, con la foglia di fico della pseudo-democrazia delle "primarie", ha portato all'oggi. Il berlusconismo trionfa. Matteo appare oggi il vero erede di Silvio: le tre proposte su cui si profila l'intesa PD-FI sono agghiaccianti. Ne riparleremo nel dettaglio. Segnalo ora almeno una perla del Renzi: la proposta di cambiare il ruolo del Senato (trasformato nella cosiddetta "Camera delle autonomie", un'altra greve balordaggine), sarebbe (Renzi dixit) la "grande riforma costituzionale... attesa da 70 [settanta] anni". Peccato che la Carta costituzionale, discussa tra il 1946 e il 1947, sia entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Come dire, ancora prima di partorirla, i Padri costituenti stavano pensando di cambiarla. Che pena. Largo alla nuova ignoranza. E non dite che è un lapsus, per favore!

Post scriptum - Chi a sinistra pensa che si possa fare accordi con questo PD, farà bene a svegliarsi.

Renzi e Berlusconi per eliminare la "rappresentanza"Renzi e Berlusconi per eliminare la "rappresentanza"


Se il progetto politico è quello di eliminare il pluralismo politico, allora non c'è diavolo che tenga. Il temuto e sgangherato incontro tra Matteo Renzi e Berlusconi ha chiarito esattamente su cosa i “principali partiti” - o come preferite chiamare questa aggregazioni – si trovano perfettamente allineati.
"C'e' una profonda sintonia sulla legge elettorale verso un modello che favorisca la governabilità, il bipolarismo e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli. Su questo tema abbiamo condiviso l'apertura ad altre forze politiche di scrivere questo testo di legge che per quanto ci riguarda; se nelle prossime ore saranno verificati tutti i dettagli, presenteremo il tutto alla direzione del Pd affinché voti lunedì alle 16".
Renzi ha sintetizzato così “la ciccia” del passaggio politico che si va affrontando in questo paese. Con alle spalle una sentenza della Corte Costituzionale che smantella il “porcellum” proprio sui punti centrali del “bipolarismo forzoso” - liste bloccate senza preferenza e premio di maggioranza senza limiti – i due complici si sono ritrovati perfettamente d'accordo nel proporre una legge elettorale ancora più incostituzionale. Il problema è infatti quello di eliminare la rappresentanza politica. Esattamente come l'”accordo interconfederale” tra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria mira a eliminare la rappresentanza sindacale.
Parliamo qui ovviamente della rappresentanza effettiva di interessi sociali, abilitati dunque a selezionare e proporre dei “delegati” incaricati di difenderli e imporli nella complessa opera conflittuale chiamata “democrazia”. Al contrario, questo tipo di “classe dirigente”, espressione diretta delle politiche della Troika (Renzi) e dei poteri più arretrati e oscuri della società italiana (Berlusconi), si vanno accordando per imporre un vero e proprio regime politico in cui “dal basso” non possa più filtrare alcun input o figura di riferimento. È chiaro infatti che ogni proposta mirante ad “eliminare il potere di ricatto dei partiti più piccoli” è in realtà un muro fortificato contro ogni possibilità che “piccoli partiti crescano”. Ed è abbastanza ovvio che ogni nuovo partito politico, ogni nuova visione emergente, specie se espressione dei ceti popolari sfruttati, sia all'inizio un “piccolo partito” con prospettive di crescita.
Basterebbe già questa considerazione “strutturale” per demolire gran parte dell'”ansia elettoralistica” che ancora pervade i residui della “sinistra radicale”, che va decomponendosi una tornata elettorale dopo l'altra nell'inutile sforzo di tornare in Parlamento. Se poi ci aggiungiamo la “trasformazione del Senato in camera delle autonomie, con la clausola che i suoi membri ''non percepiscano indennità e che non vi sia una loro elezione diretta'', capiamo senza sforzo che – come nel caso nelle province - si punta esplicitamente a ridurre al minimo le istituzioni “rappresentative”, sostituendole con organismi “amministrativi”. Che obbediscono senza sforzo o frizione alle direttive “centrali” (provenienti dall'Unione Europea o dall'esecutivo nazionale”.
Berlusconi ha confermato in pieno questa lettura delle “riforme istituzionali” in gestazione dettando a sua volta una nota: "L'accordo con Renzi prevede una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un'ottica di semplificazione dello scenario politico". "Insieme, abbiamo auspicato che tutte le forze politiche possano dare il loro fattivo contributo in Parlamento alla rapida approvazione della legge, che speriamo possa essere largamente condivisa", “ho garantito al Segretario Renzi che Forza Italia appoggerà in Parlamento le riforme".
“Semplificare” è la parola d'ordine della Terza Repubblica. Sia in politica che nelle relazioni industriali. Si potrebbe anche tradurre in "non disturbate il manovratore".
Per ora non si ha però traccia di uno schema di legge elettorale. Pare che delle tre proposte avanzate da Renzi il Cavaliere preferisca il cosiddetto “modello spagnolo”, ma la certezza si avrà solo nei prossimi giorni.
L'iniziativa ha comunque sconvolto buona parte della “base del Pd”, che ha reagito manifestando contro il proprio partito davanti alla sede nazionale. Tanto che Renzi è dovuto passare da un ingresso laterale. Mentre Berlusconi è stato accolto dai manifestanti che gridavano 'vergogna, vergogna' e 'non si tratta con i criminali'. Sono state lanciate anche alcune uova, che hanno raggiunto l'auto del Caimano..
Il gioco del resto è semplice: se si elimina “il fastidio” della rappresentanza politica, poi – a chi subisce le scelte dei governi – non resta che farsi sentire in altro modo.

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