… la tradizione continua …
questo è il motto che compare nella scarna pagina della Fondazione
Armelini di cui Angiola è presidente. Per la verità non si capisce bene
cosa faccia questo ennesimo ente, ma d’altronde dove vai se la
fondazione non ce l’hai, reale o finta che sia? Però la faccenda della
tradizione deve’essere vera perché Angiola Armellini ora accusata di
aver nascosto al fisco 1243 appartamenti e 2 miliardi di redditi finiti
nei paradisi fiscali, non è proprio nata ieri: già nel ’91 era rimasta
coinvolta assieme al padre e alla sorella Francesca, in una frode
fiscale e falso in bilancio per oltre 500 miliardi di lire. E ancora nel
1996 era finita, assieme all’ex marito Alessandro Mei, in una
bancarotta fraudolenta da 200 miliardi di lire.
Del resto il padre Renato Armellini è stato l’indimenticabile profeta
dei furbetti del quartierino, il messia dei palazzinari, coinvolto
negli anni ’70 in una tale serie di inchieste per bancarotta e truffa
che le mani sulla città sarebbero insufficienti, ci vorrebbero almeno
anche i piedi. E del resto dev’essere stato con questi ultimi arti che
deve aver costruito i quartieri di cartone ad Ostia che poi hanno dovuto
essere recuperati coi soldi pubblici, per non parlare delle mostruosità
cementizie sparse dalla Magliana, all’Eur, al Tusculano dove sorge il
suo capolavoro: un palazzo con 108 appartamenti venduto senza allacci
elettrici, senza canne fumarie, senza collegamento alla rete idrica. O
dell’impresa di modificare i dati nei computer dell’ufficio imposte, di
corrompere giudici e delle strane amicizie che gli costarono un
sequestro per mano della ‘Ndrangheta.
E allora è ancor più pressante la domanda: come mai col peso di
questo popò di tradizione è stato possibile che la signora Armellini
abbia potuto nascondere al fisco per decenni migliaia di unità
immobiliari e i loro proventi? Sarà forse che la signora è stata la
compagna di Bruno Tabacci, democristiano, berlusconiano, udiccino
irrequieto, ma sempre vicino al Vaticano, al mondo bancario e ai
Ministeri finanziari? Oppure dobbiamo trovare le nostre tracce da
pollicino in via Bassano del Grappa, dove si concentrano fiduciarie,
finanziarie, professionisti del denaro, intrecciati al Vaticano e ai
servizi, quasi tutti in possesso di appartamenti in via Gradoli (proprio
quella del caso Moro) e dove aveva sede anche Celesia spa, posseduta
dalla Garlate Beheer BV srl, una finanziaria con sede in Olanda che si
occupa di trading immobiliare e azionario il cui amministratore era,
guarda caso Laura Romandini ,vedova di Renato Armellini, morto per
annegamento nel ’93? Oppure si deve scavare nelle tragicomiche
motivazioni che indussero Walter Veltroni a intitolare una piazza al
costruttore nel periodo in cui si stava avvicinando alle esigenze
immobiliari del Vaticano e ai suoi uomini?
Nascondere 1243 appartamenti non è uno scherzo, richiede potenti
complicità e vaste coperture ed è spassosissimo assistere al finto
stupore dei media. Per questo immagino che la signora Angiola se la
caverà egregiamente, che ci saranno intere spedizioni umanitarie in suo
soccorso, non soltanto quella preventiva della trepida Cancellieri.
Dopotutto non sarebbe giusto far vivere in dieci metri quadri chi ne
possiede 20 mila: lo choc a volte scioglie la lingua.
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