giovedì 23 gennaio 2014

Anche i palazzinari hanno l’Angiola custode Di ilsimplicissimus


A con Veltroni… la tradizione continua … questo è il motto che compare nella scarna pagina della Fondazione Armelini di cui Angiola è presidente. Per la verità non si capisce bene cosa faccia questo ennesimo ente, ma d’altronde dove vai se la fondazione non ce l’hai, reale o finta che sia? Però la faccenda della tradizione deve’essere vera perché Angiola Armellini ora accusata di aver nascosto al fisco 1243 appartamenti e 2 miliardi di redditi finiti nei paradisi fiscali, non è proprio nata ieri: già nel ’91 era rimasta coinvolta assieme al padre e alla sorella Francesca, in una frode fiscale e falso in bilancio per oltre 500 miliardi di lire. E ancora nel 1996 era finita, assieme all’ex marito Alessandro Mei, in una bancarotta fraudolenta da 200 miliardi di lire.
Del resto il padre Renato Armellini è stato l’indimenticabile profeta dei furbetti del quartierino, il messia dei palazzinari, coinvolto negli anni ’70 in una tale serie di inchieste per bancarotta e truffa che le mani sulla città sarebbero insufficienti, ci vorrebbero almeno anche i piedi. E del resto dev’essere stato con questi ultimi arti che deve aver costruito i quartieri di cartone ad Ostia che poi hanno dovuto essere recuperati coi soldi pubblici, per non parlare delle mostruosità cementizie sparse dalla Magliana, all’Eur, al Tusculano dove sorge il suo capolavoro: un palazzo con 108 appartamenti venduto senza allacci elettrici, senza canne fumarie, senza collegamento alla rete idrica. O dell’impresa di modificare i dati nei computer dell’ufficio imposte, di corrompere giudici e delle strane amicizie che gli costarono un sequestro per mano della ‘Ndrangheta.
E allora è ancor più pressante la domanda: come mai col peso di questo popò di tradizione è stato possibile che la signora Armellini abbia potuto nascondere al fisco per decenni migliaia di unità immobiliari e i loro proventi?  Sarà forse che la signora è stata la compagna di Bruno Tabacci, democristiano, berlusconiano, udiccino irrequieto, ma sempre vicino al Vaticano, al mondo bancario e ai Ministeri finanziari? Oppure dobbiamo trovare le nostre tracce da pollicino in via Bassano del Grappa, dove si concentrano fiduciarie, finanziarie, professionisti del denaro, intrecciati al Vaticano e ai servizi, quasi tutti in possesso di appartamenti in via Gradoli (proprio quella del caso Moro)  e dove aveva sede anche Celesia spa, posseduta dalla Garlate Beheer BV srl, una finanziaria con sede in Olanda che si occupa di trading immobiliare e azionario il cui amministratore era, guarda caso Laura Romandini ,vedova di Renato Armellini, morto per annegamento nel ’93? Oppure si deve scavare nelle tragicomiche motivazioni che indussero Walter Veltroni a intitolare una piazza al costruttore nel periodo in cui si stava avvicinando alle esigenze immobiliari del Vaticano e ai suoi uomini?
Nascondere 1243 appartamenti non è uno scherzo, richiede potenti complicità e vaste coperture ed è spassosissimo assistere al finto stupore dei media. Per questo immagino che la signora Angiola se la caverà egregiamente, che ci saranno intere spedizioni umanitarie in suo soccorso, non soltanto quella preventiva della trepida Cancellieri. Dopotutto non sarebbe giusto far vivere in dieci metri quadri chi ne possiede 20 mila: lo choc a volte scioglie la lingua.

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