I vari commenti sulle elezioni di metà mandato degli Usa si soffermano sulla “storica” vittoria dei repubblicani. Secondo i politologi si tratterebbe quindi di una svolta a destra. Questo è ovviamente vero al livello della rappresentanza politica – i repubblicani sono più destra dei democratici – ma a mio parere questo è il frutto paradossale di uno spostamento a sinistra
dell’elettorato statunitense che – attraverso il meccanismo deformante
del bipolarismo – ha determinato la vittoria della destra. Provo a
motivare brevemente questa mia affermazione che può risultare paradossale.
Parallelamente alle elezioni politiche parziali, si sono svolti in
vari stati referendum su questioni di una certa rilevanza. Segnalo
perché mi paiono assai significativi i seguenti: in 5 Stati (in
maggioranza repubblicani) si tenevano referendum sull’aumento del salario minimo.
In tutti gli Stati ha vinto – anche con margini ampi – la proposta di
aumentare i salari minimi. Ovviamente i repubblicani erano contrari. In 4
Stati si è votato per forme diverse di legalizzazione della marijuana.
In 3 stati ha vinto chi sosteneva la legalizzazione. In
3 stati si è votato su quesiti che attenevano al tema dell’aborto. In 2
ha vinto il fronte abortista. Tutto si può dire salvo che questi dati
segnalino uno spostamento a destra dell’opinione pubblica.
In secondo luogo mi pare obbligatorio sottolineare come più che di una vittoria dei Repubblicani si sia trattato di una sconfitta dei Democratici.
La partecipazione al voto a queste elezioni è infatti letteralmente
crollata. A queste elezioni ha votato il 36,6% degli aventi diritto
rispetto al 40,9% che aveva votato nel 2010 alle ultime elezioni di metà
mandato. Abbiamo quindi un crollo dei votanti e i dati che ho trovato
in merito sottolineano come il crollo sia avvenuto maggiormente negli
Stati dove i democratici erano più forti, tra i giovani, tra le
minoranze etniche e nella parte meno istruita della popolazione.
I dati ci parlano quindi del fatto che una larga parte degli strati
più deboli della popolazione – che nelle ultime elezioni aveva votato
democratico nella speranza di una cambiamento – questa volta non sono
andati a votare perché il cambiamento non l’hanno visto. A
me pare quindi che il voto segnali che negli Usa è cresciuta una
diffusa domanda di giustizia sociale, che si è sentita presa in giro dai
democratici e che quindi non li ha più votati. Tutti i sondaggisti
segnalano come larga parte della popolazione – compreso l’elettorato
repubblicano – ritenga che la ripresa in corso stia favorendo i ricchi, le banche e i soliti noti,
mentre nulla venga in tasca agli strati popolari. Può sembrare un
paradosso ma la destra ha vinto le elezioni perché il paese si è
spostato più a sinistra in senso egualitario e non ha trovato chi poter
votare per esprimere questo orientamento.
Io penso che questo non avvenga a caso ma sia precisamente il motivo
per cui è stato costruito e si cerca di estendere in ogni dove il bipolarismo.
Negli Usa il sistema bipolare è istituzionalizzato e anche un bambino
capisce che entrambi gli schieramenti sono interni all’establishment
dominante e che non fanno quindi gli interessi delle classi popolari.
Dentro la crisi che ha evidenziato le storture del neoliberismo e della
finanza globalizzata, questa consapevolezza è emersa con più chiarezza e
Obama che aveva suscitato un’aspettativa di cambiamento è stato duramente e giustamente punito. I delusi da Obama non sono andati a votare repubblicano, semplicemente non si sono recati alle urne. Hanno manifestato il loro dissenso non dando il voto.
Credo di poter affermare senza essere smentito che se negli stati
Uniti vi fosse stato un sistema proporzionale, una parte di questa
critica si sarebbe espressa con un voto a sinistra del partito
democratico. Al contrario, nel sistema bipolare, l’unico modo per
esprimere il proprio dissenso – da sinistra – è quello
di non votare, di non turarsi il naso. E’ infatti evidente che un
elettore critico con il moderatismo di Obama non voterebbe mai
repubblicano vista la loro manifesta la posizione a favore dei ricchi
degli industriali e dei banchieri.
Questa vicenda mi pare quindi sia un esempio da manuale di come il
bipolarismo, lungi dal permettere al popolo di esprimere le proprie
opinioni per vederle rappresentate, è semplicemente un sistema che
mantiene la parvenza della democrazia come finzione
teatrale attorno alla permanenza indiscussa della difesa dei privilegi
dei ricchi, della finanza, della grande industria.
Questo dovrebbe far riflettere chi da sinistra continua a sostenere
la necessità in Italia di rafforzare un sistema bipolare che palesemente
non esiste nella società. La proposta di legge di Renzi, – il superporcellum con il ballottaggio- ha un unico obiettivo: rendere impermeabile alle istanze popolari
il terreno del governo perché chiunque vincerà sarà espressione di uno
dei due poli di centro destra o centro sinistra che – analogamente alla
situazione statunitense – sono palesemente espressione delle classi
dominanti italiane ed europee.
Per queste ragioni ritengo necessario lottare per impedire l’approvazione di una nuova legge elettorale
in quanto va benissimo quella che c’è, frutto della sentenza della
Consulta: proporzionale con sbarramento e una preferenza. Il
proporzionale è l’unico sistema che permette ai popoli di costruire
effettivamente una propria rappresentanza politica evitando di dover
semplicemente scegliere a quale frangia delle classi dominanti delegare
la propria rappresentanza oppure di doversi astenere. Nemmeno più negli
Stati Uniti si turano il naso, bisognerebbe smetterla di farlo anche in
Italia.
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