L’inquinamento atmosferico ci uccide con facilità, con così tanta facilità da uccidere uno di noi ogni giorno. In Italia la causa di tutto ciò arriva dall’utilizzo di combustibile fossile, e in particolare dal suo impiego nelle centrali a carbone. A rivelarlo è il recente studio di Greenpeace: l’associazione per l’ambiente, infatti, ha studiato e sviluppato un’accurata ricerca scientifica sull’impatto ambientale, economico e sociale che hanno queste centrali. Il modello utilizzato da Greenpeace riprende lo schema proposto dall’Agenzia europea per l’ambiente, dove si chiarava che la centrale termoelettrica dell’Enel -situata nell’area di Brindisi Sud- è addirittura tra le venti più inquinanti d’Europa. Si è arrivati a stimare, infatti, che questo solo impianto ha creato danni tra i 536 e i 707 milioni di euro, e allora Greenpeace ha voluto andare più a fondo, calcolare quanto gli italiani pagano per l’utilizzo del carbone e quanto di quel pagamento non corrisponde alla bolletta dell’energia elettrica, bensì ad altre voci indirette come le spese mediche, le assenze dal lavoro per malattia o i danni ai terreni agricoli e derivati.
Il risultato è che il prezzo per l’uso del carbone che noi paghiamo si aggira intorno al miliardo e settecento mila euro, senza contare -appunto- il pagamento più caro, quello in termini di vite umane. Le morti avvenute prematuramente e associabili all’inquinamento ambientale causato dalle centrali Enel nel 2009 erano esattamente 460, con danni stimabili intorno ai 2,4 miliardi euro, di cui il carbone -come detto- è responsabile per appunto 1,7 miliardi.
Enel però non ci sta, e dice che questo studio di Greenpeace è a tutti gli effetti errato e denigrante; secondo l’azienda, infatti, la metà della produzione di energia avviene in processi privi di anidride carbonica grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili o al ricorso al nucleare. Enel inoltre non ci sta a sentirsi dare dell’omicida ambientale e non solo, a causa della sua produzione di emissioni di co2, definita dall’azienda “scarsa”.
Ma Greenpeace non ci sta, e invece dichiara che Enel produce ben il 70% dell’energia elettrica utilizzando il combustibile fossile, aggiungendo che se i dati non fossero riferiti al 2009 ma ad oggi la stima dei morti salirebbero a 400 e la spesa a più di miliardi di euro l’anno.
Il risultato è che il prezzo per l’uso del carbone che noi paghiamo si aggira intorno al miliardo e settecento mila euro, senza contare -appunto- il pagamento più caro, quello in termini di vite umane. Le morti avvenute prematuramente e associabili all’inquinamento ambientale causato dalle centrali Enel nel 2009 erano esattamente 460, con danni stimabili intorno ai 2,4 miliardi euro, di cui il carbone -come detto- è responsabile per appunto 1,7 miliardi.
Enel però non ci sta, e dice che questo studio di Greenpeace è a tutti gli effetti errato e denigrante; secondo l’azienda, infatti, la metà della produzione di energia avviene in processi privi di anidride carbonica grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili o al ricorso al nucleare. Enel inoltre non ci sta a sentirsi dare dell’omicida ambientale e non solo, a causa della sua produzione di emissioni di co2, definita dall’azienda “scarsa”.
Ma Greenpeace non ci sta, e invece dichiara che Enel produce ben il 70% dell’energia elettrica utilizzando il combustibile fossile, aggiungendo che se i dati non fossero riferiti al 2009 ma ad oggi la stima dei morti salirebbero a 400 e la spesa a più di miliardi di euro l’anno.
Nessun commento:
Posta un commento