Nei 27 comunicati prodotti in quasi 3 mesi di offensiva, la guerriglia si
rivolge a tutti gli sfruttati del pianeta [Andrea Spotti dal Chiapas]
di Andrea Spotti, inviato della Fornace in Messico
Con la pubblicazione dell'ultima parte di "Loro e Noi", uscita il 14
marzo scorso, l'Ezln chiude l'offensiva comunicativa iniziata con "la
seconda presa delle cittá" e si prepara a ricevere nei territori autonomi
gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, per la futura
apertura, probabilmente nell'agosto prossimo, della Scuola zapatista.
Mentre durante la prima fase della campagna la guerriglia indigena ha ribadito
la forza della propria r-esistenza all'accerchiamento militare, paramilitare e
mediatico degli ultimi anni, criticando duramente tutto il sistema dei partiti,
considerati ugualmente funzionali agli interessi del gran capitale; nelle
ultime settimane, si è rivolta esclusivamente ai miltanti della Sexta,
annunciando alcune novità, nonché l'intenzione di voler condividere quanto
appreso in anni di sperimentazione democratica, per dimostrare - non a partire
da una qualche teoria ma dalla propria esperienza - che è possibile forzare i
limiti imposti da rappresentanza e capitalismo ed iniziare a costruire una
societá diversa, fondata sull'autogoverno di "chi sta in basso".
La prima novitá riguarda la Sexta, che, a differenza de La Otra Campaña, viene
concepita da subito come globale. Con la Sexta gli zapatisti invitano ad andare
oltre l'orizzonte dello Stato nazione, "lo Stato Zombie" di cui non
resta altro che lo scheletro repressivo e parassitario, per costruire un
movimento che possa avere respiro internazionale. Se il dominio del capitale
determina la sorte delle vite e dei territori al di sopra delle sovranitá
nazionali, altrettanto globale deve essere la risposta dei movimenti, che
devono cercare di relazionarsi e costruire ponti tra le lotte a questo livello.
Gli zapatisti, in altri termini, chiamano a lavorare alla costruzione di una
nuova Internazionale che possa unire gli sforzi e gli obiettivi delle diverse
resistenze al capitalismo sul piano mondiale. L'internazionalismo zapatista
nasce dalla convinzione che tutte le lotte che - dal basso - animano il pianeta
fanno parte di un "noi piú grande e ancora da costruire", all'interno
del quale diversitá ed eterogeneitá non rappresentano un limite ma una
ricchezza. Nella Sexta, che è fatta di "differenti dolori e di distinte
ribellioni", "siamo uguali perché siamo differenti", perció
viene bandito ogni tentativo di egemonia o di avanguardismo.
Ma chi stanno convocando le comunitá indigene? La risposta sta nel
"materialismo" dei guerriglieri maya, nella divisione fra "chi
sta in alto" e "chi sta in basso" che fonda la loro azione
politica. Per gli zapatisti, infatti, la bussola del ribelle non deve indicare
solo a sinistra, ma anche e soprattutto verso il basso. Il basso di
"coloro che non hanno" che si contrappone all'"alto" di chi
possiede e si arricchisce proprio grazie allo sfruttamento e alla spoliazione
di chi non ha; l'alto dei "padroni del denaro" contro il basso dei
"poveri" che creano la richezza di cui non possono godere.
Da questa separazione sorgono conseguenze politiche rilevanti. Per gli
zapatisti, non si tratta di cambiare governo ma di costruire un nuovo modo di
fare politica che sia radicalmentente altro rispetto a quanto ci viene proposto
dall'alternanza istituzionale. In questo senso, dal loro punto di vista, non fa
molta differenza il genere o l'etnia di chi governa e non esistono governi
amici. Come rappresentato simbolicamente durante la prova di forza dello scorso
21 dicembre, gli zapatisti seguono un'altra logica e un altro calendario: la
logica del comandare-obbendendo e i ritmi dettati dalle necessitá comunitarie.
Quella zapatista è una Lunga Marcia, uno sforzo collettivo che sedimenta
risultati nel lungo periodo. Le comunitá - uno squarcio nella sovranitá dello
stato messicano ma anche nel dominio della finanza globale - ne sono un esempio
concreto. Dove, prima del sollevamento, analfabetismo, sfruttamento e
denutrizione erano la norma, adesso ci sono scuole, cooperative autogestite e
cliniche. Anni di lavoro collettivo e solidarietá internazionale dimostrano,
dunque, che autonomia e autoorganizzazione danno risultati.
Nei ventisette comunicati prodotti in quasi tre mesi di offensiva, la
guerriglia si rivolge a tutti gli sfruttati e subalterni del pianeta. Non solo
agli indigeni, alle donne, ai lavoratori e ai contadini, ma in generale a tutte
le alteritá e alle soggettivitá antagoniste. Oltre a salutare la lotta dei
Mapuche e gli studenti di #YoSoy132, gli zapatisti si dirigono alle
controculture metropolitane, alle curve, ai venditori ambulanti, alle piccole
case editrici resistenti e ai gruppi musicali alternativi; nonché al popolo
venezuelano il quale, vittima di una campagna mediatica "golpista",
"saprá trarre forza dal suo dolore".
Le altre novitá riguardano l'arrivo di un nuovo portavoce e la nascita della
Scuola zapatista. Insieme a Marcos, a portare la parola dell'Ezln sará, d'ora
in avanti, il Subcomandante Insurgente Moisés. Di origine tzeltal, il nuovo
"lui-siamo" è un elemento di spicco della guerriglia e ne fa parte
dall'83. Nel suo primo comunicato, invita gli aderenti alla Sexta a diventare
alunni delle comunitá indigene e a frequentare il corso "La Libertá secondo
gli/le zapatist@" nella scuola che gli insorgenti apriranno prossimamente.
Ovviamente, la Scuola Zapatista è una scuola sui generis: non ci sono cattedre,
si parte dalla pratica e non dalla teoria, e, soprattutto, non si vuole imporre
un modello, ma suggerire un esempio e trasmettere una speranza. L'obiettivo è
dimostrare, a partire dal processo di trasformazione in atto nei territori
ribelli, che i poveri sono in grado di autogovernarsi. Ai partecipanti, che
saranno invitati direttamente dalla guerriglia, verranno mandati dei testi
propedeutici da studiare prima dell'inizio delle lezioni, in data ancora da
stabilire. Il corso sará tenuto dagli uomini e le donne che hanno avuto ruoli
di responsabilitá negli organismi di autogoverno. A quasi dieci anni dalla
nascita dei Caracoles, le comunitá ribelli vogliono condividere risultati e
riflessioni prodotti durante anni di costruzione di democrazia dal basso.
Saranno poi "i compagn@ della Sexta", per dirla con il Subcomandante
Moisés, a decidere "cosa serve e cosa no alle loro lotte".
Al centro dei quaderni che fanno parte del materiale didattico del corso, ci
sono lo scambio di esperienze, le valutazioni e le critiche al processo di
costruzione dell'autonomia prodotti dalle basi d'appoggio dei cinque Caracoles
nell'ambito della grande discussione collettiva che si é data nei territori
resistenti. Nella settima e ultima parte di "Loro e Noi", intitolata
"I/le piú piccol@", ne vengono presentati dei frammenti che sono un
assaggio dei temi che si toccheranno durante il corso e che permettono di
ascoltare direttamente la voce delle comunitá in lotta.
Con parole semplici, gli uomini e le donne della guerriglia maya descrivono
come stanno creando la propria libertá. In quella che hanno chiamato "la
condivisione" parlano della difficoltá dell'autogoverno, della lotta nella
lotta delle donne zapatiste, dell'amministrazione delle risorse economiche e
della trasparenza, dell'organizzazione di villaggi, municipi e giunte del buon
governo, oltre che della resistenza. Insomma, parlano "di come si fa la
democrazia".
Attraverso i frammenti, è possibile farsi un'idea delle conquiste raggiunte
dalle comunitá e della complessitá della loro organizzazione. Guadalupe,
Eloísa, Andrea, Claudia e Ana raccontano "il lungo cammino" delle
zapatiste e i risultati raggiunti in termini di "equitá di genere"
grazie alla Legge Rivoluzionaria delle Donne che ha fatto sí che l'equa
distribuzione degli incarichi amministrativi tra i generi sia diventata ormai
la norma e che la condizione della donna sia significativamente migliorata.
Dal punto di vista economico la parola d'ordine é l'autonomia. Il lavoro
politico viene finanziato da iniziative economiche portate avanti dai
collettivi locali. Chi amministra i Municipi o le Giunte del Buon governo sta
in carica tre anni, non riceve nessun compenso economico ma solo in generi di
prima necessitá e puó essere tolto dall'incarico in qualunque momento. Le
comunitá hanno anche due banche, che finanziano progetti produttivi e di altro
genere: Banpaz (Banca Popolare Autonoma Zapatista) e Banamaz (Banca Autonoma
delle Donne Zapatiste).
Ne "i/le piú piccol@" si parla anche dei risultati ottenuti dal
sistema sanitario zapatista, (che "é migliore di quello del
malgoverno"), del tentativo di risolvere i conflitti interni a partire
dall'ascolto e dal consenso, oltre che della resistenza alla guerra di bassa
intensitá. Quest'ultima, nonostante il silenzio dei media, continua e minaccia
di sgomberare la comunitá di San Marcos Avilés, nella quale 140 famiglie tzeltales
basi d'appoggio della guerriglia sono state aggredite da gruppi legati Pri, Prd
e Partito Verde.
Oltre a fare dell'Ezln il convitato di pietra del mondo politico e mediatico
messicano, tre mesi di offensiva comunicativa hanno dimostrato la vitalitá della
proposta politica della guerriglia zapatista. In un'epoca in cui non esistono
piú modelli di trasformazione sociale a cui ispirarsi, l'esempio di
sperimentazione democratica delle comunitá indigene é una sfida all'altezza dei
tempi, un processo di trasformazione sociale che puó essere molto utile per
suggerire ai movimenti e alle lotte del resto del mondo vie d'uscita eretiche
dalla crisi di civiltá che stiamo attraversando.
Nessun commento:
Posta un commento