Capita spesso che qualcuno accusi qualcun altro di coltivare nel
proprio giardino la sindrome Nimby, di non accettare, in pratica,
davanti al proprio portone di casa ciò che si ritiene possa andar bene
in qualsiasi altra parte. Questione di egoismo sociale, dicono. Questo
termine, che è un semplice acronimo, ha avuto un grande successo nel
vivace dibattito che si è aperto attorno alla questione degli impianti
per la produzione di energie alternative perché risolve le controversie
in modo spiccio e consente di non porsi tante altre domande e,
soprattutto, di non discutere alla pari con chi la pensa in un altro
modo. Di questa pratica la politica è maestra, soprattutto quando è
incapace di confrontarsi con i cittadini e di proporre progetti non
semplicemente condivisi, come si vorrebbe, quando sono già belli e
pronti, ma di costruirli prima, insieme alla popolazioni.
Nel corso di un incontro a Perugia con il ministro dell'ambiente
Andrea Orlando la sindrome Nimby ha fatto un deciso passo in avanti ed è
diventata qualcosa di molto peggio. La presidente della Giunta
regionale Catiuscia Marini, parlando alla sala della Vaccara, ha detto
che non verrà consentito a "minoranze talebane" di accusare le
istituzioni pubbliche di voler distruggere il territorio quando si cerca
semplicemente di attuare politiche energetiche proposte, tra l'altro,
dalla stessa comunità europea. L'accusa era rivolta, si può presumere,
ai vari comitati popolari che in diverse zone dell'Umbria si sono
opposti alla costruzione di impianti a biogas o a biomasse. Certo,
definire "minoranze talebane" intere popolazioni locali che si
organizzano non è il massimo, soprattutto usando un tono, diciamo,
decisamente sopra le righe, ma può capitare anche alle persone più
avvedute. Il fatto è che se anche una presidente di regione non rinuncia
a toni da comizio in una piccola sala, di fronte a un pubblico ben
disposto, e accanto a un ministro della Repubblica, vuol dire che il
tema è decisamente delicato. Perché così tanto nervosismo?
Intanto perché attorno a questo tema girano sempre tanti interessi. E
poi davanti a questa parola, green, in una regione verde di per sé non
si possono avere incertezze. Certo, il ricordo della filosofia delle
grandi opere è ancora caldo e niente affatto archiviato. C'è una svolta
rispetto al vecchio modello di sviluppo che abbiamo visto in questi
anni? un cambio di rotta, una nuova gerarchia che ponga davvero il
consumo di suolo nel cassetto delle vecchie foto del tempo andato?
Attorno a questi nuovi progetti sull'energia gira la solita ricerca di
una nuova forma rendita o un cambiamento reale che ponga al centro
l'interesse pubblico e un ruolo propulsivo della rete delle autonomie
locali? cambiano gli attori o siamo sempre lì, con investitori che non
guardano l'ambiente quanto i bonus energetici? in realtà l'Europa non ci
chiede di riempire il territorio di impianti a biomasse utilizzando le
pratiche agricole, i terreni fertili, per produrre combustibile da
bruciare nei forni. E' questo il futuro della nostra agricoltura? Le
priorità che ci vengono proposte guardano al risparmio e all'efficienza
energetica, è questo che ci chiede l'Europa, il resto sta a noi, alle
nostre virtù. Questi impianti a biomasse non si possono collocare un po'
a caso seguendo logiche che non coinvolgono chi in quel territorio vive
e opera. Questo, più o meno, dicono i comitati che protestano.
Quando si approva il progetto per un impianto vicino a un centro
abitato la popolazione vede che questa scelta è stata fatta sulla sua
testa e che, alla fine, viene manomesso il proprio territorio per gli
interessi di qualcuno che non ha nessun rapporto con la realtà locale
che non sia quello che somiglia a una vaga forma di colonizzazione. La
sindrome Nimby è tutta qui. Non vogliamo rendite e speculazioni non nel
nostro giardino, ma nel nostro territorio. Per il resto, la nascita di
così tanti comitati popolari nei tempi della solitudine di massa, del
predominio degli interessi privati, e del disimpegno sociale dovrebbe
essere guardata dai signori della politica come un regalo piovuto
dall'alto.
Alla fine, alla sala della Vaccara, il ministro ha detto che i
progetti meglio riusciti sono quelli costruiti insieme ai cittadini, nei
territori, con i comitati popolari. Andrea Orlando, a differenza dei
politici che noi elettori abbiamo premiato alle elezioni, non ha visto
nemmeno un talebano aggirarsi nelle campagne umbre. Meglio così.
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