Una delle poche certezze uscite dalle urne nelle ultime elezioni è il
travolgente e in parte inaspettato risultato del M5S e nelle ultime
settimane si sono sprecate le analisi di opinionisti di ogni posizione
che cercano di analizzare il fenomeno grillino. Si è molto parlato tra i
comunisti del ruolo di oggettivi salvatori del sistema di Grillo e soci
nel dirottare la rabbia popolare dal sistema economico capitalista,
vero responsabile della crisi che attraversiamo ,al sistema politico
inteso come partitocrazia e politica di professione (in poche parole
contro i burattini invece che contro i burattinai).Queste analisi
risultano però incomplete se non analizzate all’interno di un orizzonte
più ampio: l’affermarsi in Italia e in tutto il mondo occidentale
capitalistico negli ultimi vent’anni di quella che potrebbe essere
definita come “l’ideologia del post-ideologico”.
Dalla pubblicazione del celeberrimo saggio di Francis Fukuyama sulla
“fine della storia” vista come trionfo totale ed indiscusso
dell’economia capitalistica e della democrazia liberale, le borghesie di
tutto il mondo e i loro portavoce nel mondo del giornalismo e degli
“intellettuali” propagandano senza sosta l’idea che non esista più
spazio alcuno per le grandi ideologie che hanno segnato la storia del XX
secolo, in primis quella comunista, e che sia necessario attenersi in
politica a concetti vaghi ed astratti quali “buonsenso” e
“responsabilità”, rinunciando a mettere in discussione il sistema
politico-economico capitalista in quanto l’unico possibile e
“razionale”. Il M5S è al tempo stesso figlio e alfiere di questa
mentalità dominante.
Indubbiamente la teoria della fine delle ideologie propugnata dalle
borghesie ha trovato vasto seguito anche nelle classi popolari grazie ad
un’incessante propaganda culturale e mediatica. Diventa dunque normale
e preventivabile che la gran parte dei lavoratori italiani schiacciati
dalla crisi e delusi dal ceto politico dei vari partiti liberisti
susseguitisi al potere ma al tempo stesso imbevuti di propaganda
post-ideologista snobbino i partiti comunisti e si orientino su un
movimento come quello grillino che fa della tesi della morte delle
ideologie uno dei suoi pilastri. L’M5S ha recepito e fatto suo in pieno
questo messaggio propagandistico esprimendolo in una forma ancora più
pura di quanto non abbiano fatto gli altri partiti borghesi come il PD e
il PDL, che per ragioni storiche e organizzative hanno mantenuto alcuni
legami con il clima ideologico pre-89 (un esempio è dato dalla
propaganda anticomunista in stile guerra fredda dell’area
berlusconiana). I grillini nonostante si presentino come movimento
antisistema partono invece dal presupposto che il sistema inteso come
società capitalistica, al di là di alcune condivisibili ma estemporanee
esternazioni di Grillo contro l’Europa delle banche, non possa essere
modificato e che in sostanza non abbia nemmeno particolari colpe per la
crisi che stiamo vivendo. Da ottimi adepti del pensiero unico
liberal-liberista del XXI secolo condividono più o meno consapevolmente
l’idea che non è il capitalismo a non funzionare (secondo la mentalità
degli epigoni di Fukuyama il sistema capitalistico non può non
funzionare) ma che siano i suoi esecutori (i “politici di professione”) a
non essere in grado di far funzionare bene un sistema altrimenti
perfetto. Sparisce dunque qualsiasi orizzonte per lo sviluppo di un
sistema alternativo a quello capitalistico, rimpiazzato dalla volontà di
sostituire semplicemente gli attuali amministratori con una “nuova
generazione” in nome di una non meglio definita “ buona politica”.
E’ questa concezione a fare da retroterra alla cosiddetta
antipolitica, una versione distorta della lotta di classe che vede
fronteggiarsi non più proletariato e borghesia ma “cittadini” e
“casta”. E’ sufficiente osservare i bizzarri video diffusi su youtube
dal guru Casaleggio per rendersi conto come sia la stessa leadership del
Movimento a rilanciare coscientemente questa concezione: assistiamo
alla presentazione di un futuro “utopico” in cui il grillismo ha
trionfato su scala mondiale, in cui non c’è più spazio per religioni e
ideologie (guarda caso rappresentate proprio da falce e martello) e la
democrazia web ha annientato le “dittature” che non si adeguano al nuovo
modello (niente meno che il principale Stato Socialista, la Cina).
Insomma, una visione che corrisponde ai sogni più sfrenati di Fukuyama,
della Casa Bianca o di Gene Sharp.
La “pericolosità “del M5S non risiede dunque in presunte tendenze
fasciste o in una qualche minaccia per le istituzioni , ma proprio in
questa opera di diffusione e consolidamento del mito del postideologico
che fa da base al capitalismo del XXI secolo . E’ su questo punto che le
forze comuniste e progressiste italiane dovranno concentrarsi in questa
fase storica: combattere il post-ideologico e in un certo senso
“reideologizzare” il dibattito politico e culturale. Solo così i
comunisti potranno ritornare ad essere una forza protagonista e ad
aggregare e indirizzare le lotte popolari senza che queste vengano
risucchiate nel calderone dell’antipolitica.
di Riccardo Maggioni.
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