sabato 20 luglio 2013

D&G, una brutta lezione di stile





Poche paillettes! A noi pezzenti con saldi principi al 40% possono anche non piacere, ma quei due hanno stile da vendere. «Comune, fate schifo», più che un cinguettio è un rutto sovversivo, ma intanto la capitale della moda non spettegola d'altro. Dolce & Gabbana sono indignati, mais oui! Ce l'hanno con la finanza? No. Con la giunta Pisapia, in particolare con l'assessore D'Alfonso che ne ha detta una giusta: «Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi che hanno rimediato condanne per fatti odiosi come l'evasione fiscale». Però. Un'alfonsata ma sincera, che se diventasse delibera trasformerebbe Milano in una città fantasma. D&G, infatti, sono così arrabbiati che hanno deciso di sfregiarla privandola per tre giorni delle boutiques di via della Spiga e corso Venezia: «Chiuso per indignazione, closed for indignation».
Finalmente uno sciopero. I due sarti sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi per frode fiscale, ma non è questo il punto, tant'è che il Comune ha già «aperto le porte» ai due permalosi, e il sindaco ha cerchiobottato: «Battuta improvvida, offese inaccettabili». Finirà con un cocktail e qualche pacca sulle spalline alla settimana della moda. Ma più che disquisire arzigogolando in punta di diritto (è solo il primo grado di giudizio...) o sbracando con argomentazioni irripetibili, noi con i problemi della fine del mese dovremmo ringraziare D&G per aver dimostrato che l'indignazione, ogni tanto, paga. Il tweet con la griffe è già stato lanciato: tarocchiamolo, rivendiamocelo per la stagione autunno/inverno, tornerà utile quando aumenteranno il biglietto dell'Atm, per esempio. Indigniamoci, sfiliamo sulle barricate armati di cocktail. Magari ci aprono le porte del tram, mica solo a Dolce & Gabbana.

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