"Congresso subito.
Solo così possiamo salvare il Pd". Per Cofferati, intervistato da
Globalist, sono stati fatti errori gravissimi. [Fabio Luppino]
di Fabio Luppino, Globalist.it
"Stiamo andando contro la volontà dei nostri elettori. Quello che
è accaduto in queste ultime ore è un tradimento di quel mandato. Si
poteva fare diversamente, non si è voluto fare. Solo un congresso subito
potrà salvare il Pd". Sergio Cofferati, parlamentare europeo, è tra i
45 fondatori di questo che a oggi sembra un non partito. Ci tiene a
salvarlo. Ha la forza e la statura politica per farlo. Riformista da
sempre, ma quando c'è stato da fare battaglie radicali in nome dei
principi e dei valori della sinistra, da segretario della Cgil, le ha
fatte. "Dobbiamo dire con chiarezza dove siamo collocati. Non abbiamo
mai chiesto di entrare nel Partito socialista europeo, perché?".
Cofferati, ieri mattina, nell'attesa della decisione di Napolitano
abbiamo vissuto un pauroso vuoto di potere. I partiti che tanto si
erano scagliati contro l'antipolitica, una volta in Parlamento si sono
rivelati inservibili. Cosa ci ha portato a questo punto?
Le cose che sono capitate nelle ultime settimane hanno rafforzato
l'antipolitica. L'incapacità dei partiti è stata enorme. La conclusione
della giornata di ieri segna una caduta verticale dell'autorevolezza del
Parlamento. Se si deve chiedere al Presidente supplicando una
disponibilità a tornare in campo si esplicita la debolezza delle
istituzioni. Questo è molto grave. Ci sono elementi di preoccupazione
destinati a durare.
Opportunisti e traditori, lo dice anche Marini. Come mai Bersani non se n'è accorto? In cosa ha sbagliato il segretario Pd?
Ci sono responsabilità dei singoli e dei gruppi. Sono rimasto
impressionato in negativo dalle conclusioni della direzione. Conclusioni
unanimi prese in un arco di tempo brevissimo in cui si dava il mandato a
Bersani di cercare una convergenza sul Presidente della Repubblica con
il centrodestra. Quel voto si è trasformato in una clamorosa frattura
sulle conseguenze del mandato, che però erano obbligate. Se non era
Marini, sarebbe stato Mattarella, se non lui Amato. Il nome era
conseguenza del mandato. Abbastanza penoso l'argomento di chi dice, in
discussione non è la persona perché degnissima, ma la soluzione politica
a cui quella persona allude. Non è la scelta di Marini che alludeva
all'accordo con il Cavaliere, ma la decisione presa. Se un gruppo
dirigente finisce dentro un perimetro di questa natura in cui le
contraddizioni si sommano all'opportunismo, vuol dire che c'è una
malattia profondissima. Questo problema sovrasta le responsabilità dei
singoli. Unanimismo finto in direzione. Penso che sia stato un errore
cercare un accordo con il Cavaliere, io non lo avrei mai fatto. Una
volta che lo fai, lì vai. Lo hai deciso tu.
La candidatura di Prodi, dunque, un affronto inutile al Professore...
Assolutamente sì.
Cosa resta del Pd ora?
Ha solo una strada: fare subito il congresso e verificare lì se
esistono i presupposti per un rilancio. Qualcuno sostiene che si deve
fare più tardi. Sarebbe un errore grave, porterebbe alla dissolvenza del
partito. Il tempo senza un gruppo dirigente senza una linea precisa
porta all'allontanamento degli iscritti, degli elettori. Spero che non
sia un obiettivo non dichiarato, ma da qualcuno auspicato.
Si parla di scissione da più parti...
L'ultima chance è il congresso. Va fatto con convinzione e
determinazione. Sono stato tra i 45 fondatori. Condivido poco o nulla
delle ultime scelte del partito. Non mi arrendo all'idea che il Pd non
debba esistere. Senza un gruppo dirigente le prossime fasi dovranno
essere gestite da qualcuno che l'assemblea, non la direzione, dovrà
indicare. Un gestore temporaneo si giustifica se il congresso c'è e
viene anticipato. Altrimenti saremmo di fronte allo stravolgimento delle
norme statutarie. Questo non si può fare.
Qualcuno ha detto: no Rodotà non può fare il Presidente, troppo laico...
Il laicismo di Rodotà è un grande valore. E' uno dei tratti del
tutto condivisibili della personalità politica di Rodotà. E' un
riferimento alla Costituzione della quale Rodotà è un convinto
difensore. La Costituzione è di tutti, non di alcuni. Ho trovato questo
commento insensato.
Dopo il 25 febbario il Pd sembra aver dimenticato il segnale dato
dagli elettori. Fassina, replicando a chi voleva Rodotà come ad un
cedimento alla piazza, ha detto c'è una classe dirigente e una classe
seguente. Una classe dirigente non si piega ai voleri di questo o
quello. Che ne pensa?
Un dirigente viene eletto per realizzare degli obiettivi e applicare
un orientamento che sono condivisi dai suoi elettori. Deve interpretare e
tradurre in azioni i bisogni che gli sono stati consegnati. Se la tua
base ti dice con il voto: voglio che tu abbia l'incarico a governare il
Paese in alternativa al centrodestra e tu vai a governare insieme al
centrodestra non sei un dirigente.
Che cosa sei?
Sei una persona che ha perso il senno. Non vuol dire avere un
orientamento mutevole in virtù delle mail che ricevi o delle sensazioni
che hai. Ma non si è dirigenti facendo l'opposto del mandato che hai
ricevuto. Siccome lì arriveremo, c'è un problema. Napolitano, persona
molto seria, a cui è stato chiesto di rimanere, aveva detto chiaramente
di volere un governo di larghe intese. L'ha detto prima, figuriamoci
ora. Nessuno può pensare che abbia accettato l'incarico per sciogliere
le Camere e mandarci a votare.
E invece bisognerebbe tornare a votare?
Era utile votare Rodotà per riconoscere il suo profilo politico. Un
uomo di sinistra, non è un uomo che nasce dalla cultura grillina, dunque
aveva le caratteristiche per poter svolgere bene quella funzione. Una
scelta autonoma non condizionata da un accordo politico con il
centrodestra avrebbe consentito di fare un'altra legge elettorale e di
tornare a votare. E non cadere in condizioni di totale assenza di
potere negoziale nell'ipotesi di un governissimo, come capiterà nelle
prossime ore. Lunedì mattina questo Napolitano proporrà alle Camere.
Il congresso quando si deve fare?
Prima possibile.
Rodotà non piaceva. Non le sembra che la vicenda del Quirinale
abbia messo in discussione il profilo di sinistra del Partito
Democratico? Ci sono troppe anime che non si capisce bene cosa vogliano
fare del Pd...
Il Pd ha perso il suo profilo. Dire che cosa sia quel che rimane del Pd è impossibile.
Non resta come prospettiva quella di mettere insieme personalità
di sinistra e fare un'altra cosa? Sel, Barca, chi ci vuole stare?
Al momento della fondazione pensavo che il Pd dovesse essere una forza riformista nel campo del socialismo europeo.
Sì, molti lo dicono, molti altri lo avversano...
Si doveva, come è stato fatto, aderire al gruppo dei socialisti
europei. E poi, successivamente, qualche settimana dopo, entrare nel
Partito socialista europeo. Siamo nel gruppo, ma non siamo mai entrati
nel Partito socialista europeo. Dovrebbe essere la casa naturale del Pd.
Non tutti la pensano così, è evidente...
Ho capito, ma questo è un problema. E va sciolto. E' un elemento
discriminante. Chi sei? Non è possibile che noi in Europa non si abbia
una collocazione nei partiti sovranazionali.
E' possibile una riorganizzazione intorno a Vendola. Può aiutare il manifesto di Barca?
Decidiamolo al congresso. Il Pd deve avere un visibile e non equivoco profilo di sinistra. Riformista, moderata, ma di sinistra.
Non le pare che ci sia un gruppo di notabili che si oppone a tutti
i cambiamenti veri? Dal Pds, quando lei era in campo per la leadership,
ad oggi?
Il problema non riguarda solo le persone e la loro vocazione
conservatrice. L'incapacità di scegliere si riproduce nelle generazioni
più giovani. Che su alcuni temi sono silenti, anche sulla nostra
collocazione internazionale.
Rosi Bindi ha detto che Letta non può guidare il governo e che è
contraria alle larghe intese. Perché lo dice solo ora, secondo lei?
Difficile capirlo. Doveva farlo prima. In molti non volevano fare un
governo con Berlusconi. Poi si sono avventurati a cercare un'intesa sul
capo dello Stato che oggettivamente trascinava il tema del governo.
Far finta che i due temi fossero separati era un infingimento.
Nel caso si facesse il congresso in tempi brevi è alto il pericolo di scissione?
Direi di no. Ma solo se sarà un congresso vero, con in campo tutte le
opzioni che servano a definire la linea ma anche la collocazione di
campo del partito. Senza zone d'ombra. E poi un congresso in cui la
discussione sui valori e le identità sia anteposta alla discussione sui
gruppi dirigenti.
Bersani è stato più vittima di altri o di se stesso?
Si è fidato di un gruppo dirigente che alla prova dei fatti si è
dimostrato incapace di reggere le scelte che diceva di voler fare.
Nascerà un governo ipotecato da Berlusconi. Quanto peserà sul Pd? Si potranno affrontare le emergenze del Paese?
Un governo di larghe intese con la fiducia di Monti, del Pdl e del
Pd rappresenterebbe una sconfitta durissima per il Pd e un risultato
insperato per Berlusconi. Come sappiamo Berlusconi, lo si è visto anche
con Monti, è tranquillamente in grado di sostenere un governo e di
attaccarlo quotidianamente. La sua affidabilità è sperimentata, è
prossima allo zero.
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