Niente
potrebbe appassionarmi di meno della battaglia di apparati che ha per
campo e per bottino la scelta tra Fonzie e il Nipote: in entrambi i casi
si tratta di fantasmi o di marchi contraffatti, di questioni di potere
che non riguardano più i cittadini, che non hanno alcun aggancio alle
idee. Il centrosinistra non è più qui ormai da molto tempo e tanto meno
l’idea di una trasformazione etica ed economica del Paese: la direzione
del Pd meriterebbe di entrare in un trattato sullo spiritismo o in un
saggio sulla decadenza delle elites, più che nella cronaca politica
propriamente detta.
E la dimostrazione è venuta in questi giorni da due uscite di
personaggi appartenenti al partito o di area con Fassina che ha aperto
alla evasione fiscale come mezzo di sopravvivenza e Bortolussi,
portavoce del modello Nord Est che vede il lavoro nero come welfare
ormai necessario. Questa si che è ormai la vera pancia della politica di
vertice e di apparato, nata dal progressivo sfascio della democrazia e
dell’economia del Paese, una sorta di succedaneo della socialdemocrazia
che invece di difendere la dignità e il reddito del lavoro, lo stato
sociale, la presenza del pubblico nell’economia, si aggrappa proprio ai
mali italiani dentro una ridicola, perdente e desolante scommessa
omeopatica, nella speranza che sian la stessa infezione a salvare il
paziente.
Di Fassina ho già scritto ieri ( vedi sotto): è vero che molti piccoli sono ormai
schiacciati dalle tasse, ma questo accade perché l’evasione permessa e
talvolta coccolata per interi decenni ha creato un’intera economia che
vive grazie all’evasione e/o, salendo di opachi rapporti con tutti i
livelli della politica. Con il risultato che troppi si sono sottratti
alla competizione, rendendo fragilissimo il tessuto produttivo e
distributivo, del tutto inadatto ad affrontare le sfide del futuro. E’
impossibile cambiare registro da un giorno all’altro senza una
gigantesca moria di attività, ma è anche impossibile proseguire senza
prognosi infauste: per cambiare rotta ci vorrebbe una nuova politica e
un nuovo patto tra i cittadini, ma queste merci sono ormai introvabili
sul mercato e dunque si prosegue nella politica di chiudere gli occhi
seguendo pari pari la lezione berlusconiana.
E non basta perché Bortolussi compie un salto di qualità: non solo
l’evasione è comprensibile, ma in un Paese che è riuscito a
raggranellare il più alto debito pubblico e il più esile welfare
d’Europa, lo stesso lavoro nero, lo stadio al di sotto del già
insopportabile precariato, è una sorta di lenitivo, di rimedio
casalingo composto dalla definitiva rinuncia a qualsiasi dignità e
tutela del lavoro. Bortolussi corre finalmente libero sull’autostrada
che porta dai contratti a tempo indeterminato al caporalato di giornata.
Inutile dire che anche questo farmaco ha effetti collaterali assai più
gravi del malanno che ci si illude di combattere: non farà altro che
procurare sopravvivenza ad aziende ed attività che non possono competere
nella normalità e dunque nel mondo. Un nuovo e più grave fattore di
declino.
Anche qui la via d’uscita consisterebbe in una politica che non
esiste più che si è frantumata dentro interessi particolari e
ideologismi da strapazzo. Ciò che resta è una sorta di deforme terza
via che dal capitalismo prende i profitti, le opacità e scarta
l’efficienza, mentre dentro un riformismo ormai residuale butta via i
diritti in cambio di una sopravvivenza senza speranze e prospettive.
Insomma una perfetta imitazione del modello Berlusconi.
Fassina, l’evasione dalla politica
A qualcuno potrà fare impressione che il giovane turco e ormai anche
vecchio marpione Fassina, abbia ripercorso il sentiero di Berlusconi,
arrivando a giustificare l’evasione fiscale. Ma in realtà se ciò che
fino a qualche anno fa scandalizzava una sinistra sempre più sedicente
mentre oggi è diventato tema delle strizzatine d’occhio, è del tutto
ovvio: é la logica conclusione di un cammino, il risultato finale del
vacuo ecumenismo sociale inaugurato dal Pd e cementato dalla totale
assenza di politica.
Un ceto politico che vuole rappresentare tutti e finisce col non
rappresentare nessuno, un’idea di partito la cui ambizione non è la
trasformazione o l’evoluzione della società, ma solo il patchwork di
interessi scomposti e sovrapposti , non può che arrivare a difendere
l’evasione di fronte agli evasori, la fedeltà fiscale di fronte ai
fedeli coatti e in generale arriva alla schizofrenia del consenso.
La mancanza di politica è evidente e non perché Fassina abbia torto
marcio quando strizza l’occhio ai commercianti, ma proprio perché in un
certo senso ha ragione: la massiccia, sistematica evasione fiscale
permessa per oltre quarant’anni ha finito per dar vita a tutta
un’economia basata proprio sulla possibilità di nascondere gran parte
del proprio giro d’affari. L’infedeltà fiscale è’ diventata da episodica
a strutturale. La miriade di piccole attività, in numero del tutto
incongruo rispetto a Paesi comparabili, può vivere solo grazie a questo
meccanismo, contribuisce a tenere lunghe le filiere, alti i prezzi e
nutre infine tutta un’economia parassitaria che ricava cifre indecorose
dal possesso dei “muri” o dalle intermediazioni opache. L’evasione è
moralmente intollerabile, ma non si può nemmeno fingere di voler dire
basta dal giorno alla notte dopo aver accettato per mezzo secolo che
venissero usati dadi truccati.
E proprio perché Fassina ha ragione che sono ancora più scandalose e
disperanti le sue parole: da una situazione così non si esce facendo
balenare la “comprensione ” del governo e del Pd, non si esce accennando
a “contratti” elettorali anomali e sottobanco. Questo può farlo
tranquillamente Berlusconi che ha nell’anomalia la sua ragion d’essere e
che lascia dietro di sé le macerie di un Paese, ma è evidente che la
soluzione la si può trovare solo attraverso un nuovo patto sociale che
con gradualità, ma con decisione raddrizzi le storture del modello
italiano. Vale a dire attraverso una politica di respiro e di lungo
periodo che riscopra la dignità del lavoro, il senso di cittadinanza e
dunque un’etica pubblica, non quella robaccia da fast food o da mensa
Caritas priva di senso che ci viene proposta ogni giorno.
Tuttavia questo sembra essere un compito al di fuori delle
possibilità di un ceto politico anch’esso ormai parassitario e
irresponsabile che cerca il consenso senza tuttavia riuscire a
rappresentare altro che i propri interessi di sopravvivenza. Quindi lo
stesso soggetto politico recita sia la parte in commedia di sinistra con
la teorica lotta senza quartiere all’evasione, peraltro mai realizzata
nonostante ve ne siano tutti gli strumenti, sia quella di destra con le
strizzate d’occhio. Il tutto per conservare accuratamente lo statu quo
ante, cioè facendo quello per cui sono davvero portati: non fare nulla,
non pensare nulla.
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