La Fiat di Marchionne, dopo la ovvia sentenza della Corte
Costituzionale, che ha sancito la illegittimità dell’articolo 19 delle
intese, ha fatto sapere che ora dovrà valutare il futuro della propria
presenza in Italia.
Forse valuteranno la possibilità di “acquistare” in blocco le quote
di maggioranza anche della Corte, che, almeno per ora, non sono ancora
sul mercato.
In altre parole, invece di prendere atto della decisione della
suprema corte e di annunciare l’immediato recepimento della sentenza;
l’azienda si permette di minacciare ulteriori provvedimenti
“rappresaglia”, perché di questo si tratta.
Può osare tanto perche le é stato consentito di sentirsi uno stato
sovrano non sottoposto al rispetto delle leggi della Repubblica e dei
suoi organismi costituzionali.
La sentenza della Corte é ovvia, già prevista dai giuristi più
attrezzati e che avevano individuato il punto debole delle intese
siglate senza la firma della FIOM, proprio nella violazione del
principio di uguaglianza, nella discriminazione tra le sigli sindacali,
nella violazione del pluralismo.
Ora la Fiat alza la voce, perché molti, troppi hanno fatto finta di
non vedere, hanno sperato che Marchionne eliminasse il conflitto sociale
e sindacale, e desse il colpo finale a quella FIOM, considerata una
anomalia da eliminare, perché non vuole adeguarsi allo spirito dei tempi
e alla progressiva distruzione dei diritti sociali e civili.
La sentenza della Corte Costituzionale, se letta attentamente, non
contiene nulla di rivoluzionario, ma solo una rilettura pacata e serena
della Carta e dei suoi valori fondamentali, a partire da quel principio
di uguaglianza che ne rappresenta l’essenza profonda.
La Corte si è limitata a ribadire principi di assoluta moderazione e
di consolidata dottrina, la scostumata reazione di alcuni fa comprendere
chi siano davvero gli estremisti, i conservatori del privilegio, che
non tollerano la esistenza di giudici terzi non acquistabili in blocco.
Questo fa anche capire perché vogliano sbaraccare questa Costituzione
e ridurre ulteriormente la funzione dei poteri di controllo.
Per questo, anche e soprattutto dopo questa sentenza e la reazione
della Fiat, ci sembra ancora più giusto aderire a tutti gli appelli che
si pongano l’obiettivo di contrastare l’assalto alla Costituzione,
perché dietro questi “estremisti” non si nasconde la volontà di
riformare e modernizzare il paese, ma più semplicemente di sbarazzarsi
di regole e istituti che, pur tra tante manchevolezze, hanno pur sempre
rappresentato un argine contro le peggiori avventure.
E di questi tempi non ci sembra davvero poca cosa!
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