“Altro che slogan del cazzo, altro che palle, leopolde e cazzate varie. Il governo deve chiedere scusa ai lavoratori.
Perché questo Paese esiste perché ci siamo noi a pagare le tasse. E
dobbiamo prendere anche le botte, noi che paghiamo, noi che lavoriamo? E
da chi, da altre persone che per vivere devono lavorare? Ma che diano
l’ordine di colpire quello che c’è da colpire. Cazzo, in un Paese di
ladri, di gente che evade, di corruzione, se la vengono a prendere con
gli unici onesti? Ma dove cazzo siamo messi?”. Sono durissime le parole
del segretario della Fiom-Cgil Maurizio Landini dopo la carica della polizia contro i lavoratori della Ast-Terni.
‘Dove siamo messi?’ Siamo messi malissimo.
Siamo messi malissimo perché chi può (non sono tanti ad avere questo potere, visto che la maggior parte degli italiani è analfabeta funzionale) sa che la distribuzione delle ricchezze è spaventosamente ineguale,
quasi come ai tempi del feudalesimo. E lo dicono gli studi delle banche
svizzere, non dei bolscevichi. Ma chi può saperlo è anche chi detiene questa ricchezza, o che gode delle briciole (cospicue briciole, ma briciole in confronto) elargite dai ricchi e potenti.
Siamo messi malissimo perché ci raccontano che c’è crisi, e invece la crisi è ingiustizia sociale, e basterebbe redistribuire la spaventosa ricchezza concentrata nelle mani di quei pochi per vivere tutti meglio.
Siamo messi malissimo perché abbiamo al governo gente che abusa della parola sinistra
(sempreché questa parola abbia ancora quel significato, cosa che non è
per la maggior parte delle persone) e favorisce tutto questo permettendo
alla polizia di manganellare chi chiede conto di queste ingiustizie.
Siamo messi malissimo perché la televisione e la stampa hanno contribuito a far diventare la solidarietà (una delle parole fondamentali dell’umanità) una parolaccia. Lo dice il Papa, non un teorico marxista:
“Solidarietà è una parola che non sempre piace; direi che alcune volte
l’abbiamo trasformata in una cattiva parola, non si può dire; ma una
parola è molto più di alcuni atti di generosità sporadici. È pensare e
agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti
sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni… La solidarietà, intesa
nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia”.
Siamo messi male perché qui e in altre parti del mondo (per fortuna
non tutto o non ancora) ci accontentiamo, sempre per citare il Papa, “di promesse illusorie, scuse o alibi”. E stiamo ad aspettare a braccia conserte l’aiuto di Ong,
piani assistenziali o soluzioni che non arrivano mai, o che, se
arrivano, lo fanno in modo tale da andare nella direzione o di
anestetizzare o di addomesticare”. E questo, dice ancora Bergoglio,
“questo è piuttosto pericoloso”. Perché “non si può affrontare lo
scandalo della povertà promuovendo strategie di contenimento che
unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in esseri
addomesticati e inoffensivi”. E noi siam tutti contenti per quegli
sporchi 80 euro promessi da Renzi. O per l’elemosina alle mamme data mentre si tagliano asili e servizi sociali.
Perché siamo addomesticati. E la colpa è anche e
soprattutto di chi fa il mio mestiere. Di chi dovrebbe avere un’etica
professionale. E invece contribuisce, godendo delle briciole elargite
dai ricchi e potenti padroni, al rincoglionimento generale,
all’addomesticazione di chi subisce una delle peggiori diseguaglianza
sociali che la storia recente ricordi. “Non si dicono le parole con
precisione, e la realtà si cerca nell’eufemismo. Una persona, una
persona segregata, una persona accantonata, una persona che sta
soffrendo per la miseria, per la fame, è una persona senza fissa dimora;
espressione elegante, no? Voi cercate sempre; potrei sbagliarmi in
qualche caso, ma in generale dietro un eufemismo c’è un delitto”, sempre
Papa Francesco.
Siamo messi male perché mancavano le manganellate della polizia al segretario della Fiom
per farci tornare in tutto e per tutto agli anni ’50. O forse no, anche
peggio. Perché in quegli anni la solidarietà c’era. Oggi è una brutta
parola.
Forse, per non essere del tutto pessimisti, possiamo guardare a quel
milione di persone che sono state in piazza San Giovanni sabato scorso. E
che hanno portato un po’ di vento nella stagnazione delle intelligenze.
Ma abbiamo bisogno “che questo vento si trasformi in uragano. Di speranza”.
Oh, lo dice il Papa, non un pericoloso sovversivo. E fors’anche per questo siamo messi malissimo.
(qui il fondamentale discorso di Bergoglio all’Incontro mondiale dei Movimenti Popolari tenutosi in Vaticano ieri)
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