« La sinistra c’est moi ». Lo va dicendo in giro un millantatore
politico di nome Renzi. Questo signore ha tutto il diritto di sostenere
le sue convinzioni, ma non le spacci per quello che non sono.
L’abolizione dei diritti sul lavoro, compreso quello di sciopero, la
teorizzazione del precariato a vita (il lavoro fisso non esiste),
l’aumento a dismisura dello sfruttamento e di un futuro sicuro per i
giovani, non sono modernità e progresso,
sono destra allo stato puro, sono un salto indietro di almeno 100 anni.
Lui è quello, è il depositario di questa riorganizzazione
conservatrice. Non imiti un certo Mussolini che faceva il socialista in
camicia nera, se no si capisce subito da che parte sta. Insomma può
anche darsi che la sinistra abbia più volti. Ma il suo non c’è. E’ la
sua propaganda che alimenta il bluff delle due sinistre. Lo alimenta da
quando i poteri forti hanno scoperto che per fare le cose di destra e i
loro interessi, bisognava conquistare il partito della sinistra, per
farle passare come cose di progresso e come “turboriformismo”. Per
fortuna e direi a sorpresa, il bluff cominciano ad andarlo a vedere in
molti. La piazza di sabato lo dimostra. Dimostra che la cultura del Pci e
del socialismo è ancora viva e profonda ed attende solo di avere gli
strumenti giusti (partito e sindacato e movimenti) Per tornare in gioco,
in forme adeguate alla nuova situazione politica. Il risultato
sorprendente della manifestazione della Cgil è, infatti, pari a quello
dei 3 milioni di Cofferati per una fitta serie di ragioni :
1) Per la prima volta nella storia è avvenuto senza il sostegno di un grande partito di riferimento, che anzi si è schierato contro, trasformandosi improvvisamente da alleato ad avversario. Un partito che ha cercato addirittura di sabotare l’evento (La Leopolda si legge così);
2) La piazza si è riempita e la gente si è mobilitata, nonostante un largo malcontento e la scarsissima fiducia nei confronti dei vertici sindacali della Cgil (Ad eccezione di quelli della Fiom);
3) Il risultato è stato ottenuto in una situazione di immobilismo e di conformismo generale e di una vera e propria campagna del Governo e del Premier che, a proposito di sinistra, alimenta la contrapposizione tra generazioni e tra “garantiti” e precari, per dividere il fronte di lotta, aizzando gli uni contro gli altri e avere le mani libere sulle “controriforme”.
Un grande successo che però pone alcuni problemi ai quali va data immediata risposta. Primo fra tutti la mancanza di una rappresentanza politica del lavoro, di tutto il lavoro dipendente o autonomo che sia, stabile o precario. E’ urgente perché gli avversari (finanzieri, padroni, grandi professionisti e personale al seguito) ce l’hanno già (levandocelo da sotto il naso) : E’ il Pd di Renzi. In questo quadro lascerei ormai perdere la minoranza di questo partito. Fa un pò pena vederla oggi rivendicare quella piazza, con la quale non ha nulla in comune, per ottenere qualcosa da Matteo. Per avere quelle due virgole sul provvedimento del Job Act che gli permetta di dire “è cambiato” e avere la scusa per votarlo. Sentite; volete restare nel Pd? Volete fare da stampella alla restaurazione”capitalistica di stampo ottocentesco? Accomodatevi. Il partito del lavoro può partire anche senza loro. Può partire da quella piazza. Sapendo che è già tardi e che , se si resta fermi, difficilmente ce ne sarà un’altra.
1) Per la prima volta nella storia è avvenuto senza il sostegno di un grande partito di riferimento, che anzi si è schierato contro, trasformandosi improvvisamente da alleato ad avversario. Un partito che ha cercato addirittura di sabotare l’evento (La Leopolda si legge così);
2) La piazza si è riempita e la gente si è mobilitata, nonostante un largo malcontento e la scarsissima fiducia nei confronti dei vertici sindacali della Cgil (Ad eccezione di quelli della Fiom);
3) Il risultato è stato ottenuto in una situazione di immobilismo e di conformismo generale e di una vera e propria campagna del Governo e del Premier che, a proposito di sinistra, alimenta la contrapposizione tra generazioni e tra “garantiti” e precari, per dividere il fronte di lotta, aizzando gli uni contro gli altri e avere le mani libere sulle “controriforme”.
Un grande successo che però pone alcuni problemi ai quali va data immediata risposta. Primo fra tutti la mancanza di una rappresentanza politica del lavoro, di tutto il lavoro dipendente o autonomo che sia, stabile o precario. E’ urgente perché gli avversari (finanzieri, padroni, grandi professionisti e personale al seguito) ce l’hanno già (levandocelo da sotto il naso) : E’ il Pd di Renzi. In questo quadro lascerei ormai perdere la minoranza di questo partito. Fa un pò pena vederla oggi rivendicare quella piazza, con la quale non ha nulla in comune, per ottenere qualcosa da Matteo. Per avere quelle due virgole sul provvedimento del Job Act che gli permetta di dire “è cambiato” e avere la scusa per votarlo. Sentite; volete restare nel Pd? Volete fare da stampella alla restaurazione”capitalistica di stampo ottocentesco? Accomodatevi. Il partito del lavoro può partire anche senza loro. Può partire da quella piazza. Sapendo che è già tardi e che , se si resta fermi, difficilmente ce ne sarà un’altra.
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