sabato 25 ottobre 2014

Dove si è fermata la lista Tsipras

tsiLa destra cresce perché le «sinistre» modello Pd hanno deluso.

 Oggi a Roma si mani­fe­sterà quello che pen­siamo possa essere l’embrione del corpo sociale, cul­tu­rale e poli­tico uni­ta­rio di quel sog­getto di sini­stra che, dalle ele­zioni euro­pee, tutti stiamo auspi­cando si possa met­tere in moto.
Sono pas­sati alcuni mesi da quel risul­tato e nel frat­tempo il dise­gno del ren­zi­smo è andato dispie­gan­dosi con tutti i suoi rischi per la demo­cra­zia e per la pos­si­bi­lità di rea­liz­zare que­sta nostra spe­ranza. Il tempo a quanto pare non lavora a nostro favore.
Per que­sto vogliamo ripren­dere ciò che ha scritto giorni fa Moni Ova­dia e dire che ha fatto bene a pro­vo­care una discus­sione e dire anche che siamo rima­sti per­plessi della rea­zione di alcuni compagni/e.
Sarà ben un pro­blema poli­tico se dopo tanti mesi non siamo stati in grado di far fare un pic­colo passo in avanti a quel sog­getto poli­tico, uni­ta­rio e di dimen­sione euro­pea, che il risul­tato elet­to­rale di Tsi­pras con­se­gnava a tutti noi. Siamo stati capaci qua e là di fare un con­ve­gno o par­te­ci­pare a una mani­fe­sta­zione, ma non un solo atto signi­fi­ca­tivo che ren­desse visi­bile che esi­ste­vamo e sta­vamo rea­liz­zando que­sto impegno.
Non siamo stati in grado nem­meno di indi­care un por­ta­voce che comu­ni­casse all’esterno cosa pen­siamo dell’articolo 18, della guerra, della tra­ge­dia dell’immigrazione, nem­meno del signi­fi­cato della mani­fe­sta­zione di oggi… che è bene ricor­dare è uno spar­tiac­que: è con­tro ciò che rap­pre­senta il governo Renzi.
Moni ha ricor­dato che quando abbiamo dato vita a Tsi­pras abbiamo giu­rato che da quella scelta non si tor­nava indie­tro e che da lì doveva nascere quel bene­detto sog­getto alla sini­stra del Pd.
Allora era un giu­di­zio indi­spen­sa­bile sot­trarsi oggi, di fronte agli svi­luppi che ci con­se­gnano gli eventi, per pic­cole mise­rie o auto­re­fe­ren­zia­lità, pen­siamo sia venir meno a una respon­sa­bi­lità storica.
Ci ren­diamo conto che non ci sono più mar­gini ne tanto meno alternative?
Renzi, con l’invito a Migliore, pone Sel di fronte al pesante ricatto di entrare nel Pd e annun­ciando al con­tempo il pre­mio di mag­gio­ranza alla lista e non alla coa­li­zione, ha detto a chiare let­tere che fuori dal Pd non ci deve essere niente. Anzi non ci deve essere nep­pure il Pd, tenia­molo presente.
E noi intanto ci roso­liamo nel discu­tere aprio­ri­sti­ca­mente di alleanze?

Renzi è l’asso piglia­tutto, Grillo inse­gue la destra di Sal­vini e lo sce­na­rio è un governo di cen­tro destra con una oppo­si­zione di destra.

Nell’appello di Moni noi leg­giamo tutta la sol­le­ci­ta­zione a darci una mossa, leg­giamo il richiamo a guar­dare il disa­stro verso il quale mar­cia la demo­cra­zia, la que­stione sociale e quella ambien­tale nel nostro paese, con i tagli ai Comuni e alla sanità; a guar­dare a ciò che si annun­cia in Europa e nel mondo: con le guerre, i Trat­tati di libero com­mer­cio, la tra­ge­dia dei beni comuni, la liqui­da­zione di tutto ciò che è pub­blico; noi leg­giamo in quanto ha scritto un forte richiamo al vivere civile e alla dignità umana.
Può essere banale dirlo ma ci si allea e si può essere alleati solo se si esi­ste come entità auto­noma. Se si ha un pro­filo e una con­si­stenza tale da avere della even­tuale alleanza pari dignità non essere un’accessorio. Giu­rare «a pre­scin­dere» su alleanze future a Milano o in qual­siasi parte è onto­lo­gi­ca­mente sba­gliato e per altro impe­di­sce di con­clu­dere buone alleanze su pro­grammi e contenuti.
Prima di par­lare di alleanze nazio­nali o metro­po­li­tane, noi abbiamo il sacro­santo com­pito di defi­nirci come sog­getto poli­tico, auto­nomo, nella cul­tura, nelle aspi­ra­zioni, nei con­te­nuti, nelle azioni. In una parola dob­biamo esi­stere è un pro­blema di subal­ter­nità. Rom­pere con l’eterna sud­di­tanza poli­tica. Rom­pere con l’eterno ricatto che se non stai con il Pd aiuti la destra. Farlo una volta per tutte, e non per le nostre per­sone, ma per le migliaia di compagni/e che hanno seguito per­corsi come i nostri.
La sto­ria di tutti noi basta per dimo­strare che sap­piamo sce­gliere di fronte al peri­colo della destra. Altri forse dovreb­bero essere inter­ro­gati sul per­ché non c’erano sabato scorso a Milano alla mani­fe­sta­zione con­tro la mar­cia della Lega e dei fasci­sti su piazza del Duomo.
Se la destra cre­sce in Ita­lia e in Europa, è per­ché le «sini­stre» modello Pd hanno in qual­che modo deluso le aspettative.
Se temiamo che Sal­vini possa vin­cere a Milano, inter­ro­ghia­moci: non è per­ché ad essere un po’ delusi non sono solo Moni Ova­dia, e qual­cuno di noi ma lo sono molti mila­nesi demo­cra­tici e di sinistra?
Segna­lare dis­sensi, ricor­dia­molo, è neces­sari e migliora la qua­lità della sini­stra e della democrazia.

EMILIO MOLINARI
VITTORIO AGNOLETTO
BASILIO RIZZO
SILVANO PICCARDI

da il manifesto

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