Il nostro Paese sta attraversando una delle stagioni più drammatiche
della sua storia repubblicana. Il perdurare della crisi economica sta
progressivamente determinando una radicale trasformazione degli assetti
produttivi: dismissione e delocalizzazione di interi comparti
industriali; accentramento delle proprietà agricole a scapito di decine
di migliaia di piccoli produttori; riduzione della domanda interna;
smantellamento dei servizi a seguito dei tagli alla spesa pubblica. A
questo si accompagnano un’inarrestabile calo dell’occupazione, un
ricorso illimitato alla cassa integrazione (nel 2013 oltre un miliardo
di ore), una progressiva precarizzazione dei rapporti di lavoro.
Questo processo recessivo, che da anni i governi non sono in grado o
non vogliono contrastare, si intreccia strettamente con una profonda
riarticolazione delle Istituzioni pubbliche, dove la riduzione degli
spazi di democrazia, l'accentramento dei poteri decisionali negli
organismi centrali di governo, la riduzione delle risorse per i servizi
essenziali e la privatizzazione dei beni comuni costituiscono di fatto
un nuovo paradigma di potere, al servizio della finanza globale anziché
della popolazione. E il trattato TTIP, segretamente discusso tra UE e
USA, renderà questo potere ancor più inattaccabile.
L'Umbria, nel corso di questi anni, ha percorso fino in fondo questa
strada, guidata da classi dirigenti che, lungi dal contrastare il
disegno neoliberista e neoautoritario imposto dalla Troika e attuato dai
governi nazionali, hanno promosso una stagione di riforme in contrasto
con i bisogni e le aspettative della cittadinanza, con le conseguenze
che oggi possiamo misurare. Infatti la regione Umbria:
- incapace di sviluppare un’adeguata politica industriale, ha subito
le scelte delle multinazionali presenti nel suo territorio; non una
delle vertenze apertesi in questi anni (Basell, Merloni, Sgl Carbon,
IMS, AST, ecc.) ha trovato risposte adeguate in termini industriali ed
occupazionali)
- ha promosso una politica energetica sregolata e devastante per
l'ambiente regionale e per la salute degli abitanti (proliferazione di
impianti a biomasse, ripresa delle attività d'incenerimento dei rifiuti,
mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata..ecc.,
- ha approvato, con soli 5 voti contrari la trasformazione della E45
in autostrada, ennesima grande opera inutile e dannosa per il nostro
territorio e la sua economia.
- ha realizzato la svendita e la privatizzazione dei beni comuni e
dei servizi, facendo perdere progressivamente alla popolazione il potere
di controllo sul territorio in cui vive (commistione tra pubblico e
privato in servizi pubblici come l’acqua e i rifiuti, vendita di Umbria
Mobilità)
- non si è opposta in alcun modo ai tagli alla spesa pubblica che
hanno portato nel giro di pochi anni alla fine del modello di welfare
regionale con cui l'Umbria garantiva una qualità della vita maggiore di
quella media nazionale.
Gli umbri pagano un prezzo della crisi più alto rispetto a quello di
altri territori, anche grazie al decadimento morale di una classe
politica che ha scelto di legare i propri destini a quelli dei poteri
forti. Ma c'è un'alternativa alla crisi del sistema di governo della
nostra regione. Un'alternativa ispirata ai principi di uguaglianza e di
giustizia sociale, che pone al centro l'individuo anziché il profitto,
che fa della democrazia non solo una richiesta ma una pratica interna,
con l'obiettivo di aprire il confronto sui grandi temi irrisolti nel
governo regionale e nazionale e fornire risposte concrete alla domanda
di diritti e di dignità sottesa al dramma sociale in corso nel Paese.
La recente esperienza, alle elezioni europee, dell'Altra Europa con
Tsipras dimostra l'esistenza di uno spazio dentro cui tale alternativa
al populismo ed al neoliberismo può prender corpo anche nella nostra
regione, dando vita ad una processo innovativo dove le storie
individuali e collettive possano trovare una nuova e più autorevole
sintesi.
Lavoro, diritti, ambiente, salute, giustizia sociale, beni comuni,
cultura, democrazia: su queste grandi questioni intendiamo costruire una
proposta in discontinuità con il presente. Per questo facciamo appello a
tutte le soggettività che hanno animato la proposta politica dell'Altra
Europa ed a quanti credono nella necessità di inaugurare una nuova fase
nella nostra regione, affinché partecipino alla costruzione di una
proposta politico-programmatica per il governo dell'Umbria, coerente con
i principi ed i valori espressi dalla lista alle scorse elezioni
europee. Solo ponendo al centro l'elaborazione politica dei territori
potremo dare alla nostra regione una nuova speranza di cambiamento e
sviluppare finalmente quel processo di ricostruzione di un’opposizione
politica e sociale capace di rispondere adeguatamente all'attacco ai
diritti ed alla democrazia perpetrato dal Governo nazionale.
È tempo di rimettersi in cammino. È tempo di lavorare per un’Altra Umbria in un’Altra Europa.
Incontriamoci
SABATO 1 NOVEMBRE alle 15.30
nella sala Conti, presso CGIL
regionale,
via del Bellocchio 26, Perugia
(dietro la stazione
ferroviaria di Fontivegge).
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