martedì 28 ottobre 2014

Da piazza S.Giovanni alle regionali dell’Emilia

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Quintavalla, candidata dell’Altra Emilia Romagna, era in piazza con la Cgil; Bonaccini, il candidato del Pd, era alla Leopolda. Così inizia la campagna per le regionali

di Ercole Olmi


Mentre il candidato del Pd, Stefano Bonaccini, faceva bella mostra di sé alla Leopolda, la corte di Renzi, Cristina Quintavalla era a Roma, a manifestare con un milione di altre persone e con uno spezzone dell’Altra Emilia Romagna, la lista di cui è candidata presidente e che parte dall’esperienza della Lista Tsipras da cui s’è sfilata Sel, inscindibile dal Pd, e qualche pezzo del Prc (ad esempio l’ex consigliere Sconciaforni, ora candidato per Sel) da tempo in rotta di collisione con l’idea di una sinistra autonoma dal partito di Renzi.
Di ritorno da Roma, Quintavalla rilancia l’idea di uno sciopero generale: «Ieri è sceso in piazza il vero mondo del lavoro – ha spiegato a Popoff – contrapposto alla kermesse della Leopolda popolata da chi, in questi anni, ha impoverito il Paese evadendo le tasse, delocalizzando la produzione, disdettando i contratti nazionali, lasciandosi colonizzare dal capitale straniero, privatizzando i beni comuni. Solo i lavoratori creano ricchezza. Ieri è andato in scena il conflitto tra il paese reale e la finzione del governo che ha utilizzato l’evento della Leopolda per attaccare anche il diritto stesso allo sciopero. Il dato storico che ci consegna quella giornata di lotta è la rottura del mondo del lavoro col Pd: è evidente che questo partito non ha ormai più nulla a che fare con la tradizione della sinistra in cui pretende di avere avuto origine. Per noi è ora di ricominciare dalle lotte. Speriamo che la Cgil si mantenga coerente e voglia rappresentare con coerenza le indicazioni provenienti da Piazza San Giovanni. Quando Susanna Camusso ha evocato lo sciopero generale, forse, è stato l’unico momento in cui l’intera piazza ha applaudito all’unisono», conclude Quintavalla che domani incontrerà a Bologna, con gli altri candidati a presidente, i vertici della Cna, «quella Confederazione nazionale degli artigiani, che recentemente ha disdettato il contratto nazionale adottando il modello Marchionne rompendo con le sue stesse origini di confederazione solidale, con i valori fondativi che, all’indomani della Liberazione, la videro nascere per rappresentare e sostenere quei lavoratori espulsi dalle fabbriche perché erano avanguardie delle lotte».
E’ dunque partita ufficialmente la campagna elettorale per le regionali dell’Emilia Romagna. In lizza per la poltrona di viale Aldo Moro ci sono per ora: Stefano Bonaccini, appoggiato da Pd, Sel, Centro Democratico e Emilia Romagna Civica; Alan Fabbri, sostenuto da Forza Italia, Lega Nord, e Fratelli d’Italia; Alessandro Rondoni, Ncd; Cristina Quintavalla, L’Altra Emilia Romagna; Giulia Gibertoni, Movimento 5 Stelle; Maurizio Mazzanti, Liberi Cittadini; e Michele Terra, Partito Comunista dei Lavoratori. Sette candidati presidente e dodici liste ma qualche sorpresa potrebbe arrivare dall’esame dell’ammissibilità delle quasi 6mila firme necessarie per correre alla Regione. In forse il via libera per due liste a sostegno di Stefano Bonaccini, candidato del Pd per la successione a Errani: il Centro Democratico di Bruno Tabacci (che ha raccolto le sottoscrizioni solo in cinque province su nove, il numero minimo), e l’Emilia Romagna Civica di Franco Grillini, ex presidente Arcigay, ex ds, ex psi, ex Idv e ora a capo di questa civica con socialisti, libdem, centristi di Scelta civica e verdi dell’assessore Alberto Ronchi. Sarebbe stato già presentato un esposto in Procura sull’irregolarità delle firme presentate da Movimento Cinque Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia. A rischio la lista del Pcl per mancanza dei requisiti in diverse province. Parecchie difficoltà anche per Liberi Cittadini, la lista degli ex-M5S guidata da Giovanni Favia, non ammessa a Ferrara, che non sarà presente a Piacenza e Reggio Emilia e potrebbe avere problemi a Rimini. Fratelli d’Italia non ce l’avrebbe fatta a presentarsi a Ravenna. Domani, lunedì 27, arriverà il verdetto sulla ammissibilità delle liste.

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