Distrugge e chiede i danni
La faccia come il culo
Sergio Marchionne stamattina ha rilasciato un’intervista a Repubblica.
Nella conversazione con il direttore, Ezio Mauro, il manager della Fiat
ha spiegato perché gli investimenti promessi con il progetto Fabbrica
Italia non si possono più fare. «In Italia l’auto e’ precipitata in un
buco di mercato senza precedenti, un mercato colato a picco, ritornato
ai livelli degli anni 60. Abbiamo perso di colpo 40 anni. Il paese – ha
spiegato Marchionne – soltanto un anno fa era fallito. Lo avevamo
perduto. Solo l’intervento di un attore credibile ha saputo riprendere
l’Italia dal baratro in cui era finita e risollevarla. E qualcuno
vorrebbe che Fiat si comportasse tranquillamente come quando c’era il
sole? O è una imbecillità pensare questo o è una prepotenza, fuori dalla
logica».
Incalzato da Mauro sulla responsabilità nazionale di un’azienda che
ha ricevuto soldi ha risposto così. «Scusi, se il quadro è quello che le
ho fatto, e certamente lo è, si immagina cosa farebbe qualunque
imprenditore al mio posto? Cosa farebbe uno straniero, in particolare un
americano, un uomo d’azienda con cultura anglosassone? Dovreste
rispondervi da soli». E ancora: «In questa situazione drammatica, io non
ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho
mai detto che voglio andar via. Le assicuro che ci vuole una
responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi».
Marchionne ha poi detto che la Fiat rimarrà in Italia, compensando le
perdite sul mercato italiano ed europeo con i guadagni accumulati sul
mercato americano. Ma per farlo, ha detto, c’è bisogno dell’aiuto dello
stato italiano: «Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un
impegno dell’Italia». E così, dopo aver menomato i diritti del lavoro
perché lo esigeva il mercato, il grande manager con pullover chiede allo
stato di assumersi i rischi che nel mercato spetterebbero agli
imprenditori.
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