Passera: “Ora Fiat faccia chiarezza”. Lo disse (inascoltato) anche un mese fa
A due giorni dalla disdetta di Fabbrica Italia, il ministro riprende la parola sul Lingotto ripetendo le richieste già formulate il 7 agosto senza aver avuto risposta. Nessuna convocazione, però. E nessuna forzatura:"libertà di scegliere investimenti e localizzazioni più convenienti". Fornero: "Marchionne non ha ancora avuto il tempo di rispondere". Tutto fermo a Termini Imerese
di Redazione Il Fatto Quotidiano
”E’ giusto, importante ed urgente fare chiarezza al più presto possibile al mercato e agli italiani”. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera,
non sembra voler rinunciare a recitare fino in fondo la sua parte nella
commedia italiana della Fiat. L’esternazione dell’ex banchiere, però, è
in contrasto con i fatti e non solo perché il concetto di urgenza è
smentito dal ritardo dell’affermazione odierna, che riprende il suo
primo commento di ieri sera (“Su ‘Fabbrica Italia’ chiederemo tutti i
chiarimenti”), mentre la “disdetta” ufficiale del piano Fabbrica Italia
da parte del Lingotto risale a giovedì pomeriggio.
Il punto è che quello che Passera dice oggi è soltanto una riedizione di quello che, al suo lancio il 7 agosto
scorso, era stato bollato come un suo ultimatum alla Fiat. ”Ci
aspettiamo maggiore chiarezza sul futuro del gruppo”, aveva infatti
detto l’ex banchiere a Uno Mattina aggiungendo che con l’amministratore
delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, “il collegamento è continuo e
l’attenzione è forte. Dobbiamo e possiamo pretendere chiarezza. C’era un
progetto, ‘Fabbrica Italia’, molto impegnativo, che poi è stato
modificato. Ora ci aspettiamo maggiore chiarezza e ci aspettiamo che sia
fatta in tempi brevi”.
Ultimatum che come tale non sembra essere
stato percepito da Torino che si è presa tempo almeno fino a ottobre per
dettagliare le sue intenzioni produttive nel Paese e che l’unica
chiarezza che ha fatto è
stata quella di giovedì 13 sul fatto che il Piano Fabbrica Italia, con i
suoi 20 miliardi di investimenti promessi nel 2010, non si può più
fare. Forse anche perché Passera arrivava ben un mese dopo che
Marchionne aveva ventilato la chiusura di un altro stabilimento, prima
ancora di aver risolto la questione Termini Imerese: “Se le attuali
capacità di assorbimento in Europa resteranno uguali nei prossimi 24-36
mesi”, aveva detto il numero uno della Fiat il 3 luglio
scorso, “c’è uno stabilimento di troppo in Italia. Se riusciamo a
indirizzare la capacità produttiva verso l’America, questo problema
scompare: ma abbiamo bisogno di tranquillità per produrre in Italia”.
Affermazione
che invece sarebbe dovuta bastare per una convocazione urgente dei
vertici del Lingotto, tanto quanto, come chiesto a gran voce dalle parti
sociali nelle ultime 48 ore, lo richiederebbe la “rottamazione” di
Fabbrica Italia. Ma di questo, per ora, non si parla. Si è invece
parlato tutta l’estate di un fantomatico incontro tra Marchionne, Passera e il ministro del Welfare Elsa Fornero. Quest’ultima dal palco del meeting di Rimini il 23 agosto
aveva garantito che un summit con l’amministratore delegato della casa
automobilistica che vale un paio di punti di Pil nazionale era in
programma, benché lei stessa non fosse in grado di indicare una data per
l’incontro. A stretto giro, il primo settembre,
Marchionne a chi gli domandava se l’incontro era già avvenuto aveva
risposto “no” e a chi insisteva “ci sarà?”, aveva detto
“eventualmente sì”.
Risposta forse scoraggiante per la Fornero, che martedì 11 settembre
alle telecamere di Otto e Mezzo su La7, ha detto di aver incrociato
Marchionne “domenica scorsa” , ma di non essere entrata “nei temi” anche
perché “non c’è vera urgenza ma ci sarà un incontro presto”,
ha assicurato dichiarandosi “preoccupata del fatto che una grande
fabbrica come la Fiat in questo momento venda poco, sappiamo che il
problema non è solo della Fiat ma c’è un calo della domanda che
preoccupa”. Oggi poi si scopre che la Fornero non ha “il potere di
convocare l’ad di una grande azienda, gli ho dato alcune date
disponibili”, come ha detto il ministro del lavoro durante un convegno
aggiungendo che ”per ora il dottor Marchionne evidentemente non ha
ancora avuto il tempo di rispondere, ma confido che potremo incontrarci
nei prossimi giorni”. Sui cambiamenti nei progetti di investimento
Fornero ha rilevato che “ci sono stati nelle prospettive reali ma se
questo vuol dire qualcosa in termini di ricaduta occupazionale vorrei
discuterne”.
Intanto, forse dimenticando tutti questi passaggi,
Passera garantisce che “il governo farà tutto ciò che è possibile per
assicurare che le responsabilità che la Fiat ha nel nostro Paese siano
chiarite e rispettate”. Come quelle verso i dipendenti del Lingotto a
Termini Imerese, un caso che se non risolto a breve si potrebbe
concludere in un licenziamento collettivo, dal momento che
tutti i cassintegrati dello stabilimento siciliano che Marchionne ha
spento a fine 2011, sono a tutti gli effetti dipendenti della Fiat di
cui il governo si sta occupando a intermittenza da almeno due anni.
Proprio su questo punto dolente era previsto per oggi un incontro al
dicastero di Passera, di cui però non si è più saputo nulla.
Anche
perché di questo Passera non ha più parlato, nonostante dichiari ancora
oggi di voler “capire fino in fondo le implicazioni di annunci che non
permettono di capire le strategie della Fiat per il nostro Paese”.
Quanto alla moral suasion, il ministro si allinea al premier Mario Monti
che il 17 marzo aveva dato il suo via libera a Marchionne: “Chi
gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi
investimenti e per le sue localizzazioni più convenienti”, aveva infatti
detto durante un convegno della Confindustria parlando a proposito
delle possibili scelte industriali della casa automobilistica torinese.
Film simile oggi da Passera: ”Il governo farà di tutto perché l’Italia
abbia un ruolo importante per le strategie della Fiat, anche se non è
pensabile che la politica si sostituisca alle scelte imprenditoriali e
di investimenti”. Quanto a una convocazione di Marchionne, “non è
questione di telecronaca di incontri. Queste sono cose che spesso non
servono e neanche aiutano”.
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