Nel decreto 'sviluppo 2' il governo Monti ha
inserito una norma che impedisce a condomini e proprietari di opporsi
all'installazione di antenne e ripetitori telefonici nei palazzi. Una
dittatura delle compagnie telefoniche che avrà conseguenze tragiche
sulla salute dei cittadini.
Ci aveva provato senza riuscirci Silvio Berlusconi mandando avanti il fido mastino Gasparri quando si proponeva di rendere meno stringenti i limiti alle emissioni elettromagnetiche truccando le modalità di rilevazione delle onde radio. E ora ci è riuscito Mario Monti.
Scrive oggi il quotidiano montiano ‘La Repubblica’ ironizzando sulle conseguenze dell’ultima gravissima norma approvata dal governo dei tecnici (e degli amministratori delegati):
“Nessuna lite possibile se arriva una compagnia telefonica e piazza un'antenna o un ripetitore non graditi sul proprio palazzo. Almeno non più. Nel decreto Sviluppo 2 - per ora solo una bozza - all'articolo 29, nella sezione dedicata al digital divide da azzerare per rendere gli italiani ancora più "connessi", spunta una norma che non farà molto piacere ai cittadini. "Il proprietario o il condominio - si legge nel testo che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche - non possono opporsi all'accesso dell'operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati". Antenne nuove incluse. Addio dunque alle interminabili e fumose assemblee di condominio, ma anche alle carte bollate. D'ora in poi, sempre che la norma resista, l'appartamento o le parti comuni dell'edificio saranno territorio libero per i giganti delle telecomunicazioni. In cambio, un'indennità al proprietario stabilita dal ministero dello Sviluppo economico, "in base all'effettiva diminuzione del valore del fondo".
Peccato che le indennità concesse d'ufficio ai proprietari non siano in grado di contrastare le gravissime conseguenze delle emissioni elettromagnetiche sulla salute delle persone che vivono intorno alle antenne e ai ripetitori.
L’articolo di Repubblica affronta la questione in modo folkloristico, sorvolando sul fatto che la norma, se sopravviverà, causerà una moltiplicazione incontrollata dell’installazione di antenne di telefonia mobile sui palazzi delle nostre città e una conseguente moltiplicazione esponenziale dei casi di tumore causati dall’inquinamento elettromagnetico. Proprio mentre comitati, associazioni, gruppi spontanei e parenti di persone morte a causa del ‘nemico invisibile’ chiedono alle amministrazioni locali e al governo nazionale di limitare la diffusione delle antenne nei centri abitati, il governo confidustrial-vaticano lascia campo libero alla dittatura delle compagnie telefoniche. In nome della crescita e dello sviluppo, naturalmente… Dei profitti delle compagnie telefoniche, in particolare. Ed in barba alla sacra difesa della proprietà privata che tanto dovrebbe stare a cuore ai liberal-liberisti bocconiani.
Ci aveva provato senza riuscirci Silvio Berlusconi mandando avanti il fido mastino Gasparri quando si proponeva di rendere meno stringenti i limiti alle emissioni elettromagnetiche truccando le modalità di rilevazione delle onde radio. E ora ci è riuscito Mario Monti.
Scrive oggi il quotidiano montiano ‘La Repubblica’ ironizzando sulle conseguenze dell’ultima gravissima norma approvata dal governo dei tecnici (e degli amministratori delegati):
“Nessuna lite possibile se arriva una compagnia telefonica e piazza un'antenna o un ripetitore non graditi sul proprio palazzo. Almeno non più. Nel decreto Sviluppo 2 - per ora solo una bozza - all'articolo 29, nella sezione dedicata al digital divide da azzerare per rendere gli italiani ancora più "connessi", spunta una norma che non farà molto piacere ai cittadini. "Il proprietario o il condominio - si legge nel testo che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche - non possono opporsi all'accesso dell'operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati". Antenne nuove incluse. Addio dunque alle interminabili e fumose assemblee di condominio, ma anche alle carte bollate. D'ora in poi, sempre che la norma resista, l'appartamento o le parti comuni dell'edificio saranno territorio libero per i giganti delle telecomunicazioni. In cambio, un'indennità al proprietario stabilita dal ministero dello Sviluppo economico, "in base all'effettiva diminuzione del valore del fondo".
Peccato che le indennità concesse d'ufficio ai proprietari non siano in grado di contrastare le gravissime conseguenze delle emissioni elettromagnetiche sulla salute delle persone che vivono intorno alle antenne e ai ripetitori.
L’articolo di Repubblica affronta la questione in modo folkloristico, sorvolando sul fatto che la norma, se sopravviverà, causerà una moltiplicazione incontrollata dell’installazione di antenne di telefonia mobile sui palazzi delle nostre città e una conseguente moltiplicazione esponenziale dei casi di tumore causati dall’inquinamento elettromagnetico. Proprio mentre comitati, associazioni, gruppi spontanei e parenti di persone morte a causa del ‘nemico invisibile’ chiedono alle amministrazioni locali e al governo nazionale di limitare la diffusione delle antenne nei centri abitati, il governo confidustrial-vaticano lascia campo libero alla dittatura delle compagnie telefoniche. In nome della crescita e dello sviluppo, naturalmente… Dei profitti delle compagnie telefoniche, in particolare. Ed in barba alla sacra difesa della proprietà privata che tanto dovrebbe stare a cuore ai liberal-liberisti bocconiani.
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