Potrebbero stare proprio accanto a voi, seduti sul tram, vicini alla
vostra scrivania. Addirittura in famiglia, camuffati e resi quasi
irriconoscibili per via di quella cosa che vi lega e che si chiama
affetto. Ah, sapeste invece che dietro quei volti si cela una terribile
verità: lui, sì, proprio lui, proprio lei, alle primarie voterà Matteo
Renzi. Come approcciarsi con persone affette da tale sindrome?
Primo punto da tenere a mente: non sono cattive; non è colpa loro. Da
decenni devono districarsi tra dalemiani e veltroniani, spesso tra
D’Alema e Veltroni e basta: quei due li lasciano all’opposizione e se li
ritrovano al governo e di nuovo viceversa, li mollano segretari e li
ribeccano scrittori, una volta sotto le querce la volta dopo tra gli
ulivi, li ricordavano a destra e li riscoprono a destra. Voi come vi
sentireste se da sempre, praticamente da quando siete nati, tutti le
sere vi facessero vedere la solita puntata di Gianni e Pinotto? A quel
punto anche il videoclip Non vivo più senza di te di Biagio
Antonacci (imperdibile la strofa «anche se con la vacanza in Salento –
prendo tempo dentro me») sarebbe capace di regalarvi un’emozione
autentica.
Secondo: credono davvero di essere sinistra. La mutazione genetica
post-Pci ha creato questo incredibile cortocircuito per cui se parli
della condizione operaia sei un conservatore e se ti inventi le leggi
per licenziare gli operai li stai liberando dalle loro catene. Certo, i
renzini in piazza ci vanno ancora: ma solo se ci sono i tavolini
all’aperto.
Terzo: vent’anni di anti-berlusconismo hanno logorato tutti, pure
loro. Invocano la rivoluzione liberale, sono anticomunisti: in pratica
per scappare dalla contrapposizione col Caimano sono diventati come il
Caimano. Ogni volta che pronunciano la frase «il liberismo è di
sinistra» un bambino indiano che cuce i palloni della Nike si licenzia e
passa ad Adidas: fateglielo notare con tatto, ma fateglielo notare.
Fatte le premesse, cominciamo con il far notare le cose serie. Con quei cartelloni all’americana rossi e blu da far vibrare in aria, lo slogan e il nome del candidato, sembrano usciti fuori dalla Cnn
degli anni ’80. La Cuccarini che si avvinghia a una Scavolini è molto
più credibile e innovativa di quei cosi stile Nixon di Scandicci. Roba
da ex yuppie con il Motorola StarTac pagato un milione e mezzo e la
Toyota Celica in doppia fila: pensavamo di aver sepolto pagine così
tristi della nostra storia, e invece no.
La camicia bianca con le maniche arrotolate l’ha inventata Obama, poi l’ha copiata Bersani con risultati non ottimali
– diciamo. Basta con questa roba finta sbarazzina, basta coi guru in
sneakers, jeans, camicia e giacca che si fingono plebe per fregarla
meglio. Siete informali, va bene, l’essere informali vi farà guadagnare i
voti di chi legge Oggi e Gente per farsi un po’ di
cultura, ora fateci sapere chi e come pagherà la crisi, dato che in
Italia il 10 per cento della popolazione detiene il 50 per cento della
ricchezza e prima o poi dovrà tocca anche a loro.
La storia della benzina da donare al camper è penosa. Uno strazio. Quello schemino fa male solo a vederlo. Cioè, c’hai mezzo mondo industriale
alle spalle, la tua azienda di famiglia fattura milioni di euro e mi
vieni a raccontare che se stanotte puoi macinare 500 chilometri è grazie
al mio contributo militante? Fatti questo pieno senza troppi
panegirici, mettici pure la V-Power che costa 3 euro a litro, invecchia
nelle otri della val d’Orcia e oltretutto rinforza il motore, e liberaci
dal pensiero della lancetta.
Oggi su Repubblica
il viaggio di Concita De Gregorio si è arricchito di perle da tenersi
strette. Le spiegava, un imprenditore ex “socialista” (come hanno
ridotto quella parola, mammamia), «cerchiamo una sinistra lontana dalla
Fiom». No più che altro mi farei dire dove cazzo ha visto nel Pd quella
vicina alla Fiom. Mentre gli entusiasti si gasavano: «L’avete mai visto
un politico parlare di asili nido?». Commovente, ce n’era un altro che
volevo sconfiggere il cancro in tre anni e la gente era entusiasta anche
allora. Ah, signora mia, non esistono più le mezze stagioni.
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