Ieri la Federal Reserveha annunciato un
nuovo programma di rilancio dell’economia. L’obiettivo è ridurre
la disoccupazione, che è all’8% ed è “una grave preoccupazione”. Non
solo perché il livello è “abnorme”, ma anche perché “da sei mesi ha
smesso di scendere”. Dice Bernanke: “L’alto livello della
disoccupazione dovrebbe preoccupare ogni cittadino americano. Non solo
crea enormi sofferenze e difficoltà, ma causa anche un enorme spreco di
capacità e talenti”, e una “progressiva distruzione di queste capacità, a
danno non solo dei disoccupati e delle loro famiglie, ma anche del
benessere di tutta la nazione”.
Per raggiungere il suo scopo la Fed
cerca di accelerare la crescita stimolando la domanda (= la spesa totale
nell’economia). Tramite due target intermedi. In primo luogo, (oltre a
tenere i tassi di policy a zero) cerca di comprimere una serie
di tassi d’interesse a lungo termine (mutui, ecc.) in diversi settori,
già molto bassi. A tal fine lo strumento utilizzato è l’aumento
della liquidità. In secondo luogo, la FED indirizza
le aspettative sulla crescita futura. Lo strumento che utilizza – “il
più potente” – è la ‘comunicazione’. Bernanke ha annunciato che la
‘spinta’ della FED continuerà “almeno fino a metà del 2015”, e comunque
“per molto tempo dopo che l’economia avrà ricominciato ad accelerare”.
Così le imprese possono avere fiducia: sanno che se investono oggi
troveranno nuovi clienti domani.
Bernanke ha spiegato che gli acquisti di
titoli pubblici non sono affatto una monetizzazione del debito: “Noi
non finanziamo spesa pubblica: acquistiamo attività finanziarie che
rivenderemo al momento giusto… La nostra azione non aumenterà, bensì
ridurrà il deficit pubblico”, grazie ai profitti della Fed e alla
ripresa economica. Quanto all’inflazione, un giornalista tedesco ha
chiesto se non ci sono rischi. Ma Bernanke ha spiegato che quando (a)
c’è disoccupazione e (b) le aspettative di inflazione sono basse, i
rischi non ci sono.
La BCE deve fronteggiare una situazione
assai più grave. La disoccupazione in Europa è all’11%, e continua a
salire. Al punto che la stabilità della stessa moneta è in dubbio.
Eppure la BCE si disinteressa totalmente della disoccupazione,
della crescita, della domanda. Tiene alti i tassi di policy. Ha varato
un tardivo piano anti-spread, ma sterilizzerà eventuali aumenti
della liquidità. Con la ‘comunicazione’ mira anch’essa ad aumentare la
fiducia sul futuro, ma solo relativamente all’inflazione: perciò le
imprese Europee sanno che se oggi investono, domani i prezzi dei loro
prodotti saranno bassi, ammesso che trovino clienti.
Il 6 Settembre scorso la BCE ha fatto un
passo avanti importante, accettando (tardivamente) il ruolo
di prestatore di ultima istanza (negli USA è talmente ovvio che nemmeno
si discute). Ma è rimasta in mezzo al guado: cura la finanza, ma non
l’economia; e la finanza, senza l’economia, ignora la forza della
gravità: a nostro rischio e pericolo!
La depressione della domanda rende
inutilizzata tanta capacità produttiva: impossibile per i governi
rispettare gli obiettivi di deficit. Perciò l’idea che ‘se un paese non
rispetta gli accordi, la BCE rinuncerà a difenderlo sui mercati’ diventa
pericolosa per la stessa stabilità finanziaria. Ma la BCE si muove in
linea con il suo Statuto, sulla modifica del quale Draghi dice: “è già
impegnativo stabilizzare i prezzi … non aggiungerei un secondo
obiettivo”. Invece la Fed ha due obiettivi: stabilità dei prezzi e
occupazione. E ieri Bernanke ha detto: “Abbiamo strumenti che riteniamo
possano influenzare il livello dell’occupazione: pensiamo sia nostro
dovere utilizzarli”.
All’origine di tutto c’è una ideologia.
In Germania sono diventati tutti esperti di politica monetaria.
Reagiscono istericamente alle manovre minimaliste della BCE,
influenzando i politici e i rappresentanti tedeschi alla BCE: che non
sono bravi economisti bensì funzionari del partito della Merkel. Molti
lettori hanno difficoltà a capire cosa sia il liberismo in
macroeconomia, e perché è importante. Hanno la sensazione di trovarsi di
fronte a un linguaggio ideologico. Invece, sto parlando dell’origine
dei nostri mali, e dei blocchi sulla via d’uscita. Il laissez faire nei
confronti della disoccupazione (della domanda) è l’idea centrale del
liberismo in macroeconomia. È l’idea di Monti, e della BCE. È un’idea
sbagliata secondo Bernanke. Che non è particolarmente keynesiano o di
sinistra: tanto è vero che è stato nominato da George W. Bush.
Ecco perché quel che succede da noi ha
poco a che vedere con la democrazia: non occorre fare dietrologia. La
gente non vuole disoccupazione. La FED ‘risponde’ ai bisogni della
gente. La BCE, no; perché non è un problema dell’élite europea. E Monti
può tranquillamente dirci: i miei provvedimenti? Certo che hanno
aggravato la disoccupazione. Solo uno stolto poteva credere il
contrario!
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