sabato 6 agosto 2011

Cofferati: «Patto per la crescita, proposte vaghe ed inique. La Cgil sbaglia»

intervista di
Roberto Farneti,

Liberazione


Sergio Cofferati, malgrado la manovra da 80 miliardi, l'Italia è nella bufera. Il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi ha toccato livelli record. L'economia è ferma: nel secondo trimestre 2011 il Pil è cresciuto appena dello 0,3%. Dopo avere negato la crisi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annuncia adesso la sigla entro settembre di un patto con le parti sociali per la crescita.
La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha sottolineato come negli otto punti dell'agenda del governo siano presenti molte delle proposte avanzate congiuntamente da imprese e sindacati. Un accordo è perciò probabile. E' così che si esce da questa situazione?
Penso proprio di no. La situazione è drammatica perchè l'economia è ferma e la nostra credibilità sul piano internazionale è caduta verticalmente. La crescita del Pil prevista per quest'anno e per l'anno prossimo è del tutto insufficiente a garantire le risorse per, da un lato ridurre il debito e, dall'altro, creare le condizioni per attuare politiche redistributive a vantaggio della parte più debole della popolazione. In questo quadro, occorre definire interventi di emergenza capaci nel brevissimo periodo di ridurre la spesa e di migliorare i nostri conti e, al tempo stesso, utili per stimolare una crescita possibile. Di tutto ciò non c'è traccia nei provvedimenti del governo e negli annunci fatti nei giorni scorsi. Per quanto riguarda il rapporto con le parti sociali, se qualcuno si era illuso che per placare i mercati sarebbe bastato l'annuncio di un confronto su capitoli vagamente descritti e variamente interpretabili, purtroppo ora si deve ricredere.
Nel 1992 ci fu un patto tra governo, imprese e sindacati per fare entrare l'Italia in Europa. Vista la gravità della situazione, ha senso oggi provare a ripetere un'operazione di quel tipo o al paese serve ben altro?
La situazione di oggi ricorda molto il 1992 per la gravità, il contesto è però ben diverso. All'epoca non c'era l'euro, il paese doveva agire da solo. Inoltre il governo Amato e poi soprattutto il governo Ciampi avevano una forza e una credibilità, malgrado tangentopoli, che il governo Berlusconi neanche si immagina. Per questo credo che oggi la situazione sia peggiore. Nelle azioni del governo, ma nemmeno nelle proposte delle parti sociali, non si vede nulla di preciso. A cominciare da quella che dovrebbe essere la base di ogni ragionamento: una volta infatti che si dice che bisogna favorire la crescita - e vengono individuati settori di intervento come infrastrutture, opere pubbliche, reti materiali e immateriali - bisognerebbe immediatamente dopo, o addirittura un attimo prima, indicare dove si reperiscono le risorse necessarie per questi investimenti. Di ciò invece non si parla. Se il tutto si traduce in una generica intenzione di lotta all'evasione fiscale, è evidente che non si può essere credibili. In Europa si discute della creazione di Eurobond e della tassa sulle transazioni finanziarie, temi ignorati dal dibattito italiano.
Inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione, come propongono governo e parti sociali, è coerente con obiettivi di sviluppo? Gli economisti insegnano che gli investimenti si fanno anche in "deficit spending", tanto li recuperi con la crescita.
Come dicevo prima, ci troviamo di fronte a una serie di "titoli", ma nessuno ha spiegato come realizzare gli obiettivi annunciati. E' facile immaginare che un avvicinamento anche cauto al merito di ogni singolo capitolo porterà a una divaricazione tra le stesse parti sociali. Sul fisco, ad esempio, la Cgil ha fatto una campagna per la patrimoniale. Faccio notare che nei testi di questo tema non c'è traccia, ma se verrà riproposto al tavolo, non credo che sarà ben accolto dalle associazioni imprenditoriali o dalle banche. Dunque siamo di fronte a un quadro confuso. Altra piccola considerazione: tutto ciò avviene mentre sta diventando operativa una legge finanziaria definita "macelleria sociale" persino dai commentatori più moderati. Degli effetti disastrosi di questa manovra in queste ore non si parla. Possono le parti sociali discutere di sviluppo prescindendo dagli effetti drammatici della manovra soprattutto sui più deboli, i poveri, le famiglie?
La Cgil ha espresso forti critiche alla manovra. Poi però si è fatta rappresentare dalla Marcegaglia al tavolo con il governo. Che effetto le ha fatto vedere sui giornali la foto della presidente di Confindustria che parla anche a nome dei sindacati?
Le critiche della Cgil alla manovra dovrebbero sfociare in iniziative di lotta molto diffuse e consistenti per arrivare allo sciopero generale. E' evidente che c'è un salto logico tra quelle critiche, il bisogno di mobilitazione per cambiare i contenuti più iniqui della manovra e la discussione alla quale la stessa Cgil partecipa. Una discussione che proseguirà a settembre su punti che evocano ulteriori provvedimenti destinati a colpire le fasce sociali già duramente penalizzate dal governo. E' difficile comprendere come si potrà discutere di ulteriori ridimensionamenti dello stato sociale e delle protezioni per milioni di persone e al contempo non dare uno sfogo rivendicativo e conflittuale alle esigenze di queste persone. C'è una contraddizione che la Cgil rischia di pagare pesantemente.
Susanna Camusso ha precisato che l'unico punto che la Cgil non condivide del documento delle parti sociali è quello sulle privatizzazioni. Ciò ha provocato malumori in Corso Italia, persino nella maggioranza che sostiene il segretario generale.

Le parti sociali avevano chiesto al governo discontinuità. Discontinuità che non c'è né nelle affermazioni del presidente del Consiglio e nemmeno nell'indicazione dei capitoli che il governo vorrebbe discutere con le parti sociali. Vedremo cosa succederà a settembre, quando la discussione entrerà più nel merito. Se le cose che il governo intende fare colpiscono ancora pensionati e lavoro dipendente, come può la Cgil assecondarle?
In questo caso, si fa sempre in tempo a tornare indietro...
Fermarsi non è mai impossibile, è chiaro che si rischia di pagare poi il prezzo delle proprie contraddizioni. Se la manovra presentata dal governo è stata giudicata negativa e lesiva delle condizioni materiali di tanta gente, è difficile poi rimuovere questo tema e cominciare una discussione che potrebbe addirittura produrre ulteriori danni per queste persone.

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