Già finita la "tranquillità" assicurata al debito
italiano dalle mosse della Bce e dai "sacrifici" imposti dalla Troika
tramite i governi. Standard&Poor's taglia il rating a "tripla B", a
un passo dal "junk".
L'agenzia S&P ha tagliato il rating di lungo termine dell'Italia a BBB da BBB+ con outlook negativo. Il declassamento non è ampio, ma sono le previsioni negative a preoccupare maggiormente. La decisione è conseguente alle attese per un «peggioramento delle prospettive economiche» del Paese, visto che dopo «10 anni in cui la crescita reale si è aggirata in media a un -0,04%». Secondo l'agenzia, «la lenta crescita deriva in gran parte dalla rigidità del mercato del lavoro e di quello produttivo italiano». E qui la menzogna è palese e la disinformazione totale: non c'è nfatti in Europa - tranne forse in Grecia - un mercato del lavoro meno "flessibile" di quello italiano.
Il dato principale, non a caso, non è questo. L'agenzia ha infatti tagliato le stime sul Pil per quest'anno a -1,9%, molto più basso del -1,4% calcolato a marzo. Soltanto oggi il Fondo monetario internazionale (Fmi) aveva rilasciato una sua stima pressoché simile: -1,8%. Il Pil pro capite scende quindi nel 2013 a 25mila euro, meno di quanto registrato nel 2007.
Le conseguenze sul debito pubblico - che nonostante i tagli drastici tende a salire leggermente - sono terribili. La previsione è infatti che si attesti al 129% del Pil entro la fine dell'anno. E' una conferma dell'idiozia dell'"austerità espansiva", quella teoria per picchiatelli che predica i tagli a spesa pubblica, salari e consumi per aumentare la "competitività" di un paese. La Grecia c'è già passata, ora sta toccando a noi. Tagliando la spesa, infatti, cala anche il Pil (che è il denomitatore di quella semplice frazione che lo apparenta al debito); nella cadta comune, però, inevitabilmente il debito scivola più lentamente della ricchezza prodotto, precipitando un paese nel disastro assoluto.
Allacciate le cinture! In autunno ci sarà da ballare....
L'euro scende ai minimi di giornata dopo il downgrade. La moneta europea passa di mano a 1,2754 dollari.
L'agenzia S&P ha tagliato il rating di lungo termine dell'Italia a BBB da BBB+ con outlook negativo. Il declassamento non è ampio, ma sono le previsioni negative a preoccupare maggiormente. La decisione è conseguente alle attese per un «peggioramento delle prospettive economiche» del Paese, visto che dopo «10 anni in cui la crescita reale si è aggirata in media a un -0,04%». Secondo l'agenzia, «la lenta crescita deriva in gran parte dalla rigidità del mercato del lavoro e di quello produttivo italiano». E qui la menzogna è palese e la disinformazione totale: non c'è nfatti in Europa - tranne forse in Grecia - un mercato del lavoro meno "flessibile" di quello italiano.
Il dato principale, non a caso, non è questo. L'agenzia ha infatti tagliato le stime sul Pil per quest'anno a -1,9%, molto più basso del -1,4% calcolato a marzo. Soltanto oggi il Fondo monetario internazionale (Fmi) aveva rilasciato una sua stima pressoché simile: -1,8%. Il Pil pro capite scende quindi nel 2013 a 25mila euro, meno di quanto registrato nel 2007.
Le conseguenze sul debito pubblico - che nonostante i tagli drastici tende a salire leggermente - sono terribili. La previsione è infatti che si attesti al 129% del Pil entro la fine dell'anno. E' una conferma dell'idiozia dell'"austerità espansiva", quella teoria per picchiatelli che predica i tagli a spesa pubblica, salari e consumi per aumentare la "competitività" di un paese. La Grecia c'è già passata, ora sta toccando a noi. Tagliando la spesa, infatti, cala anche il Pil (che è il denomitatore di quella semplice frazione che lo apparenta al debito); nella cadta comune, però, inevitabilmente il debito scivola più lentamente della ricchezza prodotto, precipitando un paese nel disastro assoluto.
Allacciate le cinture! In autunno ci sarà da ballare....
L'euro scende ai minimi di giornata dopo il downgrade. La moneta europea passa di mano a 1,2754 dollari.
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