giovedì 9 ottobre 2014

Appello per Renzi: la carica delle 100 bertucce


Anna Lombroso per il Simplicissimus

Se vi chiamate Mario Rossi, se vi chiamate Giuseppina Esposito, allora non fa per voi. Se lavorate in un call center, se siete precari della scuola, allora non fa per voi. Se abitate a Vibo Valentia,  se state ancora a trent’anni con papà e mamma, allora non fa per voi, allora vi conviene continuare a fare i gufi, allora siete legittimati a essere disfattisti.
Allora avete ragione di essere incazzati, incazzatissimi, perché non siete tra quelli galvanizzati dalla decisione e dal  cipiglio “di una volontà giovanile che non cerca sconti né per sé né per le dure scelte d’affrontare”, perché non ve ne frega niente di far sentire “al governo un feedback in corso d’opera dai suoi cittadini”, semmai una solenne, fragorosa pernacchia.
Allora sicuramente non siete tra i magnifici e munifici 100 firmatari dell’appello pubblicato oggi sul Corriere della Sera, l’autorevole quotidiano che alterna alle accuse di massoneria e di annuncite provvidenziali inserzioni a pagamento, che si sa pecunia non olet. E poi i sottoscrittori rappresentano la crème de la crème della buona società meneghina, quella sobria, operosa, quella delle prime alla Scala, della quale si diceva un tempo che compariva sui giornali solo per gli annunci della nascita e della morte, al quali da un ventennio si è aggiunta qualche menzione in cronaca giudiziaria.
Si inanellano quindi i doppi cognomi in odor di nobiltà (Clarice Pecori Giraldi,    Vannozza Guicciardini Parravicini, Gerolamo Caccia Dominioni) reduci  dalla delusione del premier tecnico Monti, nel quale si erano riversate molte aspettative per un elegante riscatto, dopo aver dovuto subire gli sberleffi e le sguaiataggini del venditore porta a porta, utile, addirittura necessario  per ristabilire le doverose differenze tra padroni e servi, tra potenti e umili, tra chi ha e merita sempre di più e chi non ha, per carità, ma così volgare.  Signore che si avvicinano al corrierone per l’istante di una firma da apporre in calce a buoni auspici per il “futuro dei giovani”,  allontanandosi dalle  pagine patinate di Vanity Fair, dalle cronache mondane dove campeggiano come è naturale: sono la nuora di Giulia Maria Mozzoni Crespi, la direttrice di Christie’s, si ritrovano al Clubino a casa degli Omenoni, o alla Società del Giardino, o al circolo dell’Unione, quei posti che tra lobby e massoneria sono pensati per stringere matrimoni, sodalizi, affari, patti opachi, alleanze finanziarie.
E poi ci sono imprenditori, finanzieri,  manager, avvocati e commercialisti, che si sentono l’elite di “ un’intera Italia che vuole cambiare le cose …. . E che supporta il premier, visto che sta cercando di farlo”. Scendono in campo in sua difesa, cavalieri di una moderna Camelot,  per “far arrivare un sostegno dagli italiani al primo ministro in un momento in cui gli arrivano strali da tutte le parti: i vescovi, il sindacato, i giornali, il suo stesso partito….

Non perdiamo tempo a guardare le loro dichiarazioni dei redditi sommesse e schive, a cercare sul catasto le loro proprietà intestate a società di comodo, non interroghiamoci sui loro frequenti viaggi in location, direbbe il premier, note per una certa indulgenza fiscale. Se lo appoggiano loro, se ci si riconoscono, se vogliono che vinca e stravinca  quanto noi perdiamo e perderemo, nemmeno per i più distratti, i più creduloni,  i più ingenui, i più mentecatti possono esserci più dubbi.   Chiamiamo l’accalappiacani per quei 100 – più uno, lui – e leviamoceli di torno.

'Noi sosteniamo Matteo Renzi'
Avvocati e manager per il premier

Un avviso a pagamento sul Corriere della Sera. Con 100 firme. Per dire al primo ministro: 'Avanti così'. L'hanno voluto pubblicare alcuni nomi della buona società milanese e non solo. Professionisti, finanzieri e imprenditori che chiedono di 'rompere il muro di silenzio'. E dicono al leader del Pd: 'Siamo con te'. Ecco chi sono

di Francesca Sironi, L'Espresso
 
C' è un immobiliarista, diversi notai, avvocati, molti consulenti finanziari, c'è una direttrice generale della casa d'aste Christie's, c'è il fondatore dei primi outlet di moda d'Italia, grandi manager ed ex capi di Benetton o Autogrill, c'è un birraio, un produttore di vini in Umbria, ci sono doppi cognomi (come quelli della nuora di Giulia Maria Crespi) e nomi semplici, professori e consulenti. Un salotto buono, milanese e non solo. Anche se loro insistono a definirsi "semplici cittadini", «che hanno voluto mobilitarsi per testimoniare la voglia di cambiamento degli italiani». Sono le 100 firme di un appello pubblicato a pagamento questa mattina sul Corriere della Sera, intitolato in grassetto: "Noi sosteniamo Matteo Renzi".
 «L'idea è nata da un gruppo di amici», racconta Lorenzo Prampolini, Senior executive advisor di Eim, una società di consulenza per le transizioni aziendali: «Mi hanno chiamato, mi hanno detto della proposta e ho aderito. Ci eravamo dati l'obiettivo di arrivare a 100 firme, le abbiamo trovate in una settimana, quindi abbiamo pubblicato l'appello». Perché? «Perché vogliamo far sentire la voce della gente. Vogliamo dire al governo che c'è un'intera Italia che vuole cambiare le cose. E che supporta il premier, visto che sta cercando di farlo». Nell'appello si parla di un "muro di silenzio"... «Beh, non siamo stati a controllare ogni parola, il senso per noi è far arrivare un sostegno dagli italiani al primo ministro in un momento in cui gli arrivano strali da tutte le parti: i vescovi, il sindacato, i giornali, il suo stesso partito...».
Renzi, dicono, non lo conoscono di persona. E la pagina Facebook a cui rimanda l'appello, ribadiscono, non è una "corrente" o un "nuovo partito": solo un tentativo di riunire quanti vogliono sostenere il cambiamento avviato da Renzi: «Abbiamo fatto come dice Beppe Grillo», continua Prampolini: «Un passaparola, via mail, sui social network, nelle nostre riunioni. Ognuno ha invitato degli amici. Insieme abbiamo detto la nostra. Stamattina altri conoscenti mi hanno chiamato, chiedono: "Perché non me l'hai detto? Avrei aderito anch'io!"». In una settimana, così, è arrivato il "Siamo con te" a Renzi di Alberto De Vecchi, ex direttore finanziario di Autogrill, di Bruno Gattai, socio fondatore dello studio "Gattai Minoli & Partners", di Clarice Pecori Giraldi, direttore delle vendite private di Christie's, di Vannozza Guicciardini Parravicini, di Gerolamo Caccia Dominioni, dal 2007 al 2010 amministratore delegato di Benetton, di Claudio Ceper, senior advisor di Egon Zehnder, del notaio Guido Peregalli, dello stilista di abiti da sposa Antonio Riva...

Nell'avviso, oltre a sottolineare "la decisione e il cipiglio di una volontà giovanile che non cerca sconti né per sé né per le dure scelte d'affontare", i cento firmatari scrivono di Renzi: "Non è accettabile che si lasci il suo sforzo privo dell'appoggio dei cittadini che si identificano con la sua volontà di non mollare, di battersi e di cercare un futuro per l'Italia e i suoi giovani". «È per questo che ho firmato anch'io, per i giovani», racconta Peter Heilbron, proprietario di Tenuta Bellafonte, un'azienda vitivinicola di Torre del Colle, un piccolo borgo in provincia di Perugia: «Non l'ho fatto per interessi di settore, o come imprenditore, ma come padre. Per dare un futuro migliore ai miei figli».

«È fondamentale che l'Italia esca da questo avvilupparsi su sé stessa», aggiunge: «Renzi ci sta provando. Non ha fatto solo annunci, come dicono alcuni. Ha iniziato a cambiare le cose sul serio. Certo, mancano decreti attuativi, effetti concreti ancora non se ne sentono forse, ma penso sia diverso dai suoi predecessori. Più che altro penso che dobbiamo capire profondamente che così non si può più andare avanti. E che più aspettiamo più il cambiamento sarà doloroso». E a cosa serve un appello? «A far sentire al governo un feedback in corso d'opera dai suoi cittadini», dice: «A far capire che quello che succede in Parlamento ci riguarda tutti quanti».

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