domenica 12 ottobre 2014

Patti finti o programmi veri? L’alternativa della sinistra europea


Patti finti o programmi veri? L’alternativa della sinistra europea


di Gianluca Schiavon, Direzione nazionale Rifondazione comunista/Sinistra europea – Europa -

La ribalta mediatica si nutre di parole che evocano più che spiegare quindi diventa di moda la parola patto in un momento in cui il patto sociale tra capitale e lavoro alla base del sistema costituzionale italiano è stravolto. E così dopo il famigerato patto del Nazzareno abbiamo assistito al patto del tortellino tra il segretario del Partito socialista europeo e i segretari dei principali partiti di quella famiglia politica due dei quali – Renzi e Wals – anche capi di Governo, infine sabato è stato lanciato da Civati e Vendola il patto dei santi apostoli col dichiarato compito di far risorgere il centro-sinistra in Italia. 
Non tutti i patti sono uguali, ma tutti e tre lanciano riforme o progetti con un accordo tra leadership e con un affidamento dei militanti ai leader. In questo quadro, purtroppo, si colloca anche il patto Civati-Vendola in una piazza santi apostoli, per la verità non troppo gremita. La giusta opposizione parlamentare di alcuni senatori PD – come Mineo e Casson – e di tutti senatori di SEL sulle controriforme costituzionali e dello Statuto dei lavoratori rappresenta e rappresenterà significative battaglie difensive di spazi di democrazia erosi dall’ideologia dominante secondo la quale disporre di pari diritti politici e sociali degli altri Paesi europei impedisce all’Italia di competere sui mercati. Ma con quali alleati politici e sociali pensa SEL di costruire un’alternativa al modello di austerità temperata che ha in mente Renzi per l’Europa? Giuste le alleanze sociali: gli studenti che hanno manifestato venerdì, il lavoro dipendente e i pensionati strangolati dalla crisi, il pubblico impiego (compresa la magistratura) oggetto di continuo dileggio, disoccupati e precari. Oscure risultano però le alleanze politiche: non appare plausibile invocare contro il principale partito socialista d’Europa, il PD, le sorti magnifiche e progressive del socialismo europeo, a meno che il progetto di Civati e Vendola coincida con quello di Cuperlo cioè di costruire un’opposizione interna nel PD e nel PSE. 

Se questo non fosse l’obbiettivo di SEL conviene torni a giocare il ruolo da protagonista nel percorso, sicuramente perfettibile, della lista L’Altra Europa. Si tratta di creare un soggetto politico nuovo di sinistra collegato al GUE (gruppo della Sinistra unitaria europea) e al Partito della Sinistra europea distinto e competitivo alla socialdemocrazia del patto del tortellino. Un soggetto con l’obbiettivo di governare a partire dal programma con il quale tutte le liste del GUE hanno sostenuto la candidatura di Alexis Tsipras a presidente della Commissione europea. Programma che prende il meglio delle esperienze di governo della sinistra sudamericana, chiede la cancellazione del Fiscal compact, vuole colpire, anche con la politica fiscale, quella che Thomas Pikkety chiama la “contraddizione fondamentale del capitalismo” nell’attuale fase storica: cioè l’assoluta prevalenza della rendita parassitaria sul reddito da lavoro vivo. Se traguardiamo l’Europa dal punto visuale italiano c’è spazio per una forza popolare antiliberista di sinistra contro l’Europa della grande coalizione Juncker-Schulz. Lo dimostrano i successi estivi dei massimi dirigenti del Partito della sinistra europea: il consenso registrato dal suo presidente Pierre Laurent, nella veste di segretario del partito comunista francese, all’Univerisité d’été del partito socialista, quello del suo vicepresidente Alexis Tsipras al convegno della Fondazione Ambrosetti e al cospetto di Papa Francesco. Non è un caso che dove le liste aderenti al GUE hanno aumentato i voti è stato contenuto il consenso a liste euroscettiche, eurofobiche o dichiaratamente fasciste come in Spagna, in Belgio, in Slovenia, in Svezia o nei popolosi lander tedeschi della Turingia e della Sassonia. Anche in Italia sarebbe arrivato il momento di dare un’alternativa sociale e politica anticapitalista alle due facce della stessa medaglia: il populismo neo-nazionalistico o l’internazionalismo liberista.

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