5 punti contro il governo unico delle banche in Italia
e in Europa
Già oltre 1.200 militanti sindacali, dirigenti e delegati sia
della Fiom che delle altre categorie della Cgil, che del sindacalismo di base,
di tutte le principali aziende del paese – a partire dalla Fiat e dalla
Fincantieri – assieme a militanti del movimento ambientalista, civile e
democratico, no Tav, intellettuali e scrittori, professori universitari, hanno
aderito all’appello “Dobbiamo fermarli”. Questo appello lancia 5 punti di
politica economica sociale e democratica alternativi, sia alle scelte sinora
attuate dai governi di centrodestra, ma anche a quelle dei governi di centrosinistra
e, più in generale, alle decisioni dei governi delle banche europei.
Non a caso l’appello si propone di costruire un fronte comune
contro il governo unico delle banche, che impone le stesse misure antisociali
in tutti i paesi d’Europa. L’appello è quindi contrario alla politica di unità
nazionale, che le cosiddette parti sociali, il governo e l’opposizione, stanno
lanciando proprio in questi giorni e propone invece un’alternativa radicale che
colpisca gli interessi della finanza e delle banche in primo luogo, e che
ristabilisca eguaglianza e diritti. Questo appello propone e prepara un autunno
di lotte insieme a tutte le mobilitazioni europee che si stanno lanciando e
annuncia già che il 15 ottobre si scenderà in piazza accanto agli indignados
spagnoli e ai greci, a tutti coloro che lottano contro l’Europa delle banche e
della finanza.
Per cambiare davvero bisogna:
1 Non pagare il debito. Colpire
a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario.
Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate
le principali banche, senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e sulle
transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di
stabilità e l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a fondo contro
l’evasione fiscale, colpendo ogni tabù, a partire dall’eliminazione dei paradisi
fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle
multinazionali.
2 Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione
di guerra.
Dalla Libia all’Afghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata nelle
spese militari va rivolta a finanziare l’istruzione pubblica ai vari livelli. Politica di
pace e di
accoglienza, apertura a tutti i paesi del Mediterraneo, sostegno politico ed economico
alle rivoluzioni del Nord Africa e alla lotta del popolo palestinese per l’indipendenza, contro l’occupazione. Una nuova
politica estera che favorisca democrazia e sviluppo civile e sociale.
3 Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Basta con la
precarietà.
Abolizione di tutte le leggi sul precariato, riaffermazione al
contratto a tempo indeterminato e della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile.
Parità di diritti completa per il lavoro migrante, che dovrà ottenere il diritto di
voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche
per favorire esperienze di autogestione dei lavoratori.
Eguaglianza retributiva, diamo un drastico taglio ai super stipendi
e ai bonus milionari dei manager, alle pensioni d’oro. I compensi dei manager non potranno essere più di dieci
volte la retribuzione minima.
Indicizzazione dei salari. Riduzione generalizzata dell’orario
di lavoro, istituzione di un reddito sociale finanziato con una quota della
tassa patrimoniale e con la lotta all’evasione fiscale.
Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che copra
tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate.
4 I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo.
Occorre partire dai beni comuni per costruire un diverso modello
di sviluppo, ecologicamente compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato
su migliaia di piccole opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno
essere, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali
infrastrutture e i principali beni dovranno essere sottratti al mercato e
tornare in mano pubblica.
Non solo l’acqua, dunque, ma anche l’energia, la rete, i servizi
e i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato sociale,
per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanità, la pensione,
l’istruzione.
5 Una rivoluzione per la democrazia.
Bisogna partire dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i
privilegi di casta, per riconquistare il diritto a decidere e a partecipare
affermando ed estendendo i diritti garantiti dalla Costituzione. Tutti beni provenienti
dalla corruzione e dalla malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e
gestiti socialmente. Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del
sistema politico: dal finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli
stipendi dei parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati
dovranno essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca.
Si dovrà tornare a un sistema democratico proporzionale per l’elezione delle
rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. È indispensabile
una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al modello prefigurato
dall’accordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori il diritto a una
libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui contratti e sugli accordi.
Sviluppo dell’autorganizzazione democratica e popolare in ogni ambito della
vita pubblica.
L’appuntamento a Roma è per il 1° ottobre per una grande
assemblea che lanci, anche inItalia, un movimento sociale e politico alternativo al governo
unico della finanza e dellebanche, che in tutta Europa sta distruggendo i diritti, lo stato
sociale e la stessa democrazia.
Dobbiamo fermarli!
Il governo Berlusconi sta distruggendo conquiste sociali, diritti,
libertà.
Contro questo governo e la sua politica si scende in piazza
giustamente, ma questo disastro il governo italiano non lo fa da solo.
Il governo
unico delle banche e della finanza, in tutta Europa, attraverso organismi e
poteri che nessuno ha eletto, nessuno ha potuto giudicare, sta imponendo a
tutti i governi e a tutti gli stati la stessa politica antisociale.
Diciamo NO al governo unico delle banche e della finanza che
sacrifica tutto per difendere i ricchi e la speculazione sia in Italia che in Europa.
Vogliamo costruire un’alternativa a una politica che è la stessa, sia per i
governi di centrodestra, sia per i governi di centrosinistra. E per questo:
1 Non pagare il debito. Colpire a fondo la speculazione finanziaria e
il potere bancario.
2 Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di
guerra.
3 Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Basta con la
precarietà.
4 I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo.
5 Una rivoluzione per la democrazia.
Per discutere e decidere su come fermare la distruzione dei nostri
diritti e del nostro futuro e su come costruire un’alternativa a questo potere
finanziario che esige qualsiasi sacrificio pur di sopravvivere,
ci troviamo a Roma
il 1° ottobre in assemblea
Costruiamo una vera alternativa
al governo unico delle banche e della
finanza
in Italia e in Europa
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