di Ciuenlai, www.umbrialeft.it
PERUGIA - Chiude una grande catena di
elettrodomestici ed elettronica di via Settevalli. Non è la prima in
quella zona zeppa di super ed ipermercati. Altri due magazzini di altre
due grandi catene avevano abbassato le saracinesche, sempre in quel
quartiere. La cosa fa il paio con la vicenda dei palazzoni sequestrati a
Ponte San Giovanni.
Edilizia e commercio non possono mai rappresentare il principale
volano di sviluppo di un territorio. Perché, soprattutto al tempo della
crisi e del ridimensionamento del pubblico impiego, rischiano di
lasciarlo in mutande. E’ una semplice considerazione che chiama in ballo
la politica del “mattone e carrello”, seguita dal Comune di Perugia
negli ultimi 15 anni. Chiama in ballo l’assessorato all’urbanistica che
annuncia la costruzione di due nuovi quartieri e progetti edilizi e
commerciali che, per il loro volume, farebbero storcere la bocca perfino
al Consiglio Comunale di New York.
Le conseguenze sono quelle che vediamo tutti i giorni : chiusure di
attività commerciali e una marea di invenduto nell’edilizia. Cose che,
notoriamente, favoriscono speculazione e riciclaggio. Fenomeni, di
fronte ai quali, poi sorprendersi è come versare lacrime di coccodrillo.
E allora; non è forse venuto il momento di fermarsi e ripensare
Perugia? Non è forse venuto il momento di costruire un progetto
alternativo di città, fondato sull’innovazione, la riscoperta
dell’artigianato e il recupero edilizio, chiamando tutte le forze sane
del capoluogo, a partire dalle Fondazioni bancarie, a parteciparvi? Una
cosa è sicura; se si vuole fermare il degrado bisogna cambiare musica e
alla svelta.
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