Nonostante l'esito referendario, la Salerno
Sistemi Spa è stata ceduta dal Comune alla Salerno Energia Spa, di
diritto privato, con partecipazione privata del 40%
di Raphael Pepe, Attac Napoli – Comitato Campano per l'Acqua Bene Comune
Nonostante l'esito referendario e la netta vittoria dei SI (95%) alla
gestione pubblica dell'acqua e contro i profitti sul bene comune più
prezioso; nonostante la forte partecipazione alle urne da parte dei
cittadini di Salerno (66%), ieri pomeriggio nella seconda città campana,
in consulta è stata votata la cessione del servizio idrico integrato ad
una società privata.
É proprio una giunta PD ad essere la prima d'Italia a consegnare il servizio idrico ad una società privata dopo i referendum e quindi a non rispettare la voce dei 27 milioni di italiani che si sono chiaramente espressi a giugno scorso.
É proprio una giunta PD ad essere la prima d'Italia a consegnare il servizio idrico ad una società privata dopo i referendum e quindi a non rispettare la voce dei 27 milioni di italiani che si sono chiaramente espressi a giugno scorso.
Già nel febbraio del 1998, era stato il sindaco De Luca appena
rieletto a trasformare formalmente l'allora municipalizzata in Società
per azioni. Dal 2006, è di nuovo Vincenzo De Luca ad essere primo
cittadino salernitano, e 13 anni dopo la trasformazione in Spa, ha fatto
il passo successivo, la Salerno Sistemi Spa è stata ceduta dal Comune
di Salerno alla Salerno Energia Spa, di diritto privato, essa stessa
appartenente ad una holding con partecipazione privata del 40%.
La Salerno Sistemi Spa diventa così una partecipata della Salerno Energia Spa. La società potrebbe essere usata molto facilmente dalla Salerno Energia per operazioni finanziarie di vario tipo, dato che il Comune ha rinunciato al controllo. A Napoli, ad esempio tramite la net Service Spa, partecipata dell'Arin Spa, è stata acquistata la Marino Lavori Srl senza nemmeno che il Comune potesse intervenire sulla scelta. Ecco a che rischio viene esposta la Salerno Sistemi Spa, oltre ad essere soggetta più facilmente alla privatizzazione totale.
La Salerno Sistemi Spa diventa così una partecipata della Salerno Energia Spa. La società potrebbe essere usata molto facilmente dalla Salerno Energia per operazioni finanziarie di vario tipo, dato che il Comune ha rinunciato al controllo. A Napoli, ad esempio tramite la net Service Spa, partecipata dell'Arin Spa, è stata acquistata la Marino Lavori Srl senza nemmeno che il Comune potesse intervenire sulla scelta. Ecco a che rischio viene esposta la Salerno Sistemi Spa, oltre ad essere soggetta più facilmente alla privatizzazione totale.
Non solo si sta cedendo formalmente il servizio idrico integrato, ma
lo si fa includendo il servizio idrico in una multiutility. L'acqua
salernitana ha definitivamente smesso di essere considerato un diritto; è
una merce a tutti gli effetti, uno dei mercati di questa holding.
L'atto di De Luca ci ricorda le scelte fatte da Rutelli che nel 1997,
da sindaco di Roma, trasformava l'Acea in spa per cederne poi il 49%
delle quote a Suez, Caltagirone e alla borsa di Milano. L'Acea era
un'azienda speciale che forniva un buon servizio, oggi è una
multinazionale presente in tanti mercati. É una multinazionale che pochi
anni fa decise di investire nella telefonia mobile in Spagna insieme
alla FIAT, senza condividere la decisione con il Comune di Roma, perse
soldi pubblici perché l'investimento non andò a buon fine, e poi scelse
di aumentare le tariffe dell'acqua per recuperare denaro perso.
Quello che Rutelli ha fatto in due anni e con la stessa giunta, De Luca lo ha fatto in 13 anni con giunte diverse.
Quello che Rutelli ha fatto in due anni e con la stessa giunta, De Luca lo ha fatto in 13 anni con giunte diverse.
Un altro dato da prendere in considerazione é che anche il
consigliere di Sinistra e Libertà, Emiliano Torre, é complice di tutto
ciò. Ha votato anche lui a favore della privatizzazione.
Non è la prima volta che il partito di Nichi Vendola è incoerente sulla questione dell'acqua.
Certo Sel ha aderito alla campagna referendaria sin dalla raccolta firma; ma in regione Puglia, la legge regionale votata non é quella che si era concordata con i comitati. Non si capisce bene in che tipo di azienda sarà trasformata “L'Acquedotto Pugliese Spa”, le società partecipate dovrebbero restare in mano ai privati, e la nomina del presidente del cda sarà cura del solo presidente della regione, cosa che potrebbe portare a giochi di potere e clientelismo. Come se tutto ciò non bastasse, Vendola rifiuta di rinunciare alla remunerazione del capitale investito non più previsto dalla legge.
Non è la prima volta che il partito di Nichi Vendola è incoerente sulla questione dell'acqua.
Certo Sel ha aderito alla campagna referendaria sin dalla raccolta firma; ma in regione Puglia, la legge regionale votata non é quella che si era concordata con i comitati. Non si capisce bene in che tipo di azienda sarà trasformata “L'Acquedotto Pugliese Spa”, le società partecipate dovrebbero restare in mano ai privati, e la nomina del presidente del cda sarà cura del solo presidente della regione, cosa che potrebbe portare a giochi di potere e clientelismo. Come se tutto ciò non bastasse, Vendola rifiuta di rinunciare alla remunerazione del capitale investito non più previsto dalla legge.
Anche in regione Campania, l'anno scorso i comitati in difesa
dell'acqua pubblica e promotori dei referendum sono stati traditi da Sel
che sceglieva di far entrare il suo segretario provinciale Peppe De
Cristofaro nel cda dell'Arin Spa.
In tutt'Italia, a livello locale, i processi di privatizzazione sono
spesso avvenuti da giunte del PD, e anche dopo i referendum, la linea
non è cambiata.
Preoccupante accorgerci che perfino chi pensavamo dalla nostra parte fa la stessa politica neo-liberista.
Ci tocca continuare la mobilitazione per difendere i beni comuni, per difendere il diritto all'acqua contro i profitti di investitori privati. Nello svolgere questa battaglia abbiamo contro di noi amministrazioni di centro destra e di centro sinistra.
Ci tocca difendere l'esito referendario con difficoltà, e difenderlo non significa difendere il diritto all'acqua, significa difendere la democrazia e la sovranità popolare. La voce dei cittadini non è vana e va rispettata.
Preoccupante accorgerci che perfino chi pensavamo dalla nostra parte fa la stessa politica neo-liberista.
Ci tocca continuare la mobilitazione per difendere i beni comuni, per difendere il diritto all'acqua contro i profitti di investitori privati. Nello svolgere questa battaglia abbiamo contro di noi amministrazioni di centro destra e di centro sinistra.
Ci tocca difendere l'esito referendario con difficoltà, e difenderlo non significa difendere il diritto all'acqua, significa difendere la democrazia e la sovranità popolare. La voce dei cittadini non è vana e va rispettata.
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