lunedì 17 ottobre 2011

Il vuoto politico su quella piazza

Si può pensare quello che si vuole del suo epilogo – provocazioni, giusta rabbia, eroi o teppisti – ma il corteo diviso, sfrangiato e sostanzialmente disperso, è il segno di un grande e pesante vuoto politico.
Più che degli “scontri”, è di quel vuoto, che ci dobbiamo preoccupare.
Si fa presto a dire che quella piazza è “irrapresentabile”. Tutte le piazze, sostanzialmente, lo sono. Ma se la piazza resta “irrapresentabile”, il primo che arriva la “rappresenta di fatto” - fosse pure con un po' di macchine bruciate.
Quella piazza ha un grande bisogno di soggettività politica e di organizzazione, non di retorica sull'irrapresentabilità. Oggi, subito, dal 16 ottobre, c'è bisogno di una coraggiosa accelerazione nella direzione indicata dall'assemblea del primo ottobre all'Ambra Jovinelli: si costituisca uno spazio politico pubblico, di classe, sulle base delle poche e semplici parole d'ordine anticapitalistiche già acquisite da dibattito.
Sarà coalizione, alleanza, polo – sui dispositivi e le denominazioni la discussione è già avviata. Ma serve subito l'emersione, la visibilità, la bandiera alzata, di una nuova soggettività che in questo paese manca: quella che non ha paura di rappresentare “l'irrapresentabile” di quella piazza.
Alle volte, dentro certi passaggi, è necessario forzare l'orizzonte e assumersi la responsabilità dell'anticipazione. In mezzo ai fumi dei lacrimogeni – sparati nel nostro vuoto - dobbiamo intravedere il profilo di un nuovo progetto di classe per il ventunesimo secolo.
Torniamo nei nostri territori, non a piangerci addosso o a pontificare: ma a dire alle lavoratrici, ai lavoratori, ai giovani e ai precari, che il primo ottobre è nato qualcosa di importante e che il loro protagonismo e la loro indignazione, non dovranno più aspettare, per esprimersi, le infide “giornate-evento”, perchè sta maturando, finalmente, la loro nuova rappresentanza politica.
Giovanni Iozzoli, delegato rsu Fiom.

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