Che lo scrivente non abbia mai avuto simpatia per Renzi, chi lo segue da quattro anni, sin dai tempi di Orgoglio Democratico – per la Questione Morale,
ben sa perché. Per chi se lo fosse perso, inizialmente fu per il suo
rifiuto di partecipare a Firenze alla commemorazione per il 25°
anniversario della scomparsa di Berlinguer in qualità di candidato
sindaco a Firenze. Poi Sindaco lo divenne e ne inforcò una dietro
l’altra, dal sostegno a Marchionne fino alle gitarelle ad Arcore.
Renzi ha esordito alla Leopolda bis
dicendo che lui da Premier per prima cosa rimetterebbe a posto i conti,
tagliando la spesa (esattamente come sta facendo Berlusconi); sarà che
sono fresco dalla serata antimafia più esaltante della stagione,
ma io pensavo, sciocco, che per risanare i conti bastasse andare a
prendere i soldi dalla corruzione e dall’evasione (200 miliardi
sottratti alla collettività ogni anno); ma si sa, Renzi non è di
Sinistra. E poi, visto che siamo in condizioni economico-finanziarie
pessime da 20 anni, è evidente che il problema principale non è quello,
ma a che fare con la credibilità e l’etica di una classe dirigente.
Poi ha detto che Bersani ha un’idea di
partito novecentesca; mi verrebbe da dire, vista la scenografia,
l’antipolitica imperante e gli slogan, che lui e i suoi hanno semmai
un’idea berlusconiana della politica, che mi pare sia ben peggio.
Ma c’è qualcosa di pericoloso nel
messaggio che veicola Renzi, che va aldilà della politica berlusconiana e
in qualche modo la supera: la politica dello status symbol. Nel
berlusconismo lo status symbol è stato per 15 anni Berlusconi
stesso, in Renzi invece vi è un conformismo di massa al consumismo più
becero e ignorante dei nostri tempi, che implica ovviamente tutti i
prodotti di casa Apple, senza i quali non si è abbastanza cool.
La Leopolda è iniziata da nemmeno un’ora e prima di avere uno scatto d’ira, sono riuscito a sentire le parole di un certo Davide Faraone, che nella sua requisitoria contro tutto e tutti, affermava solenne: “Dobbiamo imbarcare chi ha il macbookpro e chi è affamato come Jobs.”
Eccoli qua i nuovi fan di Bob Kennedy che si spingono laddove nemmeno
Veltroni si era mai osato spingere in quindici anni di kennedismo di
sinistra: se non hai 1600 euro da spendere in un pc che il giorno dopo è già vecchio, non puoi fare politica.
La politica che si può fare solo se hai il telefonino giusto, il
computer giusto, la macchina giusta, il lettore mp3 giusto, la cravatta
giusta e così via…
Pura apparenza, niente sostanza. O
meglio, quello che rimane è una dipendenza da un sistema che si dovrebbe
abbattere o quanto meno combattere, non cercando di influenzare più del
dovuto orde di giovani che ora hanno ritrovato come appuntamento
culturale il Big Brother e guardano con favore al Big Bang di Renzi solo perché dice le cose di Grillo senza parolacce.
Vedremo cosa ne verrà fuori. Una cosa è certa. Quando la settimana scorsa parlavo di “persone in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico“, citando Foa su Berlinguer, non mi riferivo a quelli come Renzi, nuovi fuori e vecchi dentro. Loro, semmai, sono “in violento contrasto”. Con cosa, ancora non lo si è ben capito.
P.S. Ma chi paga per tutto questo?
Banchetti, scenografie da cinema etc. Sarebbe bello vedere la lista dei
finanziatori di Renzi…
http://www.enricoberlinguer.it/
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