Dilaga la voglia e la spinta a fare del 15 Ottobre
una giornata di mobilitazione vera contro le manovre antisociali dei
governi e della Bce. Dalle contestazioni alla Banca d’Italia e dalle
università sale il grido “Yes we camp!”. Rimanere, occupare, rilanciare
fino a quando le cose non cambiano seriamente.
Si chiama “Yes, we camp” una iniziativa che sta crescendo enormemente
in queste ore in vista della giornata di mobilitazione del 15 Ottobre a
Roma."Il 15 ottobre #OccupyRome! A casa non si torna!" si legge sulla
pagina Facebook 'OccupyRome'. Gli organizzatori sottolineano come le
proteste di ieri alla Banca d’Italia siano solo l'inizio della
mobilitazione. L'invito è quello di portare con sé il 15 Ottobre "la
determinazione delle piazze arabe, la voglia di reagire del popolo
greco, la voglia di autorappresentarsi e decidere degli Indignados
spagnoli e le scarpe del maratoneta, perché la strada è lunga ma è ora
di partire!" E soprattutto si chiede di portare "una tenda, perché la
stagione del cambiamento globale è arrivata" conclude il comunicato
nella pagina di presentazione di 'Yes We Camp'.
Il 15 ottobre in Europa e in altri paesi, ricordano i promotori della
manifestazione del 15 Ottobre, "scenderanno in piazza milioni di
persone che non vogliono più pagare la tremenda crisi economica e
sociale al posto di coloro che l'hanno provocata, e cioè quei poteri
politici, industriali, economici e finanziari che hanno imposto
catastrofiche ricette liberiste in tutto il mondo occidentale di
qualsiasi 'colore' fossero i partiti al governo". Il popolo anti-Bce
convergerà su Roma con oltre 500 bus e con mezzi privati da ogni angolo
d'Italia. Trenitalia anche questa volta ha rifiutato ogni ragionevole
collaborazione.
Il corteo sarà aperto da due striscioni "People of Europe rise up", declinato in tutte le lingue ... tranne che in italiano. Quel “Popoli d’Europa Solleviamoci!” è sembrato ad una parte dei promotori troppo inquietante e annunciatore di rivolta, ragione per cui sarà declinato in italiano con un assai più rassicurante "Cambiamo l'Europa, cambiamo l'Italia", che obiettivamente va bene per tutto lo scenario politico italiano, all inclusive. Gli striscioni d’apertura saranno portati da rappresentanti dei vari conflitti in corso in Italia e con personalità politiche telecamerocentriche tenute lontano dalla testa del corteo. La manifestazione partirà alle 14 da piazza della Repubblica e passerà per via Cavour, via dei Fori Imperiali, Colosseo, via Labicana, viale Manzoni e V.E.Filiberto, per giungere a piazza san Giovanni. Un percorso che, come gli striscioni di apertura, è stato oggetto di un aspro dibattito per settimane tra gli organizzatori. La scelta di concludere il corteo a San Giovanni non sarà infatti quella di tutte le componenti del corteo. “Nessuna contrapposizione tra le due scelte” affermano alcuni degli organizzatori “La manifestazione ha deciso di tenere dentro questa giornata di mobilitazione e dentro il corteo sensibilità ed esigenze diverse”.
Il corteo sarà aperto da due striscioni "People of Europe rise up", declinato in tutte le lingue ... tranne che in italiano. Quel “Popoli d’Europa Solleviamoci!” è sembrato ad una parte dei promotori troppo inquietante e annunciatore di rivolta, ragione per cui sarà declinato in italiano con un assai più rassicurante "Cambiamo l'Europa, cambiamo l'Italia", che obiettivamente va bene per tutto lo scenario politico italiano, all inclusive. Gli striscioni d’apertura saranno portati da rappresentanti dei vari conflitti in corso in Italia e con personalità politiche telecamerocentriche tenute lontano dalla testa del corteo. La manifestazione partirà alle 14 da piazza della Repubblica e passerà per via Cavour, via dei Fori Imperiali, Colosseo, via Labicana, viale Manzoni e V.E.Filiberto, per giungere a piazza san Giovanni. Un percorso che, come gli striscioni di apertura, è stato oggetto di un aspro dibattito per settimane tra gli organizzatori. La scelta di concludere il corteo a San Giovanni non sarà infatti quella di tutte le componenti del corteo. “Nessuna contrapposizione tra le due scelte” affermano alcuni degli organizzatori “La manifestazione ha deciso di tenere dentro questa giornata di mobilitazione e dentro il corteo sensibilità ed esigenze diverse”.
L’idea di accamparsi per rimanere, per proseguire, per non andare a
casa alla fine della manifestazione ha via via acquistato crescenti
consensi. Ad esempio La Rete Nazionale delle Realtà Studentesche
Autorganizzate (Red-net) sottolinea: "Nonostante la nostra identità sia
quella di studenti, ci è parso immediatamente chiaro come il mondo
dell'istruzione sia legato a doppio filo con quello del lavoro. La
condizione studentesca, infatti, è solo transitoria e, dopo la laurea,
alla maggior parte di noi toccherà comunque un destino precario e di
sfruttamento". "Il 15 ottobre saremo in piazza a Roma per affermare il
nostro no a tutte le manovre create ad hoc per scaricare la crisi su chi
ogni giorno è sfruttato e depredato di una vita e di un futuro
dignitosi. Per dire no al capitalismo produttore di crisi", ma sarà
"necessario andare oltre un corteo rituale, oltre una semplice sfilata
che si concluda a San Giovanni. Vogliamo scendere in piazza per
rimanerci, accamparci e porre un problema al potere, fino a quando
questo governo non se ne sarà andato".
Sulla stessa lunghezza d'onda gli universitari di AteneinRivolta:
"Sono anni ormai che subiamo la retorica del debito: 'bisogna stringere
la cinghia', 'abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità' e
poi il più eloquente 'bisogna tagliarè. Noi studenti li conosciamo bene
questi tagli", ma "questo debito non l'abbiamo contratto noi e dunque il
loro debito non lo paghiamo. Sarà solo un inizio di mobilitazione, che
dovrà necessariamente andare oltre, innescare una dinamica di
mobilitazione permanente". Sulla localizzazione dell'accampamento della
protesta per ora massimo riserbo: "Scegliamo di non lanciare un luogo e
un orario per l'accampamento, perchè vogliamo che questa non sia una
proposta di parte nè un accampamento di qualcuno", dicono i sostenitori
della scelta e aggiungono: "Sentiamo la necessità di costruire spazi
pubblici larghi e di movimento che puntino a intrecciare i conflitti e
le vertenze, per farlo dobbiamo superare i tentativi troppe volte
praticati di semplici sommatorie di organizzazioni sociali o politiche".
Insomma, i sostenitori dello "Yes we camp", puntualizzano: "Il 15
ottobre scendiamo in piazza per restarci" e raccomandano: "Porta con te
...la determinazione delle piazze arabe; ...la voglia di reagire del
popolo greco; ...la voglia di autorappresentarsi e decidere degli
Indignados spagnoli; ... le scarpe del maratoneta, perchè la strada è
lunga, ma è ora di partire; ... la tenda, perchè la stagione del
cambiamento globale è arrivata. Noi vogliamo che al sogno si sostituisca
il possibile. A casa non si torna".
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