La consultazione punta a abolire le pensioni di ex eletti, ma anche ex assessori. Ma dopo l'ok della Corte d'appello la Regione non ha ancora avviato l'iter per l'indizione del voto. E la scadenza è fissata al 10 agosto
Il referendum per l’abolizione dei vitalizi degli ex consiglieri e degli ex assessori, della Regione Lazio, promosso dalla Federazione della Sinistra nel corso della scorsa legislatura e dal comitato No vitalizi Lazio,
è a rischio. Nonostante la Corte d’Appello di Roma abbia considerato
legittimi i quesiti referendari la giunta regionale ancora non ha
indetto la consultazione. Il tempo stringe, il 10 agosto
è l’ultimo giorno utile per indire il referendum. A rischiare di
perdere circa 4400 euro al mese (cifra più alta per chi ha fatto più di
una legislatura, ndr) non sono soltanto gli 85 amministratori regionali
della passata legislatura. Il referendum intende abrogare tutti i
vitalizi (l’erogazione parte dal compimento del 50esimo anno di età, ndr)
compresi quelli di cui attualmente beneficiano 221 ex consiglieri, per i
quali la Regione già spende la considerevole cifra di circa 17 milioni di euro all’anno.
“Abbiamo calcolato – dichiara Loredana Fraleone, segretario regionale di Rifondazione Comunista
– che con la vittoria dei si, applicando le indicazioni presenti nel
quesito referendario da noi promosso, solamente per i consiglieri della
precedente legislatura ci sarebbe un risparmio annuo di circa 5 milioni
di euro. Considerando un’età media di circa 84 anni il risparmio è
notevole, oltre 170 milioni in 34 anni. Fondi pubblici che potrebbero
essere reinvestiti in sanità, cultura e servizi sociali”.
Dopo numerosi solleciti al presidente Nicola Zingaretti ed al presidente del consiglio regionale
il comitato, circa un mese fa, ha incontrato il segretario di giunta
per fissare quanto prima la data della consultazione referendaria. Al
comitato è stato detto che prima di indire il referendum è necessario il
parere del comitato di garanzia statuaria, organo però mai insediatosi
dal 2004, cioè da quando è in vigore il nuovo statuto regionale.
“Innanzitutto – spiega il segretario regionale Prc – la legge prevede
che sia la Corte d’Appello l’organo principale per stabilire
l’ammissibilità o meno di un referendum. Poi c’è una questione di non
poco conto da sottolineare. Nello statuto regionale è previsto che tale
comitato di garanzia dovrebbe giudicare le leggi regionali approvate.
Delle due l’una. O tutte le leggi regionali approvate dal 2004 in poi
sono illegittime, visto che il comitato di garanzia ancora non c’è,
oppure questa è semplicemente una scusa per non indire un referendum
‘scomodo’ per la politica”.
Intanto pochi giorni fa la commissione
Bilancio ha dato parere favorevole all’articolo che conferma
l’abolizione del vitalizio, a partire dall’attuale legislatura. Non è
passato invece l’emendamento del consigliere Valentina Corrado
(M5s), volto ad abolire anche i vitalizi relativi alle legislature
precedenti la cui erogazione non è ancora iniziata, restituendo ai
potenziali aventi diritto i contributi versati. Neanche l’emendamento
per abolire il vitalizio agli assessori esterni della scorsa legislatura
è passato. Potrebbero essere i cittadini laziali a decidere su queste
ultime due questioni ed anche sul destino di tutti gli ex consiglieri
regionali che già percepiscono il vitalizio. Su questi si dovrebbero
esprimere i cittadini del Lazio.
Al di là degli aspetti economici
c’è una questione di fondo di non poco conto, il rispetto dei diritti di
partecipazione garantiti dalla Costituzione. “Abbiamo raccolto –
conclude la Fraleone – circa 54mila firme e a marzo la Corte d’Appello
ha dichiarato l’ammissibilità del referendum. Non
promuovere il referendum sarebbe un fatto grave, perché riteniamo che il
vero banco di prova per dimostrare che sussiste un minimo di volontà di
toccare i privilegi, consiste proprio nell’indizione della
consultazione referendaria da noi promossa, che consentirebbe di porre
le basi per ristabilire l’equità sociale, come
richiesto a gran voce da tutti coloro che hanno sottoscritto i nostri
quesiti referendari. Zingaretti deve rispettare il diritto dei cittadini
ad esprimersi attraverso tale strumento, diritto sancito dalla Carta
Costituzionale”.
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