venerdì 8 agosto 2014

Il Patto del Nazareno. Un modello di scambio di Mauro Volpi, Umbrialeft.it


Dun­que, siamo ormai al quarto incon­tro “costi­tuente” tra Renzi e Ber­lu­sconi. Il primo, che ha dato vita al patto del Naza­reno, si è svolto il 18 gen­naio di quest’anno nella sede del Pd.
Si è trat­tato di un accordo tra due sog­getti, lea­der del primo e del terzo par­tito, che non erano par­la­men­tari né ave­vano all’epoca inca­ri­chi di governo e quindi di natura extrai­sti­tu­zio­nale. Che FI non abbia dato nes­sun man­dato al pro­prio pre­si­dente è nor­male, visto che in quel par­tito, per dirla con Bru­netta (inter­vi­sta a Repub­blica del 30 giu­gno 2014), “la nostra demo­cra­zia si rias­sume in Sil­vio Ber­lu­sconi”. Che il Pd l’abbia fatto, lasciando carta bianca al suo segre­ta­rio, è invece del tutto ano­malo per un par­tito “demo­cra­tico”. Suc­ces­si­va­mente Renzi ha fatto rati­fi­care l’accordo dalla dire­zione del par­tito, pre­pa­rando il ter­reno alla sosti­tu­zione del pre­si­dente del Con­si­glio in carica al quale aveva più volte giu­rato e sper­giu­rato fiducia.
Nes­suna alchi­mia poli­tica poteva giu­sti­fi­care la sti­pula di un accordo costi­tu­zio­nale da parte di Renzi con due poli­tici, Ber­lu­sconi e Ver­dini, l’uno con­dan­nato in via defi­nita a quat­tro anni di reclu­sione e due anni di inter­di­zione dai pub­blici uffici e suc­ces­si­va­mente dichia­rato deca­duto dalla carica di sena­tore, l’altro recen­te­mente rin­viato a giu­di­zio per vari reati, tra i quali asso­cia­zione a delin­quere, ban­ca­rotta frau­do­lenta, truffa ai danni dello Stato. La giu­sti­fi­ca­zione è stata tro­vata nei milioni di voti otte­nuti da Ber­lu­sconi.
Ma, a parte il fatto che i voti del Pdl nel 2013 si sono quasi dimez­zati rispetto a quelli del 2008 e che la forza par­la­men­tare di FI, dopo la scis­sione del Ncd, non è più deci­siva, il pro­blema è che l’accordo ha avuto natura pri­vi­le­giata, e anzi esclu­siva, tagliando fuori tutti gli altri par­titi di oppo­si­zione e anche di governo. Altro che ricerca delle media­zioni più ampie e aper­tura alla discus­sione, come le riforme in mate­ria costi­tu­zio­nale richie­de­reb­bero! Suc­ces­si­va­mente il governo Renzi ha tra­dotto in dise­gni di legge i pre­sunti con­te­nuti del patto e in par­ti­co­lare, per quello rela­tivo al nuovo sistema elet­to­rale, ha impo­sto alla Camera in modo dra­co­niano il rispetto del testo pre­sen­tato, facendo respin­gere anche gli emen­da­menti rela­tivi alla parità di genere.
Oggi di nuovo, per pro­porre modi­fi­che par­la­men­tari alla legge elet­to­rale, Renzi chiede il pre­ven­tivo assenso di Ber­lu­sconi. Di più: auto­re­voli quo­ti­diani rive­lano che vi sarebbe già un Pro­to­collo, sot­to­scritto dall’immancabile Ver­dini e da Lotti, sot­to­se­gre­ta­rio a Palazzo Chigi, che già sta­bi­li­rebbe il con­te­nuto delle modi­fi­che. Se così fosse, la tanto sban­die­rata aper­tura della discus­sione a tutti signi­fi­che­rebbe che gli altri par­titi o accet­tano le pro­po­ste di R&B o sono tagliati fuori.
Ma il metodo pro­po­sto oltre ad essere ano­malo e tutt’altro che demo­cra­tico, rap­pre­senta un auten­tico modello di scam­bio tra le con­ve­nienze dei due lea­der: da un lato il mag­gio­ri­ta­rio di coa­li­zione al secondo turno, caro a Renzi per garan­tire che “la sera stessa del voto si cono­sca il Governo per cin­que anni”, obiet­tivo che non viene garan­tito in nes­suna demo­cra­zia di natura par­la­men­tare, dall’altro pre­mio di mag­gio­ranza pos­si­bile già al primo turno, soglie di sbar­ra­mento spro­po­si­tate per chi non si coa­lizza e liste bloc­cate, volute da Ber­lu­sconi per rico­struire coat­ti­va­mente una coa­li­zione di centro-destra sotto la sua guida e garan­tirsi l’elezione di un gruppo di fede­lis­simi da lui scelti. E a ciò si aggiunge poi lo scam­bio tra Ita­li­cum, assai caro al lea­der for­zi­sta, e dispo­ni­bi­lità di FI a votare la legge di revi­sione costituzionale.
Ce ne sarebbe abba­stanza per con­si­de­rare il patto (e i suoi deri­vati) inde­cente per chi abbia un minimo senso di etica della poli­tica. Ma non è finita qui. Nes­suno, al di fuori dei par­te­ci­panti all’incontro, cono­sce il reale con­te­nuto del patto del Naza­reno. E nep­pure è certo che vi sia un testo scritto. In Repub­blica del 4 ago­sto si può leg­gere in seconda pagina nell’intervista a Renzi che esi­ste un patto scritto i cui con­te­nuti cor­ri­spon­dono a quelli indi­cati negli atti par­la­men­tari, ma nella pagina imme­dia­ta­mente suc­ces­siva viene ripor­tata tra vir­go­lette una dichia­ra­zione di Ber­lu­sconi del seguente tenore: “ Non siamo così sprov­ve­duti da averlo messo per iscritto, tra per­sone serie basta la parola data”.
Allora chi dei due mente? Certo, Ber­lu­sconi non è nuovo a dire bugie, ma l’ipotesi più pro­ba­bile è che un patto scritto e sot­to­scritto non vi sia, men­tre è pos­si­bile che qual­che ama­nuense abbia preso appunti, e che l’accordo rela­tivo alla riforma costi­tu­zio­nale sia molto gene­rico e lacu­noso. Ciò spiega come mai il testo del patto non è stato dif­fuso come dovrebbe essere natu­rale in demo­cra­zia visto il rilievo politico-costituzionale che gli è stato dato: sem­pli­ce­mente per­ché quel testo non esi­ste. Ma tutto ciò è signi­fi­ca­tivo di un metodo poli­ti­cante e opaco, che sta­bi­li­sce accordi in forma orale in modo da dare la pos­si­bi­lità a uno dei con­traenti di tirarsi fuori quando vuole e che lascia fuori dalla porta i cit­ta­dini.
Del resto quel metodo è per­fet­ta­mente coe­rente con l’idea che il popolo si deve limi­tare ad attri­buire il potere ad una coalizione/partito e al suo lea­der, ma per il resto meno par­te­cipa meglio è. E così non deve più eleg­gere gli organi degli enti inter­medi tra Regioni e Comuni, non deve eleg­gere il Senato, non deve avere libertà di scelta dei depu­tati. E nella stessa dire­zione va la pre­vi­sione dell’innalzamento del numero delle firme per la richie­sta di refe­ren­dum e la pre­sen­ta­zione di un dise­gno di legge di ini­zia­tiva popo­lare, inse­rita nel testo in discus­sione al Senato. Quanto al refe­ren­dum “pro­messo” da Renzi e Boschi sulla “riforma” costi­tu­zio­nale, non è certo una gen­tile “con­ces­sione di Sua Mae­stà”. È l’art. 138 della Costi­tu­zione che lo per­mette quando la seconda deli­bera di una delle Camere sia infe­riore ai due terzi dei com­po­nenti. E i nostri gover­nanti sanno benis­simo che dif­fi­cil­mente quella mag­gio­ranza verrà rag­giunta al Senato.
Non resta che pren­dere atto che il patto del Naza­reno non è un fatto poli­tico iso­lato, ma è espres­sione di una con­ce­zione e di un metodo di governo che ha carat­te­riz­zato l’ultimo ven­ten­nio ed è stato fatto pro­prio dall’attuale pre­si­dente del Consiglio.

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